Macario/Simeone, noto anche come "Pseudo-Macario" o, tra i monaci ortodossi, "Macario il Grande", appartiene alla Siria-Mesopotamia settentrionale, e operò tra il 380 e il 430. Attraverso i suoi Discorsi e dialoghi spirituali, il nostro autore dà rilievo soprattutto allo stato di quiete (hesychia) nella preghiera. La sua spiritualità è scritturistica e trinitaria, per la grande importanza che vi assume lo Spirito Santo; è centrata sull'esperienza dell'anima liberata dal male attraverso l'evento pasquale, che lotta contro le passioni e le tentazioni. Nonostante la condanna ecclesiastica, i discorsi di Macario/Simeone hanno avuto una grande diffusione nell'oriente monastico, influenzando grandi autori spirituali come Isacco di Ninive e Simeone il Nuovo Teologo.
Quello che nella Chiesa latina rappresentano le autobiografie di santa Teresa d'Avila e di san Givanni della Croce, nella Chiesa bizantina d'Oriente trovano un riscontro significativo nella sublimità e nella forza teologica di Simeone il Nuovo Teologo. Totalmente originale è la sua "visione di Dio" e la dottrina che ne consegue.
Con questo secondo volume dei Discorsi e dialoghi spirituali, si va delineando la figura di Macario/Simeone, autore siriaco del IV sec., padre spirituale di gruppi di monaci. Da questi discorsi egli appare come il monaco di provata esperienza che diventa consigliere di altri; talvolta menziona, per lo più indirettamente, proprie esperienze; e i suoi interlocutori permettono a Macario/Simeone di esplicitare tutta la sua libertà di parola. Come in san Basilio, cui per molti aspetti Macario/Simeone è vicino, - mancano i termini monachos o monazin, e gli asceti sono chiamati "fratelli" o "cristiani" -, i suoi scritti rivelano anche una certa affinità con Gregorio di Nissa. In questo volume sono presenti anche brani del cosiddetto Asceticon (domande e risposte), in cui ritornano i temi consueti della presenza nell'uomo del peccato e dello Spirito, delle lotte spirituali, della perfezione.
Simeone nasce a Galatai, nella Paflagonia, regione dell'Asia Minore circa nel 949, da una famiglia ricca e di rango sociale elevato. Ordinato presbitero (980ca) e poi igúmeno (abate), svolge un'intensa attività di predicatore e di scrittore, che, insieme ad una diffusa notorietà, gli attira anche invidie. Per queste, viene condannato all'esilio (1009) a Crisopoli (Scutari). Richiamato nel 1010 a Costantinopoli, preferisce rimanere in Asia, dove erige un suo monastero (S. Marina). Qui muore nel 1022. Instancabile scrittore è autore di numerose opere. Nei 10700 versi degli Inni, Simeone ci lascia la sua autobiografia mistica nella quale l'Autore parla di sé, ma al tempo stesso si trascende per presentare un modello universale di perfezione. Pensiero ricorrente è l'invito ad una piena adesione a Dio e di un'immersione in Lui; una proposta di vita che rifugge da accomodamenti ed esige integralità.