Questo libro non è uno scritto. È fatto di una serie di conversazioni svoltesi nelle circostanze più varie, su riviste e in trasmissioni radiofoniche, tra il 1998 e il 2011, quasi tutte inedite in lingua italiana. Le parole sono state lasciate nella loro improvvisazione originale. Il lettore potrà notare che alcuni temi ritornano con insistenza; sono quelli del desiderio e del godimento, del disagio della giovinezza e dei suoi sintomi, delle anoressie-bulimie e delle mutazioni antropologiche che caratterizzano il disagio della nostra Civiltà, dell'esperienza del fallimento come antagonista al discorso del capitalista e della crisi diffusa del discorso educativo. Attraverso Lacan (accostato qui al Pasolini luterano), Massimo Recalcati, meditando sulla propria pratica clinica di psicoanalista, offre una visione lucida e appassionata del nostro tempo e dei sintomi che lo rappresentano, insieme a una sintesi chiara ed efficace del proprio itinerario di ricerca che può considerarsi una prima introduzione generale al suo pensiero.
Diversamente dal mondo animale, regolato dal carattere infallibile dell'istinto, la sfera della sessualità umana appare simile a un collage cubista. La bussola dell'istinto non funziona. Gli esseri umani si accorgono che non è semplice tenere insieme, per esempio, il desiderio sessuale e l'amore. Allo stesso modo si accorgono che in ogni rapporto sessuale il desiderio, prima di incontrare il partner, è strutturato inconsciamente in un fantasma singolare che detta le regole di questo incontro: seduzione, possesso, gelosia, estasi. Inoltre devono prendere atto che il modo maschile e il modo femminile di esporsi alla sessualità non è lo stesso e che questa differenza è foriera di equivoci e disagi. Esiste poi una sintomatologia della vita sessuale che comprende l'eiaculazione precoce, la frigidità, l'assenza di desiderio, l'onanismo compulsivo, il feticismo, le pratiche perverse. Tutto questo porta l'autore, sulla scia di Lacan, a chiedersi se davvero esiste un rapporto sessuale, essendo che ogni rapporto sessuale è innanzitutto rapporto di ciascuno con il proprio fantasma.
Al centro di questo libro c'è il rapporto della vita umana con l'esperienza traumatica della perdita. Cosa accade dentro di noi quando perdiamo chi abbiamo profondamente amato? Quale vuoto si spalanca? Quale lavoro ci attende per ritornare a vivere? E cosa avviene quando questo lavoro risulta impossibile e ci sentiamo persi insieme a chi abbiamo perduto? Il lavoro del lutto e la nostalgia sono due esempi di come possiamo restare vicini a ciò che abbiamo perduto senza però farci inghiottire dal dolore. Mentre il nostro tempo esalta il futuro, il progetto, l'intraprendenza, il lutto e la nostalgia ci ricordano che lo sguardo rivolto all'indietro non è sempre segno di impotenza, ma può anche alimentare le risorse che servono per essere davvero capaci di non smettere mai di nascere. Può la luce arrivare dal passato? Può esserci luce nella polvere?
In questo libro Massimo Recalcati si rivela commentatore lucido e originale della nostra vita collettiva degli ultimi vent'anni: le trasformazioni della famiglia, il disagio della giovinezza, il declino irreversibile dell'autorità paterna, il ricorso diffuso alla violenza, lo scientismo come nuova forma di religione, il culto ipermoderno del corpo in salute e del benessere, la medicalizzazione della vita, lo schermo narcisistico dei social, l'isolamento e la spinta melanconica alla morte in un mondo dominato dal consumo e dalla celebrazione dell'immagine, la crisi economica e la precarietà del lavoro, il trauma della pandemia e la sua incidenza sulle nostre esistenze, l'orrore della guerra e della repressione patriarcale degli ayatollah contro le donne sono solo alcuni dei temi affrontati, insieme a quelli più direttamente politici che riguardano i ritratti psicoanalitici dei maggiori protagonisti della politica nazionale e internazionale dell'ultimo ventennio come Berlusconi, Grillo, Renzi, Salvini, Mattarella, Draghi, Trump e Putin. In queste pagine Recalcati offre al lettore un appassionato ritratto antropologico del nostro Paese e dei problemi del mondo contemporaneo.
Elvio Fachinelli è stato un grande psicoanalista italiano, un intellettuale fuori dal coro e impegnato nella vita della città, uno scrittore incisivo e brillante. In questo libro Massimo Recalcati ci restituisce la forza e l'originalità del suo pensiero libero da conformismi e da dogmatismi. La ragione psicoanalitica classica viene sottoposta ad un nuovo tribunale. Non quello austero della critica kantiana, ma quello dell'aperto del mare.Può la pratica della psicoanalisi liberare l'esistenza umana dalla sua passione difensiva per il chiuso? Può interrompere il carattere inesorabile della ripetizione? Può aprire la vita all'incontro estatico con l'illimitatezza della vita?
Obiettivo del volume è presentare il caso grave nel contesto della clinica dei disturbi dell'alimentazione (DA), considerandolo non solo dal punto di vista medico, ma soprattutto da quello della comorbilità psichiatrica. La gravità del paziente DA si declina infatti attraverso l'interazione di tre dimensioni: il corpo (gravità medico-internistica), la psiche (con riferimento alle comorbilità psichiatriche) e il contesto (dal punto di vista familiare e sociale). Gli autori offrono una riflessione su quanto la multidisciplinarità e la differenziazione degli interventi influiscano positivamente sull'esito della cura dei pazienti DA. L'esperienza clinica della Residenza Gruber a Bologna e il lavoro in rete hanno infatti evidenziato l'importanza dell'integrazione di approcci e interventi multiprofessionafi in ogni contesto (pubblico e privato) e in ogni setting (ambulatoriale, residenziale, ospedaliero). All'interno del volume vengono identificati e approfonditi gli elementi di cura nel trattamento residenziale e nella presa in carico in rete del caso grave DA. In particolare, la prima parte del testo affronta i contenuti teorici generali legati alla descrizione del caso grave, alla diagnosi e all'orientamento della cura, alle linee guida, al lavoro della rete e alla presa in carico multidisciplinare. La seconda parte, invece, è dedicata alla descrizione della terapia residenziale, focalizzata su interventi non protocollari ma fondati sul rispetto della singolarità del paziente.
Lo splendore di un figlio consiste nel suo segreto, che si sottrae alla retorica dell'empatia e del dialogo oggi conformisticamente dominante. Un figlio è un'esistenza unica, distinta e irriducibile a quella dei suoi genitori. Contro ogni autoritarismo e contro una pedagogia falsamente libertaria che vorrebbe annullare la differenza simbolica tra le generazioni, Recalcati afferma il diritto del figlio a custodire il segreto della sua vita e del suo desiderio. Il confronto tra due figure mitiche di figlio - quella dell'Edipo di Sofocle e quella del figlio ritrovato della parabola lucana, alle quali fanno eco quelle di Isacco e di Amleto - offre una prospettiva particolare attraverso la quale osservare il segreto del figlio. Edipo resta imprigionato in un destino che non gli lascia scampo, dove tutto è già scritto sin dall'inizio: il tentato figlicidio del padre si rovescia nel parricidio e nell'incesto del figlio. Diversamente, il figlio ritrovato di cui Gesù narra la vicenda è colui che sa, pur nell'erranza e nel fallimento, distinguersi dalle sue origini. L'abbraccio del padre, in questo caso, non vuole soffocare o punire il figlio, ma riconoscerlo nella differenza incomprensibile e incondivisibile di una vita diversa.
Il nostro tempo sembra aver dissolto ogni confine, compresi quelli stabiliti dai tabù. Non esiste più un limite che non sia possibile valicare. La trasgressione è divenuta un obbligo che non implica alcun sentimento di violazione. La disinibizione diffusa ha preso il posto della reverenza passiva e sacrificale di fronte alle nostre vecchie credenze. Ma i tabù devono semplicemente essere smantellati dalla nuova ragione libertina che caratterizza il nostro tempo oppure conviene provare a ripensarli criticamente senza nutrire alcuna nostalgia per il passato? Ci sono parole chiave come preghiera, lavoro, desiderio, colpa, eutanasia, famiglia, che sono state in modi diversi associate ai tabù e che esigono oggi di essere riattraversate criticamente. Vi sono anche figure mitologiche, storiche o letterarie che sono divenute crocevia essenziali della nostra storia individuale e collettiva e che ci spingono a incontrare in modo nuovo lo spigolo duro del tabù: Ulisse, Antigone, Edipo, Medea, Amleto, Isacco, Don Giovanni, Caino. Dal riferimento a grandi autori dell'Occidente - da Platone a Hegel, da Dostoevskij a Sartre, da Freud a Lacan, da Marx a Calvino, da Molière a Beckett - così come nelle miserie della nostra vita quotidiana, Recalcati rintraccia la sparizione del tabù e l'apparizione delle sue nuove maschere.
Massimo Recalcati interroga la funzione paterna nell’epoca della sua crisi.
Attraverso Sigmund Freud e Jacques Lacan e alcune figure tratte dalla letteratura (Philip Roth e Cormac McCarthy) e dal cinema (Clint Eastwood), si delineano i tratti di una paternità indebolita ma comunque essenziale.
Nel tempo dell’evaporazione del padre, che cosa può essere ancora una guida per il soggetto? Insomma, cosa resta del padre?
In questo libro Recalcati offre al grande pubblico una serie di studi sulla pittura italiana contemporanea, mettendo a punto una riflessione lunga tutta la vita. Da Giorgio Morandi a Giovanni Frangi, da Emilio Vedova a Jannis Kounellis, Recalcati guida i suoi lettori in una ideale galleria del Novecento italiano, facendo emergere significati nascosti, mettendo in relazione vita e opere, restituendo la complessità e l'importanza dell'arte.
Dopo aver indagato la paternità nell'epoca contemporanea con "Il complesso di Telemaco" e altri libri, Massimo Recalcati volge lo sguardo alla madre, andando oltre i luoghi comuni, anche di matrice psicoanalitica, che ne hanno caratterizzato le rappresentazioni più canoniche. Attraverso esempi letterari, cinematografici, biblici e clinici, questo libro racconta i volti diversi della maternità mettendo l'accento sulle sue luci e le sue ombre. Non esiste istinto materno; la madre non è la genitrice del figlio; il padre non è il suo salvatore. La generazione non esclude fantasmi di morte e di appropriazione, cannibalismo e narcisismo; l'amore materno non è senza ambivalenza. L'assenza della madre è importante quanto la sua presenza; il suo desiderio non può mai esaurire quello della donna; la sua cura resiste all'incuria assoluta del nostro tempo; la sua eredità non è quella della Legge, ma quella del sentimento della vita; il suo dono è quello del respiro; il suo volto è il primo volto del mondo.
Edipo e Narciso sono due personaggi centrali del teatro freudiano. Il figlio-Edipo è quello che conosce il conflitto con il padre e l'impatto beneficamente traumatico della Legge sulla vita umana. Il figlio-Narciso resta invece fissato sterilmente alla sua immagine, in un mondo che sembra non ospitare più la differenza tra le generazioni. Le nuove generazioni appaiono sperdute tanto quanto i loro genitori. Questi non vogliono smettere di essere giovani, mentre i loro figli annaspano in un tempo senza orizzonte. Telemaco, il figlio di Ulisse, attende il ritorno del padre; prega affinché sia ristabilita nella sua casa invasa dai Proci la Legge della parola. In primo piano una domanda inedita di padre, una invocazione, una richiesta di testimonianza che mostri come si possa vivere con slancio e vitalità su questa terra. Il processo dell'ereditare, della filiazione simbolica, sembra venire meno e senza di esso non si dà possibilità di trasmissione del desiderio da una generazione all'altra e la vita umana appare priva di senso. Eppure è ancora possibile, nell'epoca della evaporazione del padre, un'eredità autenticamente generativa: Telemaco ci indica la nuova direzione verso cui guardare, perché Telemaco è la figura del giusto erede. Il suo è il compito che attende anche i nostri figli: come si diventa eredi giusti? E cosa davvero si eredita se un'eredità non è fatta né di geni né di beni, se non si eredita un regno?