Il libro è articolato in tre parti distinte ma strutturalmente collegate: il genocidio, la paura e la speranza. La prima parte tratta dei due grandi genocidi che hanno segnato il primo cinquantennio di questo secolo cosiddetto "breve", ma in realtà lunghissimo nella memoria storica. Anzitutto, quello dimenticato e disconosciuto del popolo armeno, la cui sopravvivenza in terra islamica i sultani selgiuchidi avevano per secoli assicurato e protetto. Subito dopo si tratta della Shoah degli ebrei d'Europa. Questa parte è introdotta dalla controversa questione sulla natura dell'antisemitismo e sulle ragioni storiche dell'antigiudaismo cristiano, anzi cattolico, di cui in questi decenni, e spesso in modo strumentale, si è molto discusso tra gli storici del Novecento. La seconda parte tratta della rovinosa realtà della guerra, in particolare della guerra aerea praticata durante la seconda guerra mondiale sia dai tedeschi sia dagli alleati. L'elemento che accomuna i temi trattati è la paura: paura come forma di difesa e di autoconservazione; in alcuni casi, forse, paura di sopravvivere all'orrore di una devastazione così grande, così universale. La terza parte tratta della speranza; cioè di un progetto positivo di vita per gli uomini, ormai esausti dopo cinque anni di guerra totale, e per le comunità. Il tema è quello della ricostruzione materiale e morale degli Stati, rifondazione degli ordinamenti istituzionali sia nazionali sia internazionali, del rinnovamento delle coscienze.
Senza avere la pretesa di fare una storia del partito popolare, l'autore ricostruisce il percorso del nuovo soggetto politico voluto da don Luigi Sturzo, come soggetto con programma progressista e aconfessionale. Tale punto di vista non era però condiviso dalla destra cattolica che, all'interno del Partito Popolare, su ciò diede battaglia fin dal primo congresso di Bologna del 1919. Il terzo elemento che viene preso in esame è l'atteggiamento di papa Benedetto XV che, inizialmente preoccupato dello sbilanciamento a sinistra, se da un lato favorì l'ala destra del partito, dall'altro non volle mai dar vita ad una formazione confessionale e conservatrice.