La "Camera pietà", meglio nota come la "Camera degli sposi", di Andrea Mantegna nel Castello di San Giorgio ha attascinato nei secoli milioni di spettatori, viandanti, curiosi e accompagnato generazioni di mantovani. Alla luce dei rilievi critici di un noto studioso mantovano, Rodolfo Signorini, due grandi interpreti dell'arte mondiale, Giovanni Reale e Vittorio Sgarbi, si confrontano con il miracolo d'arte di Mantegna, recuperando trame di ispirazioni antiche (Luciano di Samosata) e contaminazioni coeve (Leon Battista Alberti), in un dialogo tra ermeneutica e critica dell'arte, ricerca delle fonti e un mistero ancora attuale. Come ha potuto Andrea Mantegna raffigurare nell'istante di un evento particolare (la comunicazione dell'elezione al soglio cardinalizio di Francesco Gonzaga) tutta una genia di uomini che dal Quattrocento a oggi ancora per miracolo riusciamo a incontrare per le strade di Mantova? Quale patto con l'eterno ha stabilito il pittore nel fissare su quella parete i volti, le espressioni, le smorfie di una materia sempre viva e mai morta?
"Possiamo immaginare che un libro sui volti della donna sia in realtà un libro sulla storia dell'arte e sulla storia della letteratura, e che io possa raccontare figure di donne che, nella dimensione della creatività, vanno anche oltre la corporeità - come le sante, con la loro iconografia, e le eroine mitologiche. Il mondo femminile nell'arte consente riflessioni, discussioni, e questo libro lo documenta con una serie di esempi che indicano l'arte, il mistero e la seduzione che dalla donna escono, e che rendono la figura femminile anche immateriale. Non è soltanto carnalità o sensualità, o attrazione della bellezza; la figura femminile è simbolo di sogni e desideri, è un'immagine evanescente, che non si riesce mai a raggiungere fino in fondo: è il sogno, è la speranza, è il desiderio. Chi leggerà questo libro non farà fatica a vederlo come uno strumento che al tempo stesso determina la curiosità e si avvicina a risolverla, come se tanti accostamenti, tante illustrazioni di opere d'arte, tanti commenti a testi poetici, potessero se non risolvere quantomeno illuminare il mistero della donna. Un libro di storia dell'arte potrebbe essere quasi esclusivamente un libro sulla donna, tanta è la quantità di opere che la donna ha ispirato dal mondo antico al mondo moderno. Perché la donna è il tema più discusso, più affrontato, più considerato e desiderato fra tutte le manifestazioni letterarie e artistiche dell'uomo". (Vittorio Sgarbi)
"Non leggerete in questo libro di particolari teorie sulla tutela dell'arte, ma della consapevolezza piena dei nostri tesori che troppo spesso sono guardati con insufficiente importanza, anche nei luoghi più piccoli. Quasi ogni due chilometri, infatti, girando l'Italia, è possibile ammirare, perfino nei luoghi apparentemente più degradati, spettacoli meravigliosi. Ed è questa quantità di cose misconosciute che rappresenta il percorso dell'Italia dei desideri che è proprio, come dice il concetto, il paese che uno vorrebbe sperare ci fosse. E che c'è, se hai la pazienza di scoprirlo. E che una volta scoperto ti fa trovare qualcosa che va oltre il tuo stesso desiderio. Nell'infinità delle bellezze italiane, allora, lasciati guidare dal senso di incompletezza che ogni tuo viaggio in Italia dovrà affrontare, tali e tanto vaste sono le sue meravigliose opere. Solo il sentimento della continua bellezza potrà esserti di guida in quello che non potrai desiderare di vedere in una vita. Tanto breve il nostro tempo, tanto magnifica la nostra terra." (Vittorio Sgarbi)
Ci sono luoghi e monumenti che attraversiamo quotidianamente nelle nostre città e che nella fretta di una meta da raggiungere manchiamo di cogliere. Porte, piazze e fontane, palazzi storici o edifici di nuova costruzione e di futura bellezza, chiese, tutto ci passa sotto gli occhi e poco o nulla si ferma nella nostra memoria. Vittorio Sgarbi compie un'opera di ricognizione totale delle bellezze architettoniche di Roma e ci consegna una guida straordinaria per la quantità di edifici e autori citati. Con oltre 650 schede di autori e 1500 opere segnalate "Le meraviglie di Roma" è una guida alle architetture della capitale e uno strumento prezioso di conoscenza non solo della città del passato, ma anche di quella a venire, grazie alla segnalazione dei tanti progetti in corso di realizzazione. A turisti e abitanti di Roma non resta altro che alzare gli occhi e, fosse anche solo per pochi secondi, fermarsi a godere con consapevolezza le mirabilia della città eterna.
"Questo libro è stato concepito per nasconderne un altro, per indicare alcune rotte principali e per evitarle e stabilirne altre proprie, tutte possibili e tutte legittime, inseguendo per esempio tozzi e agili montanari scolpiti nel legno nella Chiesa di san Martino a Cerveno, documenti di una storia dell'arte parallela rispetto a quella ufficiale che, Roma su Roma, da Bernini porta a Canova. Mentre nasconderemo, non senza stupore, l'opera di uno strano fotografo-antropologo interessato ai costumi popolari sardi: Ugo Pellis. Una scoperta preziosa, documenti fotografici di una civiltà recente e pur scomparsa, densi di vita, della verità della terra, del mondo pastorale, arcaico e non immortale. Meraviglie di fotografi e di miniature, di codici miniati, di coralli, di manoscritti. E nasconderemo Visso per colui che, interessato a vedere quadri del rinascimento marchigiano, scoprirà una rara serie di manoscritti leopardiani nei suoi versi più famosi. E così via. Per tutto ciò che menzioneremo in questo libro, qualcosa d'altro, non meno importante, sarà nascosto e potrà essere oggetto di un vostro nuovo viaggio, di una vostra personalissima cartografia del cuore. Se il viaggio è ritornare sui passi di altri in altri tempi in altre vite, rievocare, veder riemergere fantasmi, allora mettetevi in cammino, non siate pigri, perché dalla vostra meraviglia deriva la vita dell'arte, dei luoghi, del nostro paese, l'Italia delle meraviglie."
“Non leggerete in questo libro di particolari teorie sulla tutela dell’arte, ma della consapevolezza piena dei nostri tesori che troppo spesso sono guardati con insufficiente importanza, anche nei luoghi più piccoli. Quasi ogni due chilometri, infatti, girando l’Italia, è possibile ammirare, perfino nei luoghi apparentemente più degradati, spettacoli meravigliosi. Ed è questa quantità di cose misconosciute che rappresenta il percorso dell’Italia dei desideri che è proprio, come dice il concetto, il paese che uno vorrebbe sperare ci fosse. E che c’è, se hai la pazienza di scoprirlo. E che una volta scoperto ti fa trovare qualcosa che va oltre il tuo stesso desiderio. Nell’infinità delle bellezze italiane, allora, lasciati guidare dal senso di incompletezza che ogni tuo viaggio in Italia dovrà affrontare, tali e tanto vaste sono le sue meravigliose opere. Solo il sentimento della continua bellezza potrà esserti di guida in quello che non potrai desiderare di vedere in una vita. Tanto breve il nostro tempo, tanto magnifica la nostra terra.”
Vittorio Sgarbi
“Mettetevi in cammino, non siate pigri,
perché dalla vostra meraviglia
deriva la vita dell’arte, dei luoghi,
del nostro paese, l’Italia delle meraviglie.”
“Questo libro è stato concepito per nasconderne un altro, per indicare alcune rotte principali e per evitarle e stabilirne altre proprie, tutte possibili e tutte legittime, inseguendo per esempio tozzi e agili montanari scolpiti nel legno nella Chiesa di san Martino a Cerveno, documenti di una storia dell’arte parallela rispetto a quella ufficiale che, Roma su Roma, da Bernini porta a Canova. Mentre nasconderemo, non senza stupore, l’opera di uno strano fotografo-antropologo interessato ai costumi popolari sardi: Ugo Pellis. Una scoperta preziosa, documenti fotografici di una civiltà recente e pur scomparsa, densi di vita, della verità della terra, del mondo pastorale, arcaico e non immortale. Meraviglie di fotografi e di miniature, di codici miniati, di coralli, di manoscritti. E nasconderemo Visso per colui che, interessato a vedere quadri del rinascimento marchigiano, scoprirà una rara serie di manoscritti leopardiani nei suoi versi più famosi. E così via.
Per tutto ciò che menzioneremo in questo libro, qualcosa d’altro, non meno importante, sarà nascosto e potrà essere oggetto di un vostro nuovo viaggio, di una vostra personalissima cartografia del cuore. Se il viaggio è ritornare sui passi di altri in altri tempi in altre vite, rievocare, veder riemergere fantasmi, allora mettetevi in cammino, non siate pigri, perché dalla vostra meraviglia deriva la vita dell’arte, dei luoghi, del nostro paese, l’Italia delle meraviglie.”
Cosa accade quando la cultura incontra una struttura politica, amministrativa, una macchina organizzata? Accade che o la "macchina" decide di rischiare e quindi di lasciare libera la cultura di manifestarsi; oppure succede che la "macchina" otturi i pori più pericolosi della cultura e, alla fine, la lasci agonizzare. Il duello che racconta Vittorio Sgarbi in "Clausura" è proprio questo: libertà della cultura o clausura. Non c'è margine di trattativa. O l'una o l'altra. Due anni alla guida dell'Assessorato alla cultura di Milano. Due anni di idee, battaglie per difendere valori assoluti e non negoziabili, opere che l'ignoranza amministrativa non può consentire di distruggere e che l'indifferenza quotidiana non può far dimenticare. Due anni di polemiche per affermare che il dio denaro, gli automatismi inerti della burocrazia, l'ignavia non devono avere la meglio sulla cultura. E all'appello non mancano niente e nessuno in questo libro: suor Letizia (Moratti), frate Clemente (Mastella), Glisenti, l'Expo, Berlusconi, Veltroni, l'Ara Pacis, le pale eoliche, la valle del Belice e molto altro. Perché la clausura di Milano si diffonde per tutto l'arco della penisola e ha due sinonimi: interessi e ignoranza. Ma ripartire si può. Da Salemi.
Un merito universalmente riconosciuto a Vittorio Sgarbi è la sua capacità, il suo talento nel raccontare sia con la scrittura sia verbalmente, la storia dell'arte. Passando da racconti di vita personale a chiacchierate con studenti, a citazioni di Leopardi, Dickinson, Dante e molti altri fino a lezioni su opere d'arte note e meno note, Sgarbi vuole qui rendere omaggio ai due maestri della scrittura d'arte che sono stati i riferimenti principali della sua storia di critico.
L'anima non è un insieme di neuroni e grazie all'opera d'arte riesce a sopravvivere a essi. In un confronto con lo scopritore del DNA Francis Crick, che considera l'anima un processo biochimico destinato a scomparire con la morte, Vittorio Sgarbi si pronuncia per la possibilità di una forma di immortalità non religiosa, ma conseguita attraverso le opere. Quando, cioè, l'uomo riesce in quella misteriosa operazione alchemica di trasferimento della sua anima dal corpo a quella sorta di protesi, eterna, che è l'opera d'arte. Un percorso nell'enigma dell'anima, fra tradizioni religiose e patrimonio artistico dell'umanità.
Vittorio Sgarbi compie una incursione nei concetti del bene e della bellezza, traendo spunto dalla grande tradizione dell'Occidente cristiano in materia di sanità e malattia. La cristianità dell'assistenza nasce proprio dall'esigenza, dal dovere morale di curare il malato come farebbe Dio. Ma sembra talora che Dio non possa stendere la sua mano, ed è allora che l'assistenza interviene ricreando le condizioni di possibilità di quel miracolo che Dio non può fare. Per quanto riguarda l'architettura, l'autore afferma che l'idea dell'architetto è un'idea filosofica, al servizio di una funzione. L'architettura non può esistere se non in rapporto alle esigenze reali dell'esistenza umana.