Perfetta nobildonna romana, corteggiata, stimata, ammirata, onorata per la sua ricchezza, per la sua straordinaria bellezza, per la sua intelligenza… ma tutto ciò non le bastò. Da ricca che era, Teresa Orsini (1788-1829) si è fatta piccola: piccola per stare in mezzo ai bisognosi, ai diseredati, ai malati poveri, davvero gli ultimi fra gli ultimi. Oltre a essere sposa e madre, Teresa andò in cerca della sofferenza per soccorrerla e per risolvere, alla radice, i problemi della malasanità romana con metodi moderni e fondando anche una congregazione religiosa, le Suore Ospedaliere della Misericordia, attivissime ancora oggi in tutto il mondo. Una laica, dunque, che pensava e agiva. Impegnata nella famiglia e nel sociale con indicazioni che molti decenni dopo il Concilio Vaticano II recepirà.
Gran parte della popolazione malata di Roma conosceva quella bellissima e ricchissima giovane signora; eppure la vedevano semplicissima nel prodigarsi a curare piaghe, dolori fisici e spirituali.
Il suo era un attivismo sereno, ma senza respiro, quasi dovesse presagire la sua precoce scomparsa, avvenuta a 41 anni d’età, consumata dall’amore per gli altri. Non a caso Teresa Orsini è conosciuta come «martire della carità».
Cristina Siccardi , nata a Torino il 2 maggio 1966, è sposata e ha due figli. Laureata in lettere moderne con indirizzo storico, ha collaborato con La Stampa e La Gazzetta del Piemonte; scrive per il settimanale Il nostro tempo e per diversi periodici culturali. È membro di alcune accademie italiane, fra cui «Paestum», «Costantiniana», «Ferdinandea» e «Archeologica italiana». Fra i titoli pubblicati ricordiamo:Giulia dei poveri e dei re. La straordinaria vita della marchesa di Barolo (1992; 19982); Maria Teresa alla conquista di Cascia. L’ineffabile avventura dell’erede di santa Rita (1993); Elena, la regina mai dimenticata(1996); Martire a vent’anni. Teresa Bracco (1998);Mafalda di Savoia. Dalla reggia al lager di Buchenwald(2000); Madre Amedea Vercellone. Fra misticismo e azione nella Torino del Seicento (San Paolo, 2001); Giovanna di Savoia. Dagli splendori della reggia alle amarezze dell’esilio(2001); Pier Giorgio Frassati. Modello per i cristiani del Duemila (San Paolo, 2002); Vivere e narrare la missione. Gian Paola Mina (San Paolo, 2003); La bambina di “Padre Pio”. Rita Montella (2003); Monsignor Luigi Talamoni (San Paolo, 2004); Santa Vincenza Gerosa(San Paolo, 2004), Santa Maria Crocifissa (San Paolo, 2005).
Due vite in una sola. Apostolica e mistica. Santa Maria Crocifissa (1813-1855), al secolo Paola Di Rosa, ha trascorso la sua esistenza nell’esercizio della carità evangelica, ma allo stesso tempo ha sperimentato dolori, passioni e gioie che rientrano nella misteriosa sfera della mistica. Fondatrice delle Ancelle della Carità di Brescia, un esercito di donne che opera con professionalità nel mondo della sofferenza più dura e più drammatica degli ospedali. La Congregazione fondata da Paola Di Rosa era indirizzata principalmente al mondo sanitario, ma in seguito si è estesa ad asili, scuole e collegi per l’educazione della gioventù, dispensari, colonie alpine e marine...
Paola era ricca, nobile; avrebbe potuto vivere negli agi, nelle comodità. Invece realizzò il suo capolavoro d’amore in soli quarantadue anni di vita.
Cristina Siccardi, nata a Torino il 2 maggio 1966, è sposata e ha due figli. Laureata in lettere moderne con indirizzo storico, ha collaborato con La Stampa e La Gazzetta del Piemonte; scrive per il settimanale Il nostro tempo e per diversi periodici culturali. È membro di alcune accademie italiane, fra cui «Paestum», «Costantiniana», «Ferdinandea» e «Archeologica italiana». Fra i titoli pubblicati ricordiamo: Giulia dei poveri e dei re. La straordinaria vita della marchesa di Barolo (1992; 19982); Maria Teresa alla conquista di Cascia. L’ineffabile avventura dell’erede di santa Rita (1993); Elena, la regina mai dimenticata (1996); Martire a vent’anni. Teresa Bracco (1998); Mafalda di Savoia. Dalla reggia al lager di Buchenwald (2000); Madre Amedea Vercellone. Fra misticismo e azione nella Torino del Seicento (San Paolo, 2001); Giovanna di Savoia. Dagli splendori della reggia alle amarezze dell’esilio (2001); Pier Giorgio Frassati. Modello per i cristiani del Duemila (San Paolo, 2002); Vivere e narrare la missione. Gian Paola Mina (San Paolo, 2003); La bambina di “Padre Pio”. Rita Montella (2003); Monsignor Luigi Talamoni (San Paolo, 2004); Santa Vincenza Gerosa (San Paolo, 2005).
Gli ultimi sovrani d'Italia hanno regnato per ventitre giorni. Erano stati preparati per il regno e, secondo gli osservatori più attenti, sarebbero stati forse i migliori che l'Italia avrebbe avuto, ma la storia si è incaricata di mutare il loro destino, quando gli italiani hanno scelto la democrazia e la famiglia reale ha scelto l'esilio. L'autrice ripercorre la vita degli ultimi sovrani d'Italia esaminando la loro storia personale, i momenti e i movimenti politici e sociali in cui si sono trovati a vivere e le decisioni. L'autrice vuole restituire il ritratto umano di Maria José e di Umberto di Savoia, collocando la loro vicenda personale nel contesto di una pagina complessa della storia italiana dell'immediato dopoguerra.
La figura del giovane Frassati nella Torino d’inizio Novecento, tra due forme di vita imprenditoriale: l’una di stampo antico, attenta ai valori della patria e dell’onestà, l’altra protesa verso forme sempre più esasperate di capitalismo. In questo scenario Pier Giorgio, il giovane erede del senatore Alfredo Frassati fondatore de La Stampa, fa la sua opzione per la dottrina sociale cattolica. Di qui l’adesione alla San Vincenzo, l’amicizia con i poveri, l’impegno nel Partito popolare, una spiritualità dell’agire operoso e solerte. Altro elemento di novità di questa biografia è l’attenzione portata alla figura del padre di Giorgio, personalità di altissima levatura che, alla morte del figlio, scopre un mondo e una dimensione per lui assolutamente nuovi. Segue anno dopo anno un approfondimento spirituale di cui ha lasciato traccia discreta in alcune lettere dirette a Giovanni Battista Montini, il futuro Paolo VI.
Cristina Siccardi, nata a Torino il 2 maggio 1966, è sposata e ha due figli. Laureata in lettere moderne con indirizzo storico, ha collaborato con La Stampa e La Gazzetta del Piemonte; scrive per il settimanale Il nostro tempo e per diversi periodici culturali. È membro di alcune accademie italiane, fra cui «Paestum», «Costantiniana» e «Ferdinandea». Ha pubblicato: Giulia dei poveri e dei re. La straordinaria vita della marchesa di Barolo (1992), Maria Teresa alla conquista di Cascia (1993), Torino: la città, l’arte e la storia (1994), Piemonte: l’arte, la natura, la storia (1994), Elena. La regina mai dimenticata (1996), Martire a vent’anni. Teresa Bracco (1998), Mafalda di Savoia. Dalla reggia al lager di Buchenwald (20002), Madre Amedea Vercellone. Fra misticismo e azione nella Torino del Seicento (San Paolo, 2001).
Caterina Vercellone nacque a Biella il 12 novembre 1610 da una ricca e aristocratica famiglia. Timida e riservata, ma d'intelligenza pronta e vivace, sin da bambina si mostrò attratta dalla vita contemplativa e a diciassette anni decise di entrare nell'ordine delle discepole di santa Chiara. Il noviziato fu tutt'altro che facile per la giovane la quale, cresciuta nell'agiatezza, mal si adattava alla vita povera e austera imposta dalla regola. Ma in questo stato di smarrimento e dubbio il Signore le venne in soccorso, concedendole la grazia di intense esperienze mistiche. Nel 1641, a soli trent'anni, suor Maria del beato Amedeo divenne madre badessa. Nel 1659 madre Amedea fu chiamata a dirigere un nuovo monastero di cappuccine a Mondovì; qui si spense a cinquantanove anni, il 12 aprile 1670, dopo una lunga infermità che le costò sofferenze indicibili, accettate con serena rassegnazione per amore di Gesù. Il suo corpo, incorrotto, è conservato nel monastero delle clarisse cappuccine di Borgo Po a Torino. Con la scorta della biografia di padre Gallizia e delle memorie della stessa madre Amedea, recentemente ritrovate, Cristina Siccardi ricostruisce qui la vicenda di questa singolare figura, sapientemente ambientandola nel quadro storico in cui si è svolta. Cristina Siccardi, nata a Torino nel 1966, laureata in lettere moderne con indirizzo storico, ha collaborato con "La Stampa" e "La Gazzetta del Piemonte".
Di fronte ad un'arte che spesso non sa più parlare a Dio e di Dio, per la prima volta viene proposto un Simposio fra intellettuali ed artisti, capace di rispondere a queste sensibili domande: l'arte contemporanea è ancora in grado di dare Gloria a Dio? È capace di avvicinare i fedeli in maniera adeguata al Cristianesimo? Conta o non conta la bellezza nell'arte sacra e nei riti liturgici? Che cosa comunicano di sacro le chiese moderne? Esiste ancora una pedagogia catechetica nei nuovi edifici di culto? Bambini e adulti, entrando nelle chiese odierne, trovano ambienti adeguati per il raccoglimento, la preghiera, l'elevazione dell'anima? Com'è possibile che la committenza ecclesiastica chiami ad operare architetti o artisti distanti dai concetti di bellezza e sacralità?