Al centro di questo libro c'è il rapporto della vita umana con l'esperienza traumatica della perdita. Cosa accade dentro di noi quando perdiamo chi abbiamo profondamente amato? Quale vuoto si spalanca? Quale lavoro ci attende per ritornare a vivere? E cosa avviene quando questo lavoro risulta impossibile e ci sentiamo persi insieme a chi abbiamo perduto? Il lavoro del lutto e la nostalgia sono due esempi di come possiamo restare vicini a ciò che abbiamo perduto senza però farci inghiottire dal dolore. Mentre il nostro tempo esalta il futuro, il progetto, l'intraprendenza, il lutto e la nostalgia ci ricordano che lo sguardo rivolto all'indietro non è sempre segno di impotenza, ma può anche alimentare le risorse che servono per essere davvero capaci di non smettere mai di nascere. Può la luce arrivare dal passato? Può esserci luce nella polvere?
In questo libro Massimo Recalcati si rivela commentatore lucido e originale della nostra vita collettiva degli ultimi vent'anni: le trasformazioni della famiglia, il disagio della giovinezza, il declino irreversibile dell'autorità paterna, il ricorso diffuso alla violenza, lo scientismo come nuova forma di religione, il culto ipermoderno del corpo in salute e del benessere, la medicalizzazione della vita, lo schermo narcisistico dei social, l'isolamento e la spinta melanconica alla morte in un mondo dominato dal consumo e dalla celebrazione dell'immagine, la crisi economica e la precarietà del lavoro, il trauma della pandemia e la sua incidenza sulle nostre esistenze, l'orrore della guerra e della repressione patriarcale degli ayatollah contro le donne sono solo alcuni dei temi affrontati, insieme a quelli più direttamente politici che riguardano i ritratti psicoanalitici dei maggiori protagonisti della politica nazionale e internazionale dell'ultimo ventennio come Berlusconi, Grillo, Renzi, Salvini, Mattarella, Draghi, Trump e Putin. In queste pagine Recalcati offre al lettore un appassionato ritratto antropologico del nostro Paese e dei problemi del mondo contemporaneo.
Esiste ancora un lessico civile? Nel tempo in cui i confini si sono trasfigurati in muri, l'odio sembra distruggere ogni forma possibile di dialogo, la paura dello straniero domina, il fanatismo esalta fantasmi di purezza per cancellare l'esperienza della differenza e contaminazione, la libertà aspira a non avere più alcun limite, è ancora possibile pensare il senso dello stare insieme, della vita plurale della polis? Con gli strumenti teorici della psicoanalisi Massimo Recalcati attraversa con grande capacità di sintesi gli snodi fondamentali e i paradossi che caratterizzano la vita psichica degli individui, dei gruppi umani e delle istituzioni. In primo piano una divisione che attraversa ognuno di noi: difendere la propria vita dall'incontro con l'ignoto o aspirare alla libertà di questo incontro; vivere nel chiuso della propria identità o iscrivere la nostra vita in una relazione con l'Altro. Sono queste due tendenze che, con la stessa forza, definiscono la vita umana. In cinque brevi e potenti lezioni l'autore offre ai suoi lettori una nuova lettura del nostro stare insieme.
L'amore dura solo il tempo di un bacio? La sua promessa è destinata fatalmente a dissolversi? La fiamma che brucia può durare eternamente? Oppure ogni amore finisce inevitabilmente? Il desiderio per esistere non ha forse sempre bisogno del Nuovo? Il matrimonio è allora condannato a essere solo il cimitero del desiderio? E il lessico famigliare a esaurire il lessico amoroso? Può esistere un amore che dura nel tempo mentre continua a bruciare? E poi ancora: l'erotismo può integrarsi all'amore o lo esclude necessariamente? La spinta appropriativa e i fantasmi della gelosia caratterizzano ogni amore o sono solo i sintomi di una malattia inestirpabile? Cosa accade quando uno dei due tradisce la promessa? Cosa è un tradimento e quali sono le ferite che apre? È possibile il perdono nella vita amorosa? E la violenza? È una parte ineliminabile dell'amore o la sua profanazione più estrema? Cosa accade quando un amore finisce, quando dell'estasi del primo incontro e della luce del "per sempre" non resta che cenere? È possibile sopravvivere alla morte di un amore che voleva essere per sempre? E qual è il mistero che accompagna gli amori che sanno durare senza rassegnarsi alla morte del desiderio, quegli amori che conoscono la meraviglia di una "quiete accesa", come la definiva poeticamente Ungaretti? In sette brevi lezioni Massimo Recalcati scandaglia tutti questi interrogativi e offre ai suoi lettori i testi del programma televisivo "Lessico amoroso".
Qual è il segreto che custodisce un libro? Quali sono i libri che non abbiamo dimenticato e perché? Come può un libro essere un incontro? Cosa significa leggere un libro? In che modo l'inconscio può aprire un libro? Tutti questi interrogativi tracciano le vie lungo le quali Massimo Recalcati ci accompagna verso una nuova teoria della lettura con il racconto dei libri che hanno segnato la sua formazione umana e intellettuale, dall'Odissea agli "Scritti" di Lacan. Ne scaturisce un'opera teorica e intima insieme, uno spaccato autobiografico di cosa può significare per una vita l'esperienza della lettura, un elogio del libro in un'epoca che vorrebbe decretarne la morte.
Lo splendore di un figlio consiste nel suo segreto, che si sottrae alla retorica dell'empatia e del dialogo oggi conformisticamente dominante. Un figlio è un'esistenza unica, distinta e irriducibile a quella dei suoi genitori. Contro ogni autoritarismo e contro una pedagogia falsamente libertaria che vorrebbe annullare la differenza simbolica tra le generazioni, Recalcati afferma il diritto del figlio a custodire il segreto della sua vita e del suo desiderio. Il confronto tra due figure mitiche di figlio - quella dell'Edipo di Sofocle e quella del figlio ritrovato della parabola lucana, alle quali fanno eco quelle di Isacco e di Amleto - offre una prospettiva particolare attraverso la quale osservare il segreto del figlio. Edipo resta imprigionato in un destino che non gli lascia scampo, dove tutto è già scritto sin dall'inizio: il tentato figlicidio del padre si rovescia nel parricidio e nell'incesto del figlio. Diversamente, il figlio ritrovato di cui Gesù narra la vicenda è colui che sa, pur nell'erranza e nel fallimento, distinguersi dalle sue origini. L'abbraccio del padre, in questo caso, non vuole soffocare o punire il figlio, ma riconoscerlo nella differenza incomprensibile e incondivisibile di una vita diversa.
Massimo Recalcati lavora sulla fisionomia psichica dei figli nel mondo di oggi e indica la possibilità di un superamento dell'Edipo, a partire dalla parabola evangelica del figliol prodigo, che apre una possibilità invisibile al mito greco: quella del ritorno alla legge del padre e della capacità del padre di festeggiare quel ritorno. Perché i nostri figli vivono immersi in un mondo che mai come oggi è quello del godimento cieco e vuoto, e a volte sembrano lontani, forse perduti. Tuttavia, come Recalcati indica, attingendo alla sua esperienza clinica, ma anche lavorando su figure di figlio come Amleto o Isacco, c'è sempre la possibilità che un figlio si ritrovi, e venga ritrovato.
In questo libro Recalcati offre al grande pubblico una serie di studi sulla pittura italiana contemporanea, mettendo a punto una riflessione lunga tutta la vita. Da Giorgio Morandi a Giovanni Frangi, da Emilio Vedova a Jannis Kounellis, Recalcati guida i suoi lettori in una ideale galleria del Novecento italiano, facendo emergere significati nascosti, mettendo in relazione vita e opere, restituendo la complessità e l'importanza dell'arte.
Dopo aver indagato la paternità nell'epoca contemporanea con "Il complesso di Telemaco" e altri libri, Massimo Recalcati volge lo sguardo alla madre, andando oltre i luoghi comuni, anche di matrice psicoanalitica, che ne hanno caratterizzato le rappresentazioni più canoniche. Attraverso esempi letterari, cinematografici, biblici e clinici, questo libro racconta i volti diversi della maternità mettendo l'accento sulle sue luci e le sue ombre. Non esiste istinto materno; la madre non è la genitrice del figlio; il padre non è il suo salvatore. La generazione non esclude fantasmi di morte e di appropriazione, cannibalismo e narcisismo; l'amore materno non è senza ambivalenza. L'assenza della madre è importante quanto la sua presenza; il suo desiderio non può mai esaurire quello della donna; la sua cura resiste all'incuria assoluta del nostro tempo; la sua eredità non è quella della Legge, ma quella del sentimento della vita; il suo dono è quello del respiro; il suo volto è il primo volto del mondo.
Dopo aver indagato la paternità nell'epoca contemporanea con "Il complesso di Telemaco" e altri libri, Massimo Recalcati volge lo sguardo alla madre, andando oltre i luoghi comuni, anche di matrice psicoanalitica, che ne hanno caratterizzato le rappresentazioni più canoniche. Attraverso esempi letterari, cinematografici, biblici e clinici, questo libro racconta i volti diversi della maternità mettendo l'accento sulle sue luci e le sue ombre. Non esiste istinto materno; la madre non è la genitrice del figlio; il padre non è il suo salvatore. La generazione non esclude fantasmi di morte e di appropriazione, cannibalismo e narcisismo; l'amore materno non è senza ambivalenza. L'assenza della madre è importante quanto la sua presenza; il suo desiderio non può mai esaurire quello della donna; la sua cura resiste all'incuria assoluta del nostro tempo; la sua eredità non è quella della Legge, ma quella del sentimento della vita; il suo dono è quello del respiro; il suo volto è il primo volto del mondo.
Edipo e Narciso sono due personaggi centrali del teatro freudiano. Il figlio-Edipo è quello che conosce il conflitto con il padre e l'impatto beneficamente traumatico della Legge sulla vita umana. Il figlio-Narciso resta invece fissato sterilmente alla sua immagine, in un mondo che sembra non ospitare più la differenza tra le generazioni. Le nuove generazioni appaiono sperdute tanto quanto i loro genitori. Questi non vogliono smettere di essere giovani, mentre i loro figli annaspano in un tempo senza orizzonte. Telemaco, il figlio di Ulisse, attende il ritorno del padre; prega affinché sia ristabilita nella sua casa invasa dai Proci la Legge della parola. In primo piano una domanda inedita di padre, una invocazione, una richiesta di testimonianza che mostri come si possa vivere con slancio e vitalità su questa terra. Il processo dell'ereditare, della filiazione simbolica, sembra venire meno e senza di esso non si dà possibilità di trasmissione del desiderio da una generazione all'altra e la vita umana appare priva di senso. Eppure è ancora possibile, nell'epoca della evaporazione del padre, un'eredità autenticamente generativa: Telemaco ci indica la nuova direzione verso cui guardare, perché Telemaco è la figura del giusto erede. Il suo è il compito che attende anche i nostri figli: come si diventa eredi giusti? E cosa davvero si eredita se un'eredità non è fatta né di geni né di beni, se non si eredita un regno?
Edipo e Narciso sono due personaggi centrali del teatro freudiano. Il figlio-Edipo è quello che conosce il conflitto con il padre e l'impatto beneficamente traumatico della Legge sulla vita umana. Il figlio-Narciso resta invece fissato sterilmente alla sua immagine, in un mondo che sembra non ospitare più la differenza tra le generazioni. Le nuove generazioni appaiono sperdute tanto quanto i loro genitori. Questi non vogliono smettere di essere giovani, mentre i loro figli annaspano in un tempo senza orizzonte. Telemaco, il figlio di Ulisse, attende il ritorno del padre; prega affinché sia ristabilita nella sua casa invasa dai Proci la Legge della parola. In primo piano una domanda inedita di padre, una invocazione, una richiesta di testimonianza che mostri come si possa vivere con slancio e vitalità su questa terra. Il processo dell'ereditare, della filiazione simbolica, sembra venire meno e senza di esso non si dà possibilità di trasmissione del desiderio da una generazione all'altra e la vita umana appare priva di senso. Eppure è ancora possibile, nell'epoca della evaporazione del padre, un'eredità autenticamente generativa: Telemaco ci indica la nuova direzione verso cui guardare, perché Telemaco è la figura del giusto erede. Il suo è il compito che attende anche i nostri figli: come si diventa eredi giusti? E cosa davvero si eredita se un'eredità non è fatta né di geni né di beni, se non si eredita un regno?