"... le verità sono illusioni di cui si è dimenticata la natura illusoria, sono metafore che si sono logorate e hanno perduto ogni forza sensibile, sono monete la cui immagine si è consumata e che vengono prese in considerazione soltanto come metallo, non più come monete." (Friedrich Nietzsche) Con un saggio di Benedetta Zavatta.
Le lezioni sul culto greco raccolte in questo volume, che Nietzsche tenne tra il 1875 e il 1878, furono le ultime della sua carriera di docente di filologia classica a Basilea, e testimoniano il nuovo orientamento che volle imprimere al suo studio dell'antichità greca, lontano dalle tonalità della "Nascita della Tragedia". Mettendo a punto un inedito metodo di ricerca storica e prendendo a bersaglio l'immagine "chimerica" del mondo greco e il donchisciottismo dei filologi - che invita ad andare a scuola dagli etnologi e dagli antropologi -, Nietzsche passa in rassegna le contaminazioni straniere di cui è impregnata la religione greca. Né teme di stilare l'elenco degli "errori" nel "modo di pensare e di dedurre" che sono alla base del servizio divino greco, delineando così una sorta di anatomia del "pensiero impuro" all'origine di ogni forma di culto. E tuttavia non rinuncia a definire l'essenza dello spirito greco: di quel Greco capace di "imparare festosamente come un dilettante" di genio, perché sa appropriarsi e superare ciò che è estraneo - e non si limita, come i romani, a "pavoneggiarsi con ciò che ha preso a prestito".
"L'idea dei tre, di vivere in comune per mandare avanti un progetto di studi filosofici, diventa a un certo punto un grandioso pettegolezzo collettivo. Madri e sorelle, amici e conoscenti si rilanciano attraverso un'Europa ancora sonnacchiosa e vittoriana la grande questione: Nietzsche è forse impazzito? Tra equivoci da vaudeville, viaggi a Bayreuth per sentire il Parsifal, incontri e incomprensioni tra Roma, Lucerna e Lipsia, la storia si ingarbuglia. Sia Nietzsche che Rée si innamorano della "giovane russa"... Tre anni dopo, a Torino, Nietzsche si butterà al collo di un cavallo picchiato dal padrone chiamandolo fratello. Prima che impazzisse Lou von Salomé aveva detto del suo pensiero: "Sembra quasi che, dalla segreta oscurità del manicomio, il suo spirito si affacci ancora con un'opera - sia pure una gigantesca smorfia". Ed è giusto dentro quella gigantesca smorfia che questo romanzo epistolare ci sprofonda: tra immoralisti sublimi e un po' ridicoli, mamme gelose e filosofi egoisti, proposte di concubinaggio e romanzi metafisici, ben dentro un pensiero segreto e inesauribile, in una ferita che può ancora non far dormire la notte: "l'amore è sempre al di là del bene e del male"."
I "frammenti postumi" di Friedrich Nietzsche raccolti in questo quinto volume testimoniano, nella dinamica molteplicità dei temi, un tumultuoso - e decisivo - periodo di transizione che si concluderà, simbolicamente, con il commiato definitivo da Richard Wagner. Nietzsche filologo "inattuale", critico e riformatore nel segno della Grecità e di Wagner, pone con risolutezza in discussione se stesso e le sue precedenti convinzioni, incamminandosi per una lunga e faticosa "via della liberazione" che, secondo un progetto destinato a non realizzarsi, avrebbe dovuto raggiungere al termine di un percorso di dodici "Considerazioni inattuali". E a due di queste, "Noi filologi e Richard Wagner a Bayreuth", sono legate gran parte delle riflessioni che si trovano in queste pagine. Da un lato, utilizzando i risultati delle nascenti scienze antropologiche ed etnologiche e cogliendo nell'antichità, accanto ai germi di una nuova mentalità libera e scientifica, la permanenza di un "pensiero impuro", Nietzsche si dimostra più che mai contrario alla concezione di uno "sviluppo naturale" della storia e della cultura presente nei filosofi hegeliani e nei positivisti. Dall'altro, individuando adesso una contrapposizione tra la categoria ampia di 'educazione' e i pericoli presenti nell'arte, si allontana sempre di più dal culto del 'genio' e dalla metafisica schopenhaueriana.
Se tutta la vita di Nietzsche ha un aspetto voraginoso, questo vale in misura suprema per l'ultimo periodo della sua attività di scrittore. In una effervescenza creativa senza precedenti, ogni testo annuncia un passaggio irreversibile, come se ciò che egli è stato fino a quel momento si preparasse a manifestarsi in una forma nuova. E parte essenziale di questi testi, che devono essere considerati come un corpo unico, sono le ultime lettere, scritte a Torino in un crescendo di euforia prima di perdersi per sempre nel silenzio. Ogni pagina è retta dallo stesso gesto: l'irrompere di una selvaggia teatralità, il presentarsi sulla scena raccogliendo nella forma più intensa tutto il proprio essere. Fino al culmine dei numinosi "biglietti della follia", inviati ad amici e potenti della terra e firmati "Dioniso" o "il Crocifisso", dove sembra riecheggiare l'intera opera di Nietzsche - e palesarsi una pratica a cui tutto il suo precedente pensiero doveva fatalmente condurre.
Sedici punti annotati su un taccuino engadinese: il profilo di un fenomeno su cui il mondo continua a interrogarsi.
Con questo quarto volume Adelphi prosegue la pubblicazione della nuova edizione dei "Frammenti postumi" di Nietzsche, in una versione interamente riveduta, con apparati aggiornati e con l'inserimento di alcuni preziosi inediti. I primi due volumi sono apparsi nel 2004.
I frammenti postumi del periodo compreso in questo volume mostrano come l'ostilità che gli ambienti accademici e la filologia ufficiale riservarono alla Nascita della tragedia, lungi dal confinare Nietzsche nel cerchio magico del mondo wagneriano, lo spingessero invece ad audaci riflessioni filosofiche da cui nacquero scritti rimasti inediti ma di importanza decisiva nello sviluppo del suo pensiero, quali "La filosofia nell'epoca tragica dei Greci" e "Su verità e menzogna in senso extramorale". Ma i frammenti mostrano anche il rinnovato interesse di Nietzsche per l'attualità scientifico-filosofica, che si rivela fra l'altro in originali elaborazioni filosofiche come la "teoria degli atomi temporali", nella quale è racchiusa una "teoria della percezione".
"La volontà di potenza", l'opera a cui Nietzsche avrebbe consegnato la forma ultima del suo pensiero, è in realtà il risultato di un'estrazione dal lascito del filosofo di alcuni scritti arbitrariamente accorpati in un volume. Essi hanno ritrovato la loro originale collocazione grazie al lavoro filologico svolto da Giorgio Colli e Mazzino Montinari che giunsero alla pubblicazione integrale e in sequenza cronologica di quelli che oggi si presentano come "Frammenti postumi". Questa nuova edizione, prevista in venti volumi, mette a disposizione i testi stabiliti da Colli e Montinari, che vengono presentati nella loro autonomia, interamente riveduti e aggiornati ai recenti risultati della ricerca e con alcuni inediti venuti successivamente alla luce.
"La volontà di potenza", l'opera a cui Nietzsche avrebbe consegnato la forma ultima del suo pensiero, è in realtà il risultato di un'estrazione dal lascito del filosofo di alcuni scritti arbitrariamente accorpati in un volume. Essi hanno ritrovato la loro originale collocazione grazie al lavoro filologico svolto da Giorgio Colli e Mazzino Montinari che giunsero alla pubblicazione integrale e in sequenza cronologica di quelli che oggi si presentano come "Frammenti postumi". Questa nuova edizione, prevista in venti volumi, mette a disposizione i testi stabiliti da Colli e Montinari, che vengono presentati nella loro autonomia, interamente riveduti e aggiornati ai recenti risultati della ricerca e con alcuni inediti venuti successivamente alla luce.
Le lettere comprese in questo volume dell'"Epistolario" di Nietzsche illuminano un periodo della sua vita tanto fecondo quanto drammatico. Dopo le dimissioni dall'Università di Basilea per motivi di salute, il filosofo inizia la sua inquieta esistenza di "fugitivus errans" verso il Sud, nella ricerca ossessiva della "luminosità di un cielo sereno", la sola condizione climatica in cui egli sembra poter vivere e lavorare. Ma tra il 1880 e il 1881 domina un'atroce sofferenza fisica: Nietzsche si sente "come un animale alla tortura", sottoposto a una tensione quasi insostenibile.