La crisi in cui si dibatte la sinistra - non solo italiana - rivela un drammatico vuoto di pensiero e di idee. Per prima cosa, bisogna ricostruire il quadro culturale di una nuova identità. La straordinaria trasformazione delle società occidentali in seguito alla rivoluzione tecnologica e alla fine di quella che si può definire l'età del lavoro e della grande industria ha mutato radicalmente la scena economica e sociale in cui ci muoviamo. La tesi del libro è che questo cambiamento ha reciso per sempre le radici di classe della sinistra, che si è trovata quasi all'improvviso senza basi su cui poggiare la propria esistenza. Ma c'è tutto lo spazio per costruire una sinistra che sappia vivere - come non ha mai fatto - al di fuori dello scontro di classe. Il libro individua così due grandi campi intorno ai quali ricostruire un pensiero e una strategia progressista: una nuova idea di eguaglianza - svincolata dalla catastrofe del socialismo - e l'impegno per un mondo globale orientato non solo sui mercati e sulla loro cultura, ma su un modello inclusivo di cittadinanza oltre la cornice degli Stati.
«Perché mai la civiltà moderna dovette costruirsi a fatica come qualcosa di nuovo sulle rovine dell'antica, invece di essere la sua diretta continuazione?». "La storia spezzata" è interamente costruita intorno a questa domanda cruciale, formulata da Michail Rostovzev nelle ultime pagine del suo gran libro sull'impero romano. La risposta di Schiavone è entrata nelle cronache dell'antichistica di questi decenni. Ed è un racconto avvincente, che unisce storia economica, sociale, intellettuale in un continuo contrappunto fra antico e moderno, fra passati lontani ed epoche a noi molto più vicine.
La storia è, in questo libro, la chiave per proporre una nuova, inaspettata, idea d'eguaglianza, capace di dare un senso al nostro tempo. Un viaggio attraverso i secoli - dalla Grecia classica alla Roma imperiale, alla prima modernità dell'Occidente, alla grande stagione del capitale e del lavoro, sino ai problemi del presente - alla ricerca di una strada alternativa, abbozzata, dimenticata e mai davvero percorsa, per pensare l'eguaglianza. La fine della grande industria e del lavoro operaio nella parte economicamente più avanzata del mondo ha distrutto le basi culturali, sociali ed economiche dei paradigmi moderni di eguaglianza, e ha lasciato un vuoto che disorienta e mette a rischio. Come venirne fuori? Serve un cambiamento radicale nel modo di concepire noi stessi e il nostro posto nel mondo, lontano dai miti del «sociale» e del «collettivo», ma che offra una forma alla rivoluzione che stiamo vivendo.
Torna, in una nuova edizione arricchita e rivista, un libro che, in un decennio, è diventato un punto di riferimento e quasi un classico, tradotto in inglese, francese, spagnolo. Il diritto è una forma di disciplinamento sociale che ha invaso la modernità, ma la sua nascita rimanda per intero alla storia di Roma. Aldo Schiavone ricostruisce questa vicenda con passione e lucidità, seguendone la trama attraverso i secoli e muovendosi dalle origini più remote sino alle soglie del mondo tardoantico. Un vasto affresco storico e un serrato saggio d'interpretazione sui tratti fondamentali della macchina giuridica occidentale e del discorso che le si è costruito intorno: il formalismo, la pretesa neutralità, i rapporti con il potere politico. Ambienti, personaggi, quadri concettuali, ideologie che hanno segnato la nostra storia e che qui sono analizzate in un continuo contrappunto tra antico e moderno, tra pensiero romano e tradizione europea
La vicenda del prefetto romano di Giudea raccontata in un libro di storia. Da duemila anni Pilato è una figura di intersezione fra la memoria e la storia, come Romolo o Giovanna d'Arco. Aldo Schiavone costruisce qui un ritratto del prefetto di Giudea ripercorrendo gli eventi che portarono alla morte di Gesú, culmine della narrazione cristiana e punto di contatto fra ricordo evangelico e storia imperiale. Con appassionato rigore, e in serrato dialogo con le fonti, Schiavone non si prefigge alcun intento teologico o politico, ma solo quello di risolvere un enigma, descrivendo e spiegando quel che potrebbe essere accaduto.
La vicenda del prefetto romano di Giudea raccontata in un libro di storia. Da duemila anni Pilato è una figura di intersezione fra la memoria e la storia, come Romolo o Giovanna d'Arco. Aldo Schiavone costruisce qui un ritratto del prefetto di Giudea ripercorrendo gli eventi che portarono alla morte di Gesú, culmine della narrazione cristiana e punto di contatto fra ricordo evangelico e storia imperiale. Con appassionato rigore, e in serrato dialogo con le fonti, Schiavone non si prefigge alcun intento teologico o politico, ma solo quello di risolvere un enigma, descrivendo e spiegando quel che potrebbe essere accaduto.
Roma, anni settanta del I secolo avanti Cristo. La terribile realtà dello schiavismo imperiale romano nell'epoca del suo culmine: fenomeno atroce e complesso, ma difficile da decifrare, perché gli antichi, che in tanti stati dell'anima ci sembrano vicinissimi, quando parlano dei loro schiavi, rivelano d'improvviso tutto l'abisso che li divide da noi.
Un uomo che tentò di sconfiggere la Repubblica all'apice della potenza; il "miracolo" economico romano; la piú famosa e pericolosa rivolta servile della storia antica; la crisi delle istituzioni e dei gruppi dirigenti che avrebbe portato, qualche decennio dopo, al colpo di stato di Augusto. Quando la storia sa diventare autentico racconto.
«Questo non è un libro sul mito di Spartaco. È un racconto biografico, radente i fatti e i personaggi. Intorno al suo protagonista si è però cercato di far emergere il contesto che lo avvolgeva, e che solo può restituire alle sue azioni un significato per noi comprensibile. È uno sfondo dominato da un fenomeno atroce e complesso, nel quale è per intero inclusa la vicenda che stiamo per mettere in scena: lo schiavismo imperiale romano, in un'età: gli anni settanta del I secolo a.C., e in luoghi: le campagne e le città dell'Italia centro-meridionale ormai romanizzata, che sono stati quelli della massima diffusione di questa pratica sconvolgente e invasiva».
La nostra civiltà ci ha condotto, attraverso l'ultimo vertiginoso tratto del suo cammino, sul bordo estremo di una soglia oltre la quale ci aspetta un passaggio pieno di rischi ma anche di straordinarie opportunità. Da quest'orlo, l'esperienza del rapporto fra passato e futuro - l'implacabile freccia del tempo - si presenta d'improvviso sotto una forma nuova, che chiede un esercizio di ragione e di realismo, capace di separare previsione e apocalisse e di rivoluzionare completamente noi stessi. L'irradiamento della tecnica è totale e coinvolge l'insieme del nostro vissuto: dalla politica al lavoro, alla costruzione delle personalità. Non un saggio di storia, né di filosofia, né tanto meno di divulgazione scientifica ma un esperimento che ruota intorno a tre dimensioni della società contemporanea: tecnica, natura e specie, intesi come esercizi di futuro e di speranza per prepararsi al tempo che ci aspetta. Il manifesto di un nuovo umanesimo.
Direttore del Dipartimento di storia del diritto a Firenze, Aldo Schiavone affronta un aspetto cruciale della storia dell'Occidente: la nascita del diritto come forma specifica di disciplinamento sociale - distinta dalla religione, dall'etica, dalla stessa politica - e dotata di una razionalità forte e autonoma. Un evento che si produsse nell'antica Roma. L'autore segue la trama del suo sviluppo dalle origini più remote fino alle soglie del mondo tardo antico in questo saggio che intreccia la dimensione giuridica a quella storica, dal taglio narrativo e non manualistico.