L'Apocalisse di Giovanni è incontestabilmente il libro del Nuovo Testamento che ha ispirato di più l'immaginario cristiano del nostro occidente. La misteriosa interpretazione dei suoi simboli incuriosisce e la ricchezza delle sue immagini impressiona. Come l'angelo inviato a Giovanni per guidarlo nelle sue visioni, questo lessico, con le sue sessanta voci, apre al lettore infiniti itinerari all'interno dell'inesauribile opera del veggente di Patmos e del resto delle Scritture: un invito a guardare la storia alla luce dell'ultima rivelazione della Bibbia, lasciandosi portare dai suoi simboli e dalla loro potenza evocatrice.
La nostra umanità, la nostra carne, non è mai un ostacolo alla vita spirituale, anzi è al suo servizio. L'umano, che sembra limitarci, non è in opposizione alla nostra ricerca di Dio: è la nostra unica via di santità. Abbracciare e accogliere noi stessi - in questa nostra carne - è la cosa più difficile e più impegnativa. Ma se Dio stesso si è incarnato in un corpo umano, anche noi siamo chiamati a questa incarnazione nel nostro proprio corpo. La carne, che è il nostro essere in pienezza, è il luogo benedetto della nostra vita, già fin d'ora. È chiamata all'eternità e destinata alla gloria.
Libro da portare con sé e bussola di chi la porta, la Bibbia ha qualcosa di "portabile". Se il suo polo di attrazione è il luogo santo, Gerusalemme, la Bibbia fa anche del camminare lo "spazio" - anch'esso santo - dell'esperienza di Dio. Lo testimoniano le figure di Abramo, di Mosè e di Elia e, per ultima, quella di Gesù, l'"uomo che cammina" e mette in cammino. Tuttavia, tra le strade della Bibbia e quelle dei suoi lettori, le prime da percorrere sono le parole della Scrittura: il primo pellegrinaggio è la lettura.
Sotto la forma di una raccolta di lettere a un giovane educatore, quest'opera costituisce un vero e proprio libro d'iniziazione all'arte di vivere e all'arte di educare.
La liturgia, vissuta in maniera autentica,
regola in modo meraviglioso la vita spirituale
Il cristiano partecipa alla liturgia con corpo e anima, non come puro spirito né come individuo isolato, egli esprime quindi la sua fede con parole e gesti. La liturgia ci offre oggi parole e gesti che vengono da una tradizione antica ma che si riferiscono e si alimentano costantemente alla fede viva e comune della chiesa. In una rilettura storica che illustra la natura del culto cristiano, e con riferimenti alla Scrittura e a numerosi autori cristiani – dai padri della chiesa ai teologi della scolastica fino agli autori moderni e contemporanei – questo testo ci presenta un’analisi della liturgia come linguaggio concreto del vissuto della chiesa che si esprime attraverso l’arte, la musica, le immagini, opera di Dio e opera del popolo che in essa esprime la sua fede.
Pierre Miquel (1920-2003), monaco e poi abate – dal 1966 al 1990 – dell’abbazia benedettina di Saint-Martin di Ligugé, ha animato il rinnovamento conciliare del monachesimo in una fedeltà alla tradizione aperta alle attese del mondo contemporaneo. Ha pubblicato numerosi articoli e libri di spiritualità monastica, di liturgia e sul tema del simbolismo.
L’eucaristia è allo stesso tempo un mistero e un’esperienza. Complessi, sia l’uno che l’altra. Accostabili solo a partire dalla celebrazione stessa, enumerandone e articolandone, se possibile, le varie componenti per coglierne l'unità profonda. Occorre partire da ciò che si celebra: la partecipazione all’eucaristia ci fa prendere coscienza della nostra identità cristiana, ci ricorda la misura della nostra fede, ci assicura un’esperienza della preghiera e della comunità, ci porta ad accettare di vivere l’unità nella diversità.
Jean-Pierre Jossua (1930), teologo domenicano formatosi alla scuola di Yves Congar, ha insegnato presso il centro di studi Le Saulchoir e ha diretto la rivista Concilium. Grande conoscitore dei padri della chiesa e della cultura contemporanea, ha sviluppato un originale e acuto modello di riflessione in cui si intrecciano il sapere teologico e quello letterario.