Ricostruendo un complesso intreccio di azione diplomatica, politica, assistenziale e culturale, il volume analizza il ruolo della Santa Sede nel processo di decolonizzazione dell'Algeria nel quadro internazionale della crisi delle relazioni euro-africane e nel contesto religioso della revisione dei modelli missionari. La documentazione inedita utilizzata, proveniente dagli archivi vaticani recentemente aperti del pontificato di Pio XII e da quelli della Chiesa di Francia, getta nuova luce sulle questioni della diffusione dell'islam e del nazionalismo arabo, della propaganda marxista nei paesi extraeuropei, dell'emergenza umanitaria successiva al colpo di Stato del maggio 1958 e degli effetti destrutturanti della crisi algerina sul sistema politico francese nel passaggio dalla IV alla V Repubblica fino agli accordi di Évian del 1962.
Durante gli anni Sessanta e la prima metà del decennio successivo, le aperture del Concilio Vaticano II sul rapporto Chiesa-mondo e sul tema dei diritti umani, in particolare quello della libertà religiosa, imprimono un nuovo slancio al mondo cattolico nell'affermazione della democrazia in contesti europei dominati ancora da dittature di opposto segno ideologico, comunista a Est e di estrema destra nel Mediterraneo. Sia l'Italia che la Santa Sede si propongono dunque sullo scenario internazionale con una presenza più incisiva, che implica l'assunzione di un ruolo primario tra gli attori della politica mondiale. La recente disponibilità della documentazione archivistica consente di arricchire la conoscenza dell'azione insieme diplomatica, culturale e religiosa di Roma, al di qua e al di là delle due sponde del Tevere.