Data di pubblicazione: Gennaio 2004
Codice: 9788888609201
DISPONIBILE IN 6/7 GIORNI
€ 15,00
La storia di suor Giovannina è intrecciata e inseparabile da quella del Myanmar (ex Birmania) dei rovesciamenti politici e delle alterne alleanze, delle invasioni, delle dittature, delle lotte interne... Ella li ha vissuti nella sua carne. Ha lavorato per la diffusione del Vangelo, ha sperato e si è adoperata pienamente per la promozione umana, per estirpare superstizione, ignoranza, malattie; ha resistito ai Cinesi, ha lottato con i Giapponesi, ha trattato con gli Americani, ha affrontato i capi Birmani, ha combattuto i mille volti del Maligno per difendere l’integrità della sua dignità di cristiana e della sua vocazione di suora di carità e, ancor più, la vita dei suoi poveri: i bambini, i lebbrosi, gli abbandonati, gli ammalati...
Una vita audace più del pensabile, più del possibile, umanamente incredibile. Ma ciò che era impossibile alle sue forze umane, le è stato possibile a causa della sua fede in Dio, dal cui amore nulla potè mai separarla.
Dal libro: “Siamo in attesa dei Giapponesi. Alle prime cannonate ne seguirono altre con maggior frequenza. Ed ecco un aeroplano volare a bassa quota sopra Loikaw. Compiva giri attorno ai monti, facendo segnali forse per additare ai Giapponesi le località più opportune. Ad ogni evoluzione si abbassava talmente sopra di noi che sembrava toccare il tetto del convento, indicando con ciò alle truppe giapponesi una mèta da raggiungere. Corremmo a rifugiarci nelle apposite trincee da noi stesse scavate in fondo all’orto. I Cinesi, non prevedendo un accerchiamento così rapido e approfittando della nostra assenza, entrarono in cucina lasciata da noi aperta per la fretta di fuggire e asportarono tutti i miseri recipienti che avevamo assieme al nostro desinare (riso e carry) che stava cuocendo sopra il focolare. Ruppero i vetri di due finestre della cappella, ma vedendo poi le imposte chiuse e restringendosi per loro il tempo a disposizione, non entrarono, preferendo recarsi alla casa delle orfane. Sfondarono la porta, entrarono e portarono via tutto ciò che poteva servire loro. Rubarono anche, chiuse in involti e cesti, le misere cose lasciate in deposito dagli abitanti prima di abbandonare il paese. Non ebbero il tempo di compiere danni maggiori poiché i Giapponesi erano già alle loro calcagna: arrivavano centinaia di autocarri e di altri automezzi carichi di soldati.
La storia di suor Giovannina è intrecciata e inseparabile da quella del Myanmar (ex Birmania) dei rovesciamenti politici e delle alterne alleanze, delle invasioni, delle dittature, delle lotte interne... Ella li ha vissuti nella sua carne. Ha lavorato per la diffusione del Vangelo, ha sperato e si è adoperata pienamente per la promozione umana, per estirpare superstizione, ignoranza, malattie; ha resistito ai Cinesi, ha lottato con i Giapponesi, ha trattato con gli Americani, ha affrontato i capi Birmani, ha combattuto i mille volti del Maligno per difendere l’integrità della sua dignità di cristiana e della sua vocazione di suora di carità e, ancor più, la vita dei suoi poveri: i bambini, i lebbrosi, gli abbandonati, gli ammalati...
Una vita audace più del pensabile, più del possibile, umanamente incredibile. Ma ciò che era impossibile alle sue forze umane, le è stato possibile a causa della sua fede in Dio, dal cui amore nulla potè mai separarla.
Dal libro: “Siamo in attesa dei Giapponesi. Alle prime cannonate ne seguirono altre con maggior frequenza. Ed ecco un aeroplano volare a bassa quota sopra Loikaw. Compiva giri attorno ai monti, facendo segnali forse per additare ai Giapponesi le località più opportune. Ad ogni evoluzione si abbassava talmente sopra di noi che sembrava toccare il tetto del convento, indicando con ciò alle truppe giapponesi una mèta da raggiungere. Corremmo a rifugiarci nelle apposite trincee da noi stesse scavate in fondo all’orto. I Cinesi, non prevedendo un accerchiamento così rapido e approfittando della nostra assenza, entrarono in cucina lasciata da noi aperta per la fretta di fuggire e asportarono tutti i miseri recipienti che avevamo assieme al nostro desinare (riso e carry) che stava cuocendo sopra il focolare. Ruppero i vetri di due finestre della cappella, ma vedendo poi le imposte chiuse e restringendosi per loro il tempo a disposizione, non entrarono, preferendo recarsi alla casa delle orfane. Sfondarono la porta, entrarono e portarono via tutto ciò che poteva servire loro. Rubarono anche, chiuse in involti e cesti, le misere cose lasciate in deposito dagli abitanti prima di abbandonare il paese. Non ebbero il tempo di compiere danni maggiori poiché i Giapponesi erano già alle loro calcagna: arrivavano centinaia di autocarri e di altri automezzi carichi di soldati.