Una proposta antropologica e teologica concreta per la pastorale di questo nostro tempo così complesso: riportare la Parola di Dio al centro della esperienza quotidiana del suo popolo, affinché sia protagonista e libero. La Parola di Dio è «creatrice, risanante e risuscitante» di unità, è patrimonio personale e comunitario, energia vitale per una Chiesa sinodale. Gli autori propongono un accesso alla Scrittura grazie alla chiave di lettura delle "alleanze" - che sono i modi reali e vigenti delle relazioni di Dio con i popoli - e dei legami comunitari - seppur pieni di fallimenti. Sono quelle consuetudini di amore che si ritrovano ancora oggi nella "pietà popolare", che attende di essere fecondata dalla Parola. Introduzione di Giulio Albanese.
Grazie alla loro esperienza di pastorale sia in Italia che in territori di missione, gli autori testimoniano in queste pagine di riflessione teologica il travaglio della Chiesa di oggi, che con fatica cerca di uscire da una situazione di stallo, di egoismo e di privilegio, per tornare a mettersi veramente a servizio dell'umanità intera e di tutto il creato. C'è la rassegnazione diffusa, anche all'interno della Chiesa, che l'egoismo sia la legge che impera nel mondo a tutti i livelli. Sembrerebbe che non ci sia più niente da fare. I poveri sono destinati inesorabilmente a continuare a soffrire, mentre altri difendono i loro agi. Spesso, coloro che cercano il senso della vita in Dio lo trasformano nel primo degli egoisti, per poter giustificare il loro egoismo: l'onnipotente al servizio dei potenti cattivi. Il poeta Mu'in Bsisunei suoi Quaderni Palestinesi trascrisse una frase imparata da bambino da un condannato a morte palestinese: «I ricchi hanno Dio e la polizia, i poveri hanno le stelle e i poeti». I poveri non sembrano percepire ancora oggi chiaramente che Dio sta dalla loro parte. L'immagine di un Dio potente e guerriero, simile ai forti del mondo, ha radici profonde difficili da estirpare perché si richiede un cambio di orizzonte nella fede in Dio. Gli autori non pretendono di dire qualcosa di nuovo su Dio, ma cercano di dirlo in modo nuovo, legato al vissuto dell'uomo di oggi, alla sua storia, alle sue domande di senso.
Che cosa significa per la Chiesa vivere e testimoniare la dimensione comunitaria? Come questa testimonianza può essere estesa all'intera umanità? Quale compito spetta alla teologia in questo ambito? I due autori scelgono il tema del "camminare insieme" come compito e stile della Chiesa dei nostri tempi, accompagnano i lettori a riscoprirne le radici.
L'opera, dopo aver ripercorso l'evolversi della teologia prima e dopo il Concilio Vaticano II, conclude proponendo una "nuova umanità" basata sulla dimensione comunitaria, che va oltre gli schematismi per aprirsi a un incontro personale.
Un saggio di antropologia teologica che approda a una visione di speranza per la Chiesa e per l'umanità: dalla dimensione comunitaria può sgorgare una testimonianza autentica e gioiosa.
Ecco il sogno di Dio per l'umanità.
Don Paolo Scarafoni e Filomena Rizzo sono ben consapevoli della forte "crisi antropologica" che il mondo di oggi sta affrontando. Per questo propongono una "nuova umanità" basata su una dimensione comunitaria autentica, che proviene dalla chiamata alla salvezza rivolta a tutti da Cristo.
Dalla Prefazione di mons. Rino Fisichella