Che fare se il figlio vuole appendersi un anello al naso? E se la figlia vuole una crestina colorata di verde? Come evitare la devastazione delle serate in discoteca? Ma, soprattutto, come dosare opportunamente presenza e assenza, tenerezza e severità, senza diventare un persecutore dei figli, ma evitando anche la patetica figura del padre/fratello maggiore? Che rischi si corrono, sbagliando, e cosa si ottiene quando va bene? Questi, e molti altri aspetti dell'ancora poco conosciuto mestiere di padre, sono affrontati in questo libro attraverso un serrato, concreto ma profondo, dialogo tra l'autore e i padri e i figli che gli hanno scritto per raccontargli le loro storie, per capirle meglio. Un libro che tratteggia in tutti i suoi aspetti il mestiere del padre, tutt'oggi necessario e indispensabile in una società che, invece di sostenere e aiutare i padri, tende a emarginarli e a confonderli.
L’Occidente contemporaneo è definito dalle scienze sociali «una società senza padri». Alcuni vi vedono la fine, positiva, di ogni “patriarcato”; altri, come l’autore, notano con preoccupazione il vuoto lasciato dall’assenza paterna. Per Claudio Risé, psicoanalista di formazione junghiana e docente di scienze politiche e sociali, il padre è la figura psicologica che collega la biografia individuale al piano trascendente e consente così l’integrazione del dolore e della perdita attraverso l’insegnamento esemplare del suo senso. La «società senza padri» appare, quindi, come un mondo che ha smarrito il senso religioso e, con esso, la capacità di dare significato alle prove della vita, cui l’individuo reagisce infantilmente attraverso il rifiuto e la negazione o con la depressione.
Il libro entra nel vivo della cronaca di oggi mostrando come l’assenza paterna non nasca da fumosi processi psico-sociologici, ma dalla diffusione di separazioni e divorzi, che si concludono quasi sempre con l’espulsione dei padri da casa e con la rottura (o il grave indebolimento) del loro rapporto con i figli. A questo si aggiunge l’attuale legislazione abortista, che per la prima volta nella storia umana toglie la parola al padre in materia di procreazione. Di fronte agli enormi danni umani e psicologici di questa situazione, si va delineando una reazione, diffusa soprattutto fra i giovani, di cui Risé presenta, e interpreta, le prime forme. Si tratta di un sentire condiviso, che si traduce in usi e costumi nuovi, atti a dare spazio e considerazione a un padre consapevole e responsabile.
Claudio Risé, psicoanalista, è tra l’altro membro dell’Istituto di Studi Superiori Gerolamo Cardano (Università dell’Insubria), del Consiglio Direttivo dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia e del Comitato scientifico di Fondazione Liberal. Sulla psicologia maschile sono stati recentemente ristampati, per Red Edizioni, i suoi: Parsifal (trad. spagnola: Perceval, Ibis, Barcelona) ed Essere Uomini (trad. brasiliana: Ser Homens, Lyra Ed., Curitiba, PR.).
La psiche umana ha un carattere multiforme, è mutevole, sfugge a una caratterizzazione definitiva. Si può paragonare a una sorta di teatro nel quale si muovono e interagiscono continuamente diversi personaggi, ciascuno con un ruolo preciso. Il testo che recitano si chiama "individuazione", ed è ciò che distingue una persona da un'altra, e che ci fa essere così come siamo. Questo libro presenta, uno per uno, tutti i personaggi che popolano questo teatro (la Persona, l'Ombra, l'Io, l'Animus e l'Anima, il Sé), e invita a riconoscerli: nelle espressioni artistiche, come la pittura e la letteratura, e nel profondo di se stessi. Conoscersi più a fondo potrà aiutare a vivere la propria vita con maggiore consapevolezza.
Gli istinti maschili sono stati espulsi dalla nostra cultura, sempre più femminilizzata e "materna", così come dalla società delle "buone maniere". Eppure sono istinti ancora vitali, che vanno riconosciuti senza timore e dominati, cioè vissuti in modo equilibrato, per poter ritrovare una sana e sincera spontaneità. Attraverso una lettura di sogni, leggende, miti, il libro dello psicoanalista Claudio Risé ripercorre la storia di questo "interdetto" e offre agli "uomini in crisi" una via per ristabilire un contatto positivo con il loro lato "selvaggio".
Al giorno d'oggi, la figura maschile tradizionale, quella del capofamiglia produttore di beni, ha perso prestigio rispetto a quella del devoto consumatore. Tutta la nostra società ruota attorno al principio del soddisfacimento del bisogno, che è tipicamente materno-infantile, quindi per nulla virile. È possibile per l'uomo moderno fuggire dalla prigione che il mondo femminilizzato gli ha costruito attorno? E riscoprire la sua vera natura? L'autore suggerisce in questo libro un percorso psicologico attraverso cui l'uomo può ritrovare la propria identità smarrita: tornando cioè a onorare e frequentare, dentro e fuori di sé, le immagini del maschile di sempre e valorizzando quelle virtù virili che la cultura dei consumi disprezza.