Scritte tra il 397 e il 400, le Confessioni sono l'opera di Agostino che più di ogni altra esercita un fascino particolare. Ciò non deriva unicamente dall'interesse per la singolarità dell'avventura intellettuale e religiosa che vi si racconta, né soltanto perché si tratta di un capolavoro letterario, ma dalla grande modernità, intensità di accenti e vivezza umana con cui Agostino arriva alla mente e al cuore, creando un legame di profonda partecipazione spirituale e psicologica. Le Confessioni sono un'opera aperta che può esser letta partendo da angolazioni diverse: come esplorazione interna e itinerario filosofico (la ricerca di sé e del proprio destino; il desiderio di sapienza e verità); come esperienza umana (l'amicizia, la passione, l'amore, il male, la morte); come cammino di fede (il mistero di Dio e il suo piano di salvezza; la conversione, l'incontro con Cristo); come illuminazione spirituale e ascesi mistica. Dei tanti insegnamenti che si possono trarre da quest'opera, uno resta fondamentale per tutti: l'invito a non smettere mai di interrogarsi con sincerità, ad avere cioè il cuore un po' sempre inquieto, sanamente inquieto, nella ricerca di Dio e di se stessi.
Contro i pelagiani, per i quali la grazia di Dio non è data gratuitamente, ma secondo i meriti dell'uomo, Agostino, con una serrata analisi testuale dei dati biblici, dimostra la palese incoerenza della loro posizione, superando l'apparente contrasto tra grazia e libertà tra fede e opere, tra giustizia e peccato, tra merito e dono.
Fra i Padri della Chiesa che si sono distinti per aver esaltato la paternità e la misericordia di Dio, Agostino occupa certamente il primo posto. Tutta la sua opera è in realtà attraversata dal senso profondo del peccato dell'uomo e del perdono di Dio a chi si pente; della sua pazienza nell'attendere chi, abbandonato il proprio orgoglio, compie un cammino di umiltà e si converte, senza aver paura di non poter essere perdonato per il male compiuto: nessuno essendo tanto lontano da Dio da non poter essere raggiunto dalla sua misericordia. Non perché essa annulli la manifestazione della sua giustizia e quello che sarà il giudizio finale, ma perché la sua misericordia, fino all'ultimo, non mancherà di aiutare l'uomo a cambiare vita e a trovare, nella verità e nell'amore che si sono incarnati in Cristo, la grazia della sua salvezza.
Opera capitale del pensiero occidentale, il "De civitate Dei" di Agostino è stato scritto tra 413 e 426 d.C, per difendere il cristianesimo contro il paganesimo e per indicare la via della salvezza dell'uomo. Questo cofanetto presenta per la prima volta un monumento della fede e della filosofia in formato tascabile di altissimo livello scientifico. Tradotto e commentato da uno dei massimi studiosi di Agostino, il teologo gesuita Domenico Marafioti, il testo si presenta particolarmente adatto per un pubblico universitario ma non necessariamente di soli specialisti.
È una antologia di passi agostiniani intorno a Maria. La Vergine occupa una posizione di primo piano nella meditazione teologica e nella parenesi pastorale di Agostino, tanto che si può dire che la sostanza del culto cattolico trova nell'opera agostiniana una delle più convinte e calde affermazioni. Una densa introduzione di Pellegrino orienta il lettore sul pensiero di Agostino sulla Vergine, quale risulta dai testi, che seguono, tratti da varie opere e numerati con riferimento alle fonti. Arricchisce il testo l'indice analitico, l'indice delle fonti con riferimento alle edizioni critiche e una selezionata bibliografia, specifica del tema trattato. Il testo è preceduto da una presentazione di Eugenio Corsini, successore di Pellegrino alla cattedra di Torino: egli illustra l'opera di Pellegrino, specialmente come studioso di Agostino.
Un'accurata ricognizione del patrimonio iconografico relativo al grande teologo di grande interesse storico, artistico, agiografico e pastorale. La serie di volumi dedicati all'iconografia agostiniana propone una raccolta delle testimonianze figurative sul Santo di Ippona dalle origini fino a XVIII secolo. Un patrimonio sterminato che per la prima volta viene presentato sistematicamente. Il presente volume dedicato al Quattrocento è il primo di due tomi. Nel volume una serie di saggi introduttivi analizzano i più importanti cambiamenti dell'immagine di Agostino durante il secolo. Ai saggi segue una selezione di 125 opere, divise tra immagini singole e cicli biografici.
Una tra le opere più lette,citate e commentate della cultura occidentale.
Non è un'autobiografia, non è un trattato filosofico, non è da interpretare come pura teologia o sola mistica: eppure, dopo la Bibbia, "Le confessioni" di Agostino sono il libro più letto, commentato, amato e odiato dal V secolo ai giorni nostri. Secondo le più avanzate ipotesi degli studiosi, "Le confessioni" possono essere considerate una magistrale sceneggiatura nella quale si potrà leggere il percorso di un "Bildungsroman", intercalato da grandiose digressioni. Il commento di Maria Bettetini, pubblicato per l'edizione della "Biblioteca della Pléiade" e qui rivisitato, offre al lettore alcune chiavi storiche e culturali per comprendere pienamente il testo, proposto nella classica traduzione di Carlo Carena. Con la cronologia della vita e delle opere e la bibliografia essenziale.