Il Mercante di Venezia, andato in scena per la prima volta nel 1596, affronta diverse tematiche care all'autore, tra cui il conflitto fra ego e amore, il pregiudizio e l'intolleranza tra ebrei e cattolici, la pietà e la legge. Tutta la vicenda, ambientata a Venezia e a Belmont, ruota attorno a due donne particolarmente astute: Porzia e Nerissa, mogli rispettivamente di Bassano e Graziano, che si fingono avvocato e scrivano per difendere i loro interessi dall'usuraio ebreo Shylock, figura ambigua e calzante rappresentazione di un uomo al tempo stesso tiranno e vittima, sacrificante e sacrificato.
L'"Amleto" rappresenta uno dei più grandi capolavori di Shakespeare. Composta agli inizi del '600, mette in scena una grande metafora della vita in cui bene e male si affrontano costantemente coinvolgendo l'omonimo protagonista in un vortice di dubbi e di incertezze esistenziali. Le domande che si pone Amleto sono le stesse che si pone l'uomo moderno: vivere o morire, agire o non agire? Proprio questa caratteristica rende questa tragedia un'opera sempre attuale che grazie alla sapiente drammaturgia shakespeariana, attenta soprattutto a far emergere le sfumature psicologiche dei suoi personaggi, coinvolge ogni tipo di lettore, trasportandolo in una dimensione profonda e complessa. Saggio introduttivo di Luigi Weber.
Il re di Sicilia Leonte ha sposato Ermione, ma crede che il figlio nascituro sia del re di Boemia Polissene. Leonte ordina al cortigiano Camillo di avvelenarlo, ma questi non gli obbedisce e fugge con Polissene. Leonte istruisce un processo per adulterio contro Ermione e fa interpellare l'oracolo di Delfi. Leonte ordina anche che la bambina, nata nel frattempo, venga abbandonata su una spiaggia deserta. La morte di Ermione giunge prima che l'oracolo sveli la sua innocenza, mentre Perdita, la bambina, viene salvata e, cresciuta, ama il figlio di Polissene con cui fugge in Sicilia. Afflitto dal senso di colpa per la morte della moglie, Leonte riconosce la figlia e riceve in dono una statua, che non solo somiglia ad Ermione, ma è Ermione stessa.
"La bisbetica domata", la cui data di composizione è particolarmente incerta, è probabilmente una delle commedie più rappresentate di William Shakespeare. Petruccio, giovane avventuriero di Verona, si reca a Padova per cercare moglie, e sposa, interessato soprattutto alla sua dote, la bella Caterina Minola, una giovane donna dal carattere scontroso, conquistata attraverso una serie di inganni e buffi travestimenti e con la complicità degli spasimanti di Bianca, sorella di Caterina. L'atmosfera gioiosa e le situazioni divertenti, che portano la vicenda a sciogliersi in un lieto fine, si alternano ai toni talvolta malinconici e patetici offrendo numerosi spunti di riflessione rispetto alla società dell'epoca: ipocrisia, avidità e superficialità sono solo alcuni dei temi trattati nell'opera. Ancora una volta, la drammaturgia shakespeariana offre un'analisi approfondita della psicologia dei personaggi, con un linguaggio vivace e pungente.
Parabola di un amore fulgido e totale, Romeo e Giulietta narra della passione tra i giovani figli di due casate nemiche e delle tragiche conseguenze di questa rivalità. L'amore incondizionato dei due protagonisti causerà infatti, per una sciagurata combinazione di circostanze esterne, la loro rovina. La vicenda è diventata il simbolo per eccellenza di un sentimento profondo che si oppone con coraggio, ma senza successo, alla cultura di un'epoca, all'odio e alla lotta di due famiglie divise da un rancore antico e implacabile. Scritta tra il 1591 e il 1595, l'opera rappresenta il passaggio dal periodo iniziale a quello più maturo della produzione shakespeariana; ricca di metafore che toccano tutte le note del sentimento, inneggia ad un amore che supera le barriere della morte.
Due luoghi opposti e speculari: Venezia, regno della realtà, del giorno, delle certezze; e Belmont, regno dell'illusione, della notte, dei mutamenti. Dominata dagli antagonisti Shylock e Portia, "Il mercante di Venezia" culmina nella scena del processo, in cui Shylock rivendica «una libbra della bella carne» del mercante Antonio per compiere la sua vendetta, e Portia, in veste di giudice, annienta Shylock. Grande commediante e manipolatrice di esistenze altrui, e al tempo stesso donna di limpida sincerità nel suo amore per Bassanio, sarà la stessa Portia a concludere la commedia nella notte magica di Belmont in cui tutti i personaggi, con l'eccezione dello sconfitto Shylock, le si riuniranno attorno, e lei, maga imprevedibile di capricciosa benevolenza, scioglierà i nodi di una vicenda complessa e sfuggente.
La illimitata libertà spaziale e temporale (l'azione, che è quella dell'amore fatale di Antonio e Cleopatra, ma anche quella delle lotte tra i triumviri dopo la morte di Giulio Cesare e della nascita dell'Impero, percorre le città, le terre e i mari di tre continenti), la mescolanza di comico e tragico, le trasgressioni sceniche e linguistiche, sono tutti elementi che raggiungono in quest'opera della piena maturità del drammaturgo (la datazione si può collocare intorno a1 1608) il loro vero e proprio apogeo. "Antonio e Cleopatra" è una grande tragedia d'amore, un grande dramma politico ma anche un discorso sull'arte e sull'esperienza artistica.
Piccolo dramma che - come ha scritto Croce - "sembra nato da un sorriso tanto è delicato, sottile, aereo", è uno dei testi shakespeariani più frequentemente rappresentati. Il tema è l'amore, con le sue zone buie e le sue armonie conquistate faticosamente. Perfetta e poetica fusione tra il mondo fantastico delle allegorie rinascimentali e quello amoroso dei romanzi cavallereschi, ha una struttura complessa - sono quattro gli intrecci che si dipanano nei suoi cinque atti - e una stupefacente ricchezza di significazioni e interne implicazioni. I movimenti e le passioni degli innamorati che vi agiscono si avviluppano in nodi assurdi e si dipanano d'incanto, disegnando gli arabeschi d'un "sogno" apparentemente insensato, in realtà governato dal capriccio d'Amore. Introduzione di Nemi D'Agostino.
Complessa è la genesi letteraria di questa tragedia, scritta da Shakespeare nel 1602. Tra le opere ispiratrici si possono rintracciare sia il "Troilo e Criseide" di Geoffrey Chaucer sia il "Filostrato" di Boccaccio, oltre a lavori quasi contemporanei allo stesso Shakespeare quali quello scritto dallo scozzese Robert Henryson (1593). In realtà, la vicenda originaria non si trova nella mitologia greca quanto in quella medievale, in particolare nel "Roman de Troie" di Benoit de Saint-Maure. La trama è presto detta: nel corso della Guerra troiana Troilo, principe troiano (figlio di Priapo), amoreggia con Cressida, a cui giura eterno amore, poco prima che venga mandata nel campo acheo nel quadro di uno scambio di ostaggi e prigionieri. Desideroso di rivederla, Troilo si introduce di nascosto nel campo avverso e lì la vede amoreggiare con Diomede, il grande eroe acheo che avrebbe in seguito duellato con Enea. A quel punto Troilo la bolla come prostituta. La vicenda fornisce il quadro per una serie di digressioni sui temi della libertà sessuale e del pacifismo, cosa che rese per molti secoli l'opera irrappresentabile e mal digeribile dalla morale in vigore. Sarà solo nel Ventesimo secolo, in particolare a partire dagli anni Sessanta, che la tragedia andrà incontro a una più felice accoglienza da parte del pubblico. Non a caso è considerata, fra le tragedie di Shakespeare, una fra le più moderne.
"Cimbelino", rappresentato in vita dell'autore ma pubblicato solo postumo nel 1623, è un dramma romanzesco che curiosamente combina un episodio di storia britannica all'epoca della dominazione romana con una novella del Decamerone. Protagonista del dramma è la bella e innocente figlia di Cimbelino, Imogene, che si trova al centro di una complessa rete di forze che vorrebbero imporle le nozze con il figlio della matrigna. Solo dopo un'innumerevole serie di equivoci, travestimenti e colpi di scena, Imogene riuscirà a riabbracciare il marito segreto Postumo, a ricongiungersi con il padre e a propiziare una nuova alleanza tra romani e britanni. Introduzione di Nemi D'Agostino.