Sparsi lungo tutto il Talmud, lo scritto fondativo del giudaismo rabbinico, s'incontrano non pochi accenni a Gesù di Nazaret, ed è di questi che in una prospettiva inedita si occupa Peter Schäfer, in un saggio tanto documentato quanto avvincente. Passando per una tradizione testuale alquanto complessa, il Talmud non cessò mai di occuparsi di Gesù e del cristianesimo, anche e forse soprattutto dopo essere caduto sotto i rigori della censura cristiana in età medievale. Vi si vede come i rabbi conoscessero a fondo i racconti neotestamentari e come se ne servissero in senso parodistico e apertamente anticristiano, a riprova sia dell'opportunità dell'esecuzione di Gesù come blasfemo e idolatra sia della superiorità del giudaismo sul cristianesimo.
Che la nascita del cristianesimo non possa spiegarsi senza il giudaismo antico oggi può essere considerato un luogo comune, al pari dell'idea che il "giudaismo" e il "cristianesimo» non siano state fin dall'inizio due "religioni" dai contorni precisi, l'una all'altra giustapposte o anche contrapposte. Che il giudaismo rabbinico dei primi secoli dell'era cristiana si sia sviluppato gradualmente, e che tale processo di formazione non possa essere considerato a prescindere dalla nascita del cristianesimo – questa è invece un'idea che soltanto negli ultimi anni ha iniziato a imporsi. Il volume di Peter Schäfer è appunto dedicato alle ripercussioni che sul giudaismo rabbinico ebbe verisimilmente il cristianesimo delle origini, e si distingue per partire non da problematiche sistematiche o storiche già date (né tantomeno per mirare a "dimostrar" tesi preconcette), ma per prendere come punto di partenza alcuni testi rabbinici accuratamente selezionati, situandoli in un contesto storico-religioso e storico-culturale più generale.