Per secoli epidemie di diversa natura hanno falciato l'umanità. Sin dall'esodo del popolo ebraico guidato da Mosè, si è adottato un semplice schema interpretativo: la "pestilenza" - di volta in volta identificato con la peste, la lebbra, il collera, etc. - è una punizione divina per i peccati degli uomini, che devono pentirsi ed espiare le proprie colpe con appositi riti. Pontefici e cardinali hanno guidato processioni, penitenti laici e religiosi dei diversi Ordini si sono sacrificati per assistere malati e moribondi, senza peraltro impedire che ci si scagliasse contro il capro espiatorio del momento, come gli ebrei nel medioevo e gli untori nell'età moderna. Papi e santi sono stati invocati per arginare il fenomeno. La pandemia del coronavi ha richiamato in auge rituali tradizionali e antiche spiegazioni, mettendo però in discussione la praticabilità dei primi e il senso delle seconde. Come mostrano le parole e i gesti di papa Francesco.
Roberto Rusconi, già professore di Storia del cristianesimo e delle Chiese all'Università Roma Tre, è tra i fondatori della "Rivista di storia del cristianesimo". Tra le ultime pubblicazioni per Morcelliana: Storia del cristianesimo e delle Chiese. Dalle origini ai giorni nostri (2019).
Da 2000 anni a questa parte la presenza del papa sulla scena mondiale e il suo ruolo al vertice della chiesa cattolica sono profondamente cambiati, ma il papa resta una figura conosciuta a livello planetario, con un'autorità morale di rilevanza universale. Chi è colui che si presenta come l'ultimo successore dell'apostolo Pietro? Quale peso ha avuto il papato nella storia? In che modo questa istituzione millenaria si confronterà con i mutamenti del complesso mondo globale?