Il libro
Questo volume sul Padre nostro, commentato da Tertulliano, Cipriano e Agostino, offre una visione globale del ruolo avuto dalla Preghiera del Signore nelle comunità cristiane antiche dell'Africa romana, quelle comunità che segnarono della loro personalità ecclesiale l'Occidente cristiano latino. Per le comunità di Tertulliano, Cipriano e Agostino il Padre nostro non fu soltanto qualcosa di caro, perché si trattava della preghiera lasciataci dal Signore, accanto ad altri suoi desideri ed insegnamenti; ma costituì il testo base di un'educazione alla preghiera in senso cristiano, che aveva una sua novità formale e non solo di parole rispetto al modo di pregare sia del giudeo che del pagano.
Nel presente rinnovamento della catechesi, anche in merito alla preghiera, che sta esplodendo nell'oggi cristiano non sempre con la necessaria angolazione di "preghiera cristiana" bensì di un sentimento religioso in generale, una rilettura contestuata dei commenti africani al Pater potrà essere di stimolo e di guida a un recupero articolato del ruolo della preghiera nell'essere cristiani
A cosa serve la conoscenza? Cos'è la "vera" cultura? Qual è la funzione dell'insegnamento? A questi interrogativi cerca di rispondere il maestro Agostino, in un dialogo serrato e vivace con l'allievo Adeodato che prende spunto da una riflessione su parola e linguaggio e sulla loro relazione con il processo formativo ed educativo. Pietra miliare nella cultura e nella pedagogia intesa come trasmissione dei valori dell'humanitas, "Il Maestro" è uno dei "codici" dell'interiorità cristiana, in cui la spiritualità si fa concreta nella storia e nella tradizione.
Il testo, curato da Maria Grazia Mara, raccoglie due opere esegetiche di Agostino. La prima "Commento di alcune questioni tratte dalla Lettera ai Romani", non rientra in senso stretto nel genere dei commentari; si presenta piuttosto sotto forma di "quaestio", forma letteraria ripresa dalla tradizione scolastica greca. La seconda opera "Commento incompiuto della Lettera ai Romani" voleva essere un commento sistematico a tutto il testo di Paolo. Spaventato però dalla fatica e dalla mole dell'impresa, Agostino, dopo aver dedicato un intero libro al solo commento di Rm 1,1-7, rinuncia a completare il commento.