Maurizio Romano ricostruisce le tappe salienti della biografia di Marcello Boldrini (1890-1969), illustre rappresentante della scuola statistica italiana e per circa un ventennio figura di vertice dell'Agip/Eni. Docente dell'Università Cattolica sin dagli anni Venti, Boldrini partecipò da posizioni di responsabilità alle vicende scientifico-culturali dell'ateneo milanese lungo i decenni compresi tra l'avvento del fascismo e la metà degli anni Cinquanta. Dopo la Seconda guerra mondiale, l'amicizia con Enrico Mattei e Ezio Vanoni ne determinò la nomina alla presidenza dell'Agip (1948) e quindi alla vicepresidenza dell'Eni (1953), di cui divenne presidente dopo la scomparsa di Mattei (1962). L'abbondante letteratura sull'Eni ha finora riconosciuto a Boldrini un eminente ruolo culturale, concentrandosi però quasi esclusivamente sul suo contributo alla maturazione intellettuale di Mattei. Scopo di questo volume è di restituire un'adeguata collocazione storiografica al ruolo giocato dal professore nelle vicende dell'Agip/Eni, documentandone sia l'apporto alla formazione di una cultura aziendale con pochi eguali nel panorama industriale, sia l'attività di manager pubblico di spessore internazionale.
"Si sente spesso parlare dell'esigenza di nuova evangelizzazione per contrastare il fenomeno del graduale abbandono della Chiesa da parte dei fedeli a cui stiamo assistendo in questi anni. Credo che una delle cause di questo fenomeno sia da ricercare nella difficoltà a comprendere e fare propri gli insegnamenti che la parola propone. Certo, la buona novella ha duemila anni e qualcosa è cambiato da allora nel mondo, quindi l'uomo ha esigenze diverse, problemi che richiedono un approccio diverso alla parola. In realtà il messaggio centrale, l'appello a cambiare vita per essere accolti nel regno dei cieli che il Signore ci rivolge, il messaggio di amore e di liberazione che ci dona, sono rimasti invariati. Credo, allora, che occorra solo cambiare il modo di 'porgere' questo messaggio: occorre trovare le parole giuste, dar loro una veste che sia in sintonia con i giorni che ci troviamo a vivere. Questo è il compito di coloro che 'porgono' la parola ai fedeli, di norma sacerdoti, e che ne danno una prima lettura con le loro omelie. È questa la ragione che ha mosso don Maurizio Roma a mettere per iscritto le sue Omelie festive, con grande umiltà e semplicità, e con il desiderio di fare qualcosa di utile sia per i suoi confratelli religiosi che ogni domenica affrontano la fatica di fare 'la predica', sia per i fedeli laici che hanno il desiderio di approfondire i temi che la parola propone"