Questo agile saggio ripercorre, con mirabile sintesi e per la prima volta in Italia, le tappe principali della vita e dell'opera di Lev Tolstòj. Amori, passioni, conversione, fede, la prima opera non pagata che fu la consacrazione di un predestinato... La biografia dell'autore di Guerra e Pace assume il vigore e la complessità di un suo romanzo. Anche chi non si è finora mai accostato a questo gigante della letteratura mondiale potrà scoprire in pagine sempre attuali lo straordinario che, come per magia, una penna sapiente sa far scaturire dall'ordinario.
Di tutta la grande famiglia dei "fratelli riformati", gli anglicani, si sa, sono quelli che più si avvicinano ai cattolici; ciò è dovuto al noto senso di moderazione degli inglesi, che hanno saputo trovare un buon compromesso tra gli estremi. Il mirabile equilibrio fu raggiunto da una sovrana straordinaria, tollerante e di larghe vedute, che seppe contrastare il fanatismo religioso della sorella (Maria la sanguinaria) riuscendo a creare una fede che fosse veramente nazionale. Elisabetta I è la regina più amata della storia. Fu lei a saper capire il suo popolo come nessun altro; fu grazie a lei che l'Inghilterra si affermò come potenza mondiale; fu intorno a lei che i suoi sudditi si strinsero come un solo uomo nel momento del pericolo. Lei la regina adorata dal popolo e celebrata dai poeti: lei Gloriana, la Regina Vergine.
Tutto ciò è romantico e commovente; peccato che sia profondamente falso. Il regime elisabettiano fu, di fatto, un sistema totalitario tra i più amari della storia e il mito di Gloriana fu sapientemente costruito, pezzo dopo pezzo, da una minoranza al governo che fece carte false per conservare il potere. Sotto Elisabetta il popolo si vide perseguitato, impoverito, oppresso come mai prima. Quanto alla tanto decantata "vicinanza" degli anglicani al cattolicesimo, essa scaturì dal duplice desiderio di gettare fumo negli occhi dei sudditi e formare una gerarchia di agenti governativi travestiti da ecclesiastici. L'evoluzione-involuzione degli inglesi ebbe un prezzo inestimabile quanto a vite umane (molte delle quali immolate sul patibolo per alto tradimento). Le pagine si susseguono incalzanti e vanno a mostrare che, come nel Mercante di Venezia shakespeariano, lo scrigno d'oro contiene soltanto un teschio.
Come tutti gli uomini geniali, William Shakespeare sfugge a qualsiasi inquadramento: scrittore enigmatico per eccellenza, al punto che qualcuno dubita ancora che sia veramente esistito, e poeta profondissimo, universale, "per tutti i tempi", scrisse opere immortali. Ma, come ogni vero classico, Shakespeare è naturale pensarlo anche protagonista della sua epoca; e poiché visse nel secolo d'oro della letteratura inglese, la corrente Whig-protestante ne fece il poeta nazionale britannico e volle vedere nella sua opera l'esaltazione dello status quo. Tale lettura si è, però, rivelata assai superficiale e, nonostante le numerose falsificazioni apportate nei secoli, non concorda né con le opere, né con quanto sappiamo della vita; tanto più che il sistema elisabettiano è emerso, attraverso gli studi storici più recenti, come un regime totalitario e violentemente oppressivo. Ora, è possibile che un poeta tanto grande fosse il paladino di una dittatura, di cui furono vittime fino al martirio i suoi stessi parenti, amici e vicini di casa. Questo volume ripercorre la biografia e l'opera del Bardo dell'Avon seguendo il filo rosso della sua dissidenza e rivelando gli stretti rapporti che egli ebbe con il mondo sotterraneo del cattolicesimo inglese braccato dalle autorità. La sua passione per il teatro si fa quindi missione segreta; giacché le sue simpatie andavano alla minoranza perseguitata e le sue opere cercarono, più o meno cautamente, di dar voce a chi non aveva più il diritto di parlare
Di tutta la grande famiglia dei «fratelli riformati», gli anglicani sono quelli che più si avvicinano ai cattolici. Ciò è dovuto al noto senso di moderazione degli inglesi, che hanno saputo trovare un buon compromesso tra gli estremi. Il mirabile equilibrio fu raggiunto da una sovrana straordinaria, tollerante e di larghe vedute, che seppe contrastare il fanatismo religioso della sorella (Maria la sanguinaria) riuscendo a creare una fede che fosse veramente nazionale.
Elisabetta I fu la regina più amata della storia. Fu lei a saper capire il suo popolo come nessun altro; fu grazie a lei che l’Inghilterra si affermò come potenza mondiale; fu intorno a lei che i suoi sudditi si strinsero come un sol uomo nel momento del pericolo. Lei la regina adorata, osannata, celebrata, e dai più grandi poeti, come Gloriana, la Regina Vergine.
Tutto ciò è romantico e commovente; peccato che, come questo libro dimostra documenti alla mano, sia profondamente falso. Il regime elisabettiano fu, di fatto, un sistema totalitario tra i più amari della storia. Peccato che il mito di Gloriana sia stato sapientemente costruito, pezzo dopo pezzo, da una minoranza al governo che fece carte false per conservare il potere. Peccato che il popolo si sia visto perseguitato, impoverito, oppresso come mai prima di allora. Peccato che la tanto decantata «vicinanza» degli anglicani al cattolicesimo sia nata da un duplice desiderio fondamentalmente molto semplice e concreto: gettare fumo negli occhi dei sudditi e formare una gerarchia di agenti governativi travestiti da ecclesiastici. Peccato che l’evoluzione-involuzione degli inglesi sia costata migliaia di vite umane, molte delle quali (tra cui anche la Regina di Scozia) finirono immolate e squartate sul patibolo per alto tradimento.
Peccato che, come nel Mercante di Venezia shakespeariano, lo scrigno d’oro contenga soltanto un teschio.