Pubblicato per la prima volta nel 1970, e presentato qui in una nuova traduzione, questo libro è un grandioso esercizio di avvicinamento al Silenzio teologico, una pietra miliare irrinunciabile per una riflessione profonda sulle condizioni e sul destino del popolo ebraico e, di riflesso, di tutta la cultura occidentale. La Bibbia, nelle pagine di Neher, funge da filigrana per descrivere un incessante corpo a corpo con le pratiche umane più elementari: parlare, tacere, amare, odiare, soffrire. Sotto il segno di Giobbe, archetipo del giusto che patisce un'incomprensibile "congiura" ai suoi danni, ma anche sotto il segno di Saul, vero "Edipo ebreo", e di Ezechiele, di Giona, di Abramo, di Elia, e di tanti altri piccoli o grandi protagonisti, Neher interroga le prove più dure e più feconde che hanno segnato l'esperienza biblica. La parola esiliata permette a Neher, sopravvissuto alle persecuzioni naziste, di affrontare con coraggio impareggiabile la domanda delle domande, quella su Auschwitz: questa volta sotto il segno di Elie Wiesel, compagno di viaggio nel paesaggio allucinato e silenzioso dello sterminio, là dove, come non ha mancato di rimarcare anche papa Benedetto XVI, occorre sempre chiedersi: perché Dio ha taciuto? Neher non fornisce risposte accomodanti, ma consente di collocare il Silenzio nel cuore stesso della Rivelazione, come scrive Massimo Cacciari nella postfazione.
André Neher, ebraista, esegeta e filosofo, tra i principali pensatori ebrei del dopoguerra, propone una nuova lettura di "Qohelet" mettendone in evidenza la tragica ambiguità, la grande saggezza e l'impeto della sua forza vitale.
Attraverso il filo della teshuvah, del "ritorno", del cammino, Neher unisce le esperienze talune note tal altre insospettate, di diversi personaggi, ma si tratta di esperienze tutte attraversate dal "soffio" divino. Man mano, proprio a partire dagli accenni relativi al vissuto di H. Heine, di B. Fondane, di K. Wolfskehl, di F. Rosenzweig e di A. Schönberg, si delineano le molteplici componenti dell'ebraismo che illumina le esistenze di tutti i personaggi citati. Questo libro di Neher non è un trattato di teshuvah, semplicemente mostra come essa, molto spesso, si presenti in modo repentino, folgorante nella vita dell'uomo ebreo.
Il profetismo ebraico viene viene situato "nel crocevia di un duplice incontro: quello della tradizione e quello della vita; quello dell'essenza e dell'esistenza; quello della città degli uomini e della città di Dio". Il testo è suddiviso in tre parti: I profetismi non biblici, I contesti ebraici della profezia, La profezia vissuta. Riproduzione a richiesta dell'edizione: Marietti, 1984 (Radici 4) ISBN 88-211-8333-5