Il 10 giugno del 1940 scocca l'ora "segnata dal destino": dal balcone di palazzo Venezia Benito Mussolini annuncia al paese l'entrata in guerra. La folla che si accalca, festosa e urlante, è l'immagine di un popolo orgoglioso e pronto a tutto pur di guadagnare prestigio e rilevanza internazionale, lasciandosi alle spalle un destino minoritario. Nei cinque anni successivi, però, l'entusiasmo cede pian piano il passo all'angoscia dell'attesa, ai primi disagi, alla fame montante, al senso di precarietà, alla paura per il futuro e poi, con i bombardamenti e l'approssimarsi del fronte, al vivo terrore del presente. Eppure, dopo quel 10 giugno l'attenzione degli storici di solito si sposta, per inseguire la guerra sui vari fronti o nei gabinetti di dittatori, politici e generali, disinteressandosi di quella gente comune che aveva acclamato la guerra. Arrigo Petacco decide invece di fermarsi sulla soglia del cosiddetto "fronte interno", di cui racconta nei dettagli la vita quotidiana, fatta di piccole e grandi tragedie, di speranza e sconforto, al ritmo delle notizie che arrivano da lontano, filtrate dalla propaganda. Non solo: ricostruendo quel periodo mese per mese e persino giorno per giorno, Petacco ci ricorda che la vita, comunque, continuava. Nonostante la guerra, si andava ancora al cinema e a teatro (quelli rimasti aperti, almeno), si canticchiavano le nuove canzoni passate alla radio, si leggevano i giornali, si mandavano i figli a scuola, si lavorava... Con e-book scaricabile fino al 30-06-2016.
Com'è stato possibile che tanti criminali nazisti siano fuggiti dall'Europa dopo la seconda guerra mondiale? La loro scomparsa ha alimentato le ipotesi più fantasiose, a partire dall'idea che lo stesso Hitler fosse scappato con un sommergibile rifugiandosi in Patagonia. Arrigo Petacco ricostruisce le reali vicende di questi terribili aguzzini attraverso un racconto ricco di sorprendenti e poco noti retroscena. La loro fuga, pianificata fin dalle ultime fasi del conflitto, fu favorita dalla guerra fredda che indusse le potenze occidentali a chiudere in fretta i conti con il passato. In un groviglio di inconfessabili interessi che coinvolgeva la Cia e il Vaticano, ebbero un ruolo centrale alti prelati come il "vescovo nero", l'austriaco Alois Hudal, già uomo di fiducia del Führer. Grazie a queste protezioni e a un'efficiente organizzazione clandestina denominata "Odessa", numerosi scherani del Reich, mimetizzati in un improbabile saio francescano, imboccarono un tortuoso percorso attraverso l'Italia, detto "Ratline", "via dei topi", o "via dei monasteri" perché ricevevano asilo nei conventi, per raggiungere Genova. Da lì, provvisti dalla Caritas di passaporti rilasciati dalla Croce Rossa, potevano agevolmente imbarcarsi verso destinazioni lontane. Molti trovarono ospitalità in Sudamerica, in particolare nella compiacente Argentina di Perón, ma anche i Paesi arabi, come la Siria, nel segno del comune odio antiebraico aprirono le porte ai macellai del nazismo.
Quante furono davvero le armi segrete a cui Hitler affidò fino all'ultimo le proprie speranze di vittoria? Quali obiettivi ispirarono il temerario volo sulla Gran Bretagna del gerarca nazista Rudolf Hess? Che cosa conteneva realmente la famosa borsa che Mussolini portava con sé al momento della sua cattura a Dongo? Sono alcuni dei misteri che continuano a suscitare l'interesse di tanti appassionati di storia. Su questi e su molti altri episodi della seconda guerra mondiale e del ventennio che l'ha preceduta indaga Arrigo Petacco, assolutamente convinto che molti di quegli eventi siano stati raccontati enfatizzando le ragioni dei vincitori e tacendo quelle dei vinti. Ogni volta che è scoppiata una guerra, afferma nell'Introduzione, "la prima vittima è sempre stata la verità (le bugie sono necessarie per demonizzare il nemico), ma poi, quando la guerra è finita, le bugie dei vincitori sono diventate delle "verità", mentre quelle dei vinti sono sopravvissute sottotraccia". Una prospettiva che sarebbe arrivata alle estreme conseguenze con il trattamento riservato al Giappone sconfitto, costretto a lungo a rimuovere la propria storia dai manuali scolastici. Questo libro si propone appunto di recuperare il punto di vista dei vinti, di mostrare "il rovescio della medaglia".
Petacco ricostruisce la storia dell'"emigrazione politica" dei comunisti italiani riparati in Unione Sovietica dopo l'avvento del fascismo: attraverso grandi e piccole vicende umane, tratteggia l'atmosfera irrespirabile del Club degli emigrati di Mosca, una sorta di dopolavoro dove le riunioni si erano trasformate in processi inquisitori. Rivela come le schede compilate e inviate dal PCI, in cui venivano elencati gli "errori" politici commessi e poi corretti, si fossero rivelate delle denunce che ponevano gli sventurati alla mercé degli inquisitori di Stalin. Descrive il clima ambiguo e inquietante del Lux, l'albergo dove alloggiavano i compagni "dirigenti" e dove l'acqua scorreva nei lavandini anche la notte per confondere le "cimici" nel caso qualcuno parlasse nel sonno. E, non ultimo, la misera sorte di tanti bambini i "figli del partito" -rimasti senza genitori e spediti negli istituti organizzati dal Comintern per forgiare gli "uomini nuovi". La vita di tanti italiani si concluse drammaticamente con la fucilazione o la deportazione nel gulag. Gli emigrati che chiesero l'"onore" della cittadinanza sovietica furono i più sfortunati, perché persero ogni diritto, mentre a coloro che rimasero italiani andò un po' meglio: qualcuno tornò a casa, sia pure a prezzo del silenzio.