Capita a Carlo Monterossi di trovarsi impelagato in faccende diverse, per via della sua doppia vita. Da un lato ha fatto i soldi come autore televisivo con un programma senza pudore e dalla lacrima facile, Crazy Love. Dall'altro, quasi per emendarsi, si adopera per risolvere casi umano-criminali, insieme agli amici detective della Sistemi Integrati, Oscar Falcone e Agatina Cirrielli, in una Milano faticosa e ostile. Flora De Pisis lo manda a Zelo Surrigone, poco lontano dalla metropoli: un crocifisso si è messo a luccicare e un bel santone, don Vincenzo, un ex prete, predica di miracoli e raccoglie donazioni, un'occasione imperdibile per Crazy Love. Negli stessi giorni, un manager della Italiana Grandi Opere, un impero industriale delle costruzioni nel mondo, chiede aiuto alla Sistemi Integrati: l'azienda ha subìto uno strano furto, soldi, documenti, una pennetta usb. Il tutto mentre i poliziotti Ghezzi e Carella risolvono mugugnando una manciata di piccoli casi, storie ordinarie di disperazione e malavita di sopravvivenza, una caccia a tanti pesci piccoli, perché «servono un sacco di perdenti per tenere vivo il mito della città vincente». La vita complicata del detective dilettante Carlo Monterossi - privilegiato sull'orlo del cinismo e al tempo stesso disincantato Robin Hood -, permette al suo creatore Alessandro Robecchi di scrivere noir a forte impianto sociale, che fanno molto pensare a Scerbanenco: crudo realismo unito a una solidarietà che si incarna in personaggi teneri e vivissimi. Come la Teresa di questo romanzo, la piccola donna delle pulizie che non ha mai pensato di poter cambiare la propria vita. E proprio la sua limpida carica di verità attrae Carlo oltre la semplice simpatia, contribuendo a scompigliargli l'esistenza. Un sapore di situazioni reali accentuato dal modo di narrare di Robecchi che è come se stesse a fianco del lettore a mostrargli e illustrargli i fatti che stanno accadendo di fronte a loro.
Carlo Monterossi, il protagonista di questi racconti e dei romanzi di Alessandro Robecchi, è una figura di detective del tutto atipica. Suo punto di partenza è sempre stato «guardare nelle vite degli altri». Pubblicare a dieci anni dall'esordio in un unico volume i racconti sparsi, già comparsi nelle diverse antologie gialle di Sellerio, serve - spiega Robecchi nel testo che li introduce - «a fare il punto sull'evoluzione dei personaggi», a comprenderli a tutto tondo. E infatti si va da un Monterossi quasi naïf del primo racconto, che si fa aiutare da un professionista misterioso come Oscar Falcone, fino a un'agenzia investigativa dell'ultimo, aperta in società con Agatina Cirrielli, ex poliziotta risoluta e sbrigativa già incontrata negli ultimi romanzi della serie. Ma lui, lungo tutto questo arco di tempo, è sempre più riluttante, quasi preda delle diverse storie: una truffa a suo danno e la contro beffa, il rapimento di un chihuahua che chissà cosa nasconde, l'etica di due killer, cartoline di significato misterioso su un interno di famiglia miliardaria, la ricerca affannosa del più sfortunato degli eredi di una fortuna industriale. Perché la cifra di Monterossi è il dubbio: dubita del comodo lavoro di produttore di programmi televisivi di grande successo commerciale, che lui giudica spazzatura, ma dubita anche della sincerità del suo disprezzo per il mondo da cui succhia tanto denaro. Così affronta la sua scettica parte sia tra le belle donne il cui fascino è cesellato da generazioni di privilegi, sia nei bilocali con soggiorno-cucina di chi sa sulla propria pelle che «il merito è sempre il merito dei già meritati». E tutto questo, senza rinunciare al whisky più costoso, all'automobile più silenziosa, all'appartamento più elegante, nutrendo una preferenza per chi riesce a vivere da sfigato. O forse è invidia. Alessandro Robecchi racconta una Milano nera ma «fatta della stessa sostanza di cui sono fatti i soldi», in modo un po' cinico e sarcastico, ma soprattutto pietoso.