Il padre è una figura sempre in movimento che parallelamente ispira dinamicità nei figli, stimolandoli ad affrontare le avversità ed elevandoli verso Dio. Tuttavia, in particolar modo negli ultimi secoli, l'importanza riservata alla paternità ha subito un progressivo impoverimento. Soprattutto nel secondo dopoguerra, quando le ansie per lo status sociale e le ambizioni economiche hanno trascinato i padri nelle alienanti reti aziendali sottraendo sempre più tempo alla famiglia. Ciò ha impresso un'accelerazione a un processo già in atto di "espulsione" del padre dal nucleo familiare; in un clima di inquietudine che nel 2003 ha spinto Risé a parlare del padre come di un "assente inaccettabile". Oggi però la tendenza sembra invertirsi in favore di un ritorno della figura paterna nelle case, attuato principalmente dai millennial, ovvero da quella generazione che più delle altre ha sofferto il disequilibrio familiare. Siamo davanti alla fine degli anni '70-80 con i loro miti comportamentali e culturali, rafforzati da leggi che hanno indebolito la famiglia e i suoi contenuti affettivi. Il ritorno del padre mira dunque a restituire dignità e speranza a quel ruolo insostituibile per la crescita e lo sviluppo dell'individuo affrontandone i movimenti nella storia, la sua importanza, ma anche la sua assenza e finalmente il suo ritorno.
Il mondo globale è diventato stretto, si è appiattito, è diventato orizzontale: abbiamo perso la profondità dell’alto.
L’inconscio, però, nella sua funzione compensatoria propone costantemente, appena lo si ascolti, le immagini dell’alto e del basso, delle profondità celesti e delle oscurità abissali.
L’anima, che nell’inconscio compare e racconta, vuole respirare, vuole aria, vuole tramonti alti, rosseggianti sulle montagne bianche di neve, vuole una celeste pulizia, vuole il cielo azzurro.
Il cielo è anche, da sempre e per tutta l’umanità – come si racconta in questo libro – la sede del mondo divino. Per questo oggi il ritorno dell’alto, amato da anime in cerca di spirito, è un evento rivoluzionario, temuto più di ogni cosa. Ma la riconsacrazione del mondo e della vita, e la ricomposizione dei suoi spazi esistenziali, compresi i mondi superiori e inferiori, sono un’esigenza profonda dell’essere umano.
Per questo è stato scritto questo libro. Per raccontare lo slancio verso l’alto, e l’attrazione e le ragioni del basso, della terra ma anche dei mondi più oscuri e profondi al di sotto della sua superficie.
Nel corso dei secoli l’uomo ha accumulato un discreto livello di conoscenza su ciò che più gli premeva di conoscere: la propria struttura fisica e le possibilità di curarla e renderla più forte. Sa però ancora pochissimo della propria psiche. Ad esempio dove si trovi un suo strumento fondamentale, la coscienza, rappresenta oggi uno dei puzzle più difficili per le neuroscienze, impegnate come tutte le scienze naturali a localizzare e misurare ogni cosa, ma in affanno quando si tratta di aspetti più sottili, non quantificabili e traducibili in misure e luoghi precisi. Per lunghe epoche l’uomo è stato impegnato a vivere e farsi spazio nel mondo vivente, non si è posto troppe domande su chi fosse. Era più urgente e vitale cercare buoni rapporti con le forze che istintivamente percepiva come molto più potenti di sé: quelle della natura primordiale e quelle dell’origine della vita e della morte, che ha interpretato come dei, progenitori e antenati. E’ in questo ambito che ha preso forma il bisogno di “conoscere se stessi” e lo sviluppo di pensiero e di pratiche di vita che lo accompagna. E proprio a partire da questo bisogno e da queste pratiche primordiali che prende il via il viaggio di questo libro alla scoperta di sé, un viaggio tra mito, folklore e psicologia.
Piacere, Ricchezza e Immagine: ecco la trinità di questo nuovo millennio venerata dall'uomo occidentale che, chiuso in un ego ipertrofico e disperato, incapace di trasmettere nulla se non la cultura dell'eccesso, è caduto in uno stato di profonda catatonia. Claudio Risé, psicoterapeuta e psicoanalista tra i più noti in Italia, presenta una lettura critica e puntuale della crisi di valori in cui si trova l'intero Occidente, un vicolo cieco da cui sarà difficile uscire se non si interverrà in tempo. Troppi soldi, troppo cibo, troppi zuccheri, troppi grassi, troppe droghe. Un bisogno di essere riempiti di materie adulterate e avvelenanti, di evitare la fatica fisica consegnandosi così alla sedentarietà. Poggiati su macchine: in automobile, in aereo, sul tapis roulant in palestra, ma mai camminando, coi piedi sulla terra. Guardando alla vita come divertimento, gratificazione, rassicurazione permanente, l'uomo occidentale muore di una morte lenta. Per salvarsi l'unica possibilità è riscoprire il valore del limite, l'oscenità dell'eccesso, la profondità educativa delle necessità, del riconoscere la realtà, nella sua verità e meraviglia, a partire dalle piccole cose di ogni giorno.
Chi sono le Donne Selvatiche? Perché
è necessario, per le donne e anche per gli uomini, recuperare il rapporto con l’istintuale e la terra che la cultura occidentale ha quasi completamente smarrito?
Claudio Risé e Moidi Paregger guidano
i lettori alla (ri)scoperta dell’archetipo universale della Donna Selvatica, presente nelle saghe diffuse lungo tutto l’arco alpino e soprattutto nella mitologia del nord Europa, e delle energie del femminile naturale molto spesso mortificate da una società che si rifiuta di riconoscerle.
Questa nuova edizione di Donne Selvatiche, rivista dagli autori e arricchita da un capitolo dedicato a Maria, la madre del Signore, diviene così un tassello essenziale per
un processo di rigenerazione del femminile, per ritrovare la tranquilla sicurezza e benessere dell’orientamento di vita naturale.
Claudio Risé, psicoterapeuta e psicoanalista, lavora da trent’anni sulla psicologia del maschile e sui problemi derivanti dalla crisi della figura paterna. Con le Edizioni San Paolo
ha pubblicato, tra gli altri: Il Padre l’assente inaccettabile (2003), Cannabis. Come perdere la testa e a volte la vita (San Paolo 2007), La crisi del dono (San Paolo 2009), Felicità è donarsi (San Paolo 2014).
Moidi Paregger, medico a Bolzano,
ha una formazione in medicina antroposofica e omeopatica, e una in psicologia analitica. Da anni conduce una ricerca sulle narrazioni tradizionali delle Donne Selvatiche delle Alpi, con pubblicazioni anche in lingua tedesca.
Chi è il maschio selvatico? Leonardo da Vinci diceva che "il salvadego è colui che si salva". Grande conoscitore dell'uomo, della natura e dei boschi, Leonardo pensava che proprio il salvadego, l'uomo che conosceva la natura profonda, fosse il tipo umano capace di "salvarsi", sia fisicamente che spiritualmente. L'uomo selvatico si segnala inoltre per un altro aspetto, certo sorprendente per la cultura di oggi, dove la salvezza viene sempre richiesta all'esterno, a Stati, ordini professionali, burocrazie, enti, cui si chiede appunto di occuparsi della "salvezza" delle persone, anche entrando in modo molto invadente nella loro vita (famigliare, sessuale, religiosa). Il salvadego, invece, l'uomo selvatico, "si salva" da solo (o almeno cerca di farlo). L'uomo selvatico è anche tante altre cose, come l'autore mette in luce in questa ripresa approfondita di un suo primo saggio di 35 anni fa. Ma in definitiva il selvatico è l'uomo che vuole essere se stesso, assumendosi ogni responsabilità derivante dal suo essere creatura, di genere maschile. Un'edizione rivista e aggiornata del libro che ha fatto conoscere Claudio Risé al grande pubblico.
La cultura del narcisismo confonde il nostro povero ombelico (non a caso sempre più esibito dalla moda) con la cornucopia, la mitica coppa dell'abbondanza. Non è così: possiamo guardarcelo e riguardarcelo, ma non ne uscirà mai nulla, tanto meno oro o magici profumi. La felicità sta da tutt'altra parte. Per lasciarla avvicinare, dobbiamo fare esattamente il contrario: alzare lo sguardo al di sopra del nostro supercelebrato ombelico, e poi ancora più su. Dopo, una volta incontrato con lo sguardo l'altro, e dietro di lui l'intero mondo vivente, finalmente possiamo, e dobbiamo, fare il gesto: tendere la mano, offrire, offrirci. Donare e donarci. È allora, e soltanto allora, che tutto può cambiare. Che la vita, quella vera, la straordinaria vita umana, può cominciare a fluire. Che la mitica cornucopia, la coppa dell'abbondanza e della felicità, può finalmente rovesciarsi su di noi.
L’aborto non è solo materia di cronaca quotidiana, e di battaglia politica. Esso non inizia con le leggi che lo legalizzano,così come non era un delitto «come un altro» quando era considerato un crimine. La polemica politica sull’aborto è quindi giusta, ma quasi sempre inadeguata. Perché lo considera soprattutto come un fare male,un malaffare,senza indagare la sua natura in quanto malessere,essere nel male,in una situazione di forte disordine e disagio. Sconfiggere l’aborto e i suoi orrori, legalizzati o illegali, significa dunque niente meno che prendersi la responsabilità di rifiutare la tentazione regressiva,egoista ed onnipotente,della conservazione dell’esistente,aprendosi al nuovo che ogni giorno nasce e ci chiede accoglienza ed amore. Significa accettare di sacrificarci per lui, per il bimbo che viene nel mondo, anziché sacrificarlo al nostro piacere, ma soprattutto al nostro, soltanto immaginato,potere su un esistente,la realtà,che invece nella sua incessante trasformazione,ci oltrepassa e ci trascende,in ogni momento.
AUTORE Claudio Risè, psicanalista, docente di Sociologia dei processi culturali e delle comunicazioni all’Università dell’Insubria (Varese), lavora da oltre un quindicennio sulla psicologia del maschile, e sui problemi derivanti dalla crisi della figura paterna. Su questo tema ha pubblicato,con San Paolo Edizioni,Il Padre l’assente inaccettabile (2007), giunto alla quarta edizione nel primo anno di pubblicazione. I suoi libri Essere Uomini e Parsifal (Red edizioni) sono stati tradotti rispettivamente in portoghese (Ser Hombres, Lyra editorial) e in spagnolo (Perceval, Editorial Ibis). Con le Edizioni San Paolo ha pubblicato anche Il mestiere di padre (2004), Oltre l’omosessualità (2007), Cannabis(2007)
Il fenomeno della diffusione della Cannabis (marijuana, hashish e olio di hashish) nel nostro Paese è in costante aumento (cfr. Relazioni annuali al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia (1999-2005): ne aumentano la domanda e il consumo, l’esposizione all’offerta, il mercato illegale, il carattere di veicolo iniziatico ad altre sostanze stupefacenti, il suo utilizzo massiccio nell’uso combinato con queste ultime, il suo riscontro nelle segnalazioni alle prefetture per uso e possesso di sostanze stupefacenti, la presenza di minori assuntori di Cannabis negli ambienti di detenzione. Il libro espone la fotografia della situazione del consumo in italia, esamina il fenomeno e le sue caratteristiche dal punto di vista della dipendenza, con particolare attenzione all’adolescenza e all’adulto, propone un percorso per il “non uso” e una lunga serie di testimonianze cruciali.
Claudio Risé, psicoanalista, è tra l’altro membro dell’Istituto di Studi Superiori Gerolamo Cardano (Università dell’Insubria), del Consiglio Direttivo dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia e del Comitato scientifico di Fondazione Liberal. Sulla psicologia maschile sono stati recentemente ristampati, per Red Edizioni, i suoi: Parsifal ed Essere Uomini.
Per San Paolo ha pubblicato Il mestiere di padre (2004), Il padre, l’assente inaccettabile (2005) giunto alla 6a edizione.
Che fare se il figlio vuole appendersi un anello al naso? E se la figlia vuole una crestina colorata di verde? Come evitare la devastazione delle serate in discoteca? Ma, soprattutto, come dosare opportunamente presenza e assenza, tenerezza e severità, senza diventare un persecutore dei figli, ma evitando anche la patetica figura del padre/fratello maggiore? Che rischi si corrono, sbagliando, e cosa si ottiene quando va bene? Questi, e molti altri aspetti dell'ancora poco conosciuto mestiere di padre, sono affrontati in questo libro attraverso un serrato, concreto ma profondo, dialogo tra l'autore e i padri e i figli che gli hanno scritto per raccontargli le loro storie, per capirle meglio. Un libro che tratteggia in tutti i suoi aspetti il mestiere del padre, tutt'oggi necessario e indispensabile in una società che, invece di sostenere e aiutare i padri, tende a emarginarli e a confonderli.
L’Occidente contemporaneo è definito dalle scienze sociali «una società senza padri». Alcuni vi vedono la fine, positiva, di ogni “patriarcato”; altri, come l’autore, notano con preoccupazione il vuoto lasciato dall’assenza paterna. Per Claudio Risé, psicoanalista di formazione junghiana e docente di scienze politiche e sociali, il padre è la figura psicologica che collega la biografia individuale al piano trascendente e consente così l’integrazione del dolore e della perdita attraverso l’insegnamento esemplare del suo senso. La «società senza padri» appare, quindi, come un mondo che ha smarrito il senso religioso e, con esso, la capacità di dare significato alle prove della vita, cui l’individuo reagisce infantilmente attraverso il rifiuto e la negazione o con la depressione.
Il libro entra nel vivo della cronaca di oggi mostrando come l’assenza paterna non nasca da fumosi processi psico-sociologici, ma dalla diffusione di separazioni e divorzi, che si concludono quasi sempre con l’espulsione dei padri da casa e con la rottura (o il grave indebolimento) del loro rapporto con i figli. A questo si aggiunge l’attuale legislazione abortista, che per la prima volta nella storia umana toglie la parola al padre in materia di procreazione. Di fronte agli enormi danni umani e psicologici di questa situazione, si va delineando una reazione, diffusa soprattutto fra i giovani, di cui Risé presenta, e interpreta, le prime forme. Si tratta di un sentire condiviso, che si traduce in usi e costumi nuovi, atti a dare spazio e considerazione a un padre consapevole e responsabile.
Claudio Risé, psicoanalista, è tra l’altro membro dell’Istituto di Studi Superiori Gerolamo Cardano (Università dell’Insubria), del Consiglio Direttivo dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia e del Comitato scientifico di Fondazione Liberal. Sulla psicologia maschile sono stati recentemente ristampati, per Red Edizioni, i suoi: Parsifal (trad. spagnola: Perceval, Ibis, Barcelona) ed Essere Uomini (trad. brasiliana: Ser Homens, Lyra Ed., Curitiba, PR.).