Nella storia d'Europa il 2015 sarà ricordato come l'anno della Grande Migrazione Intercontinentale, il processo attraverso cui milioni di persone provenienti da diversi paesi dell'Africa e dell'Asia, sospinte dalla miseria, da guerre e devastazioni, si sono messe in marcia verso il nostro continente sperando di trovarvi salvezza e benessere. Tra una generazione o due sarà possibile valutare la dimensione e l'effetto di questo processo, tuttavia è chiaro fin d'ora che essa costituisce uno dei tratti forti di quel Nuovo Mondo che la globalizzazione sta modellando. Dal punto di vista civile, politico, culturale, insomma dal punto di vista dell'identità europea (democratica, laica, paritaria, critica, produttiva), questa ondata quasi interamente islamica importerà una varietà di differenze difficilissime ad assorbirsi, e ancor più a integrarsi.
Con la posta elettronica si tende a mentire molto di più che parlando. Scrivendo sms si risvegliano i pollici intorpiditi invece di usare i più evoluti indici, ma si ottiene una prosa sciatta e approssimativa, che deve sostenersi con l'aiuto di "faccine". Informazioni che tenevamo a mente (a partire dai numeri di telefono) sono trasferite su memorie esterne, indebolendo per conseguenza la nostra. Insomma, i media che ci circondano (e che formano quella che questo libro chiama mediasfera) modificano in profondità le nostre abitudini, il nostro uso del corpo e soprattutto le operazioni della nostra mente. Inoltre, ci interpellano in modo perentorio e irresistibile, inducendoci a esser "connessi" senza interruzione, perfino maniacalmente. "Presi nella rete" con fitti riferimenti al passato, la mente ai tempi del web, cioè i cambiamenti che la mediasfera produce nella mente, una rivoluzione inavvertita che è ancora più vasta e penetrante di quella che Platone paventava nel Fedro a proposito dell'avvento della scrittura. Il riassestarsi della gerarchia degli organi di senso, il sorgere di inedite forme di intelligenza, la metamorfosi del testo scritto e la virtuale scomparsa del concetto di "autore", gli slittamenti del modo di leggere e scrivere, la nascita di forme di vita "fasulle" che si scambiano di continuo con quelle "reali", le torsioni nel modo di raccontare storie, sono solo alcune delle dimensioni di questa rivoluzione.
Il 10 settembre 1649, da un porto olandese, un viaggiatore straordinario si imbarca per Stoccolma. Chi invita in Svezia René Descartes è la regina Cristina. A Stoccolma, che vive uno dei suoi autunni più gelidi e cupi, Descartes incontra amici fidati (l'ambasciatore di Francia Chanut e sua moglie Emilie), molta gente singolare (il pittore Machado, inetto nella pittura ma poeta esperto) e moltissima malfida. Rintanato in casa, isolato da tutti, in attesa della chiamata della regina, si rende conto che solo la vanità lo ha indotto al durissimo viaggio. A sostenere Descartes è la corrispondenza che tiene con mezza Europa, in particolare con la principessa Elisabetta, oggetto di una straordinaria passione intellettuale: a lei dà consigli filosofici, medici e politici e confida la sua speranza di ritorno. Nel contempo però commette imperdonabili errori, come dedicare alla regina il trattato "Le passioni dell'anima" che ha scritto per Elisabetta. Ma in un'alba di ghiaccio, mentre aspetta di esser ricevuto dalla regina, Descartes ha il malore che lo conduce a morte. Nella narrazione delle sue ultime ore, fatta a più voci, in un'insostenibile concitazione si affacciano tutte le interpretazioni, anche le più perturbanti. "Le passioni dell'anima" racconta tutto questo con un'impercettibile tessitura di testi autentici, interpolazioni e apocrifi, doppiando così nella scrittura una storia in cui il vero e il falso, il detto e il non detto s'intrecciano senza posa.