Fin dall'inizio, in Gen 1,1, «Quando in principio Dio creò il cielo e la terra...», la Bibbia ebraica introduce il lettore nella sua modalità espressiva più rilevante: quella narrativa. Se il racconto della Bibbia si inscrive nella grande tradizione dei racconti umani, mettendo in atto gli universali dell'arte narrativa, se ne distingue anche per alcuni tratti particolari, legati alla singolarità del suo progetto. Dopo una rapida premessa alla storia di questo approccio, si caratterizza il modello narrativo della Bibbia e si presentano gli elementi costitutivi della sua arte di raccontare. Un capitolo dedicato al carattere composito della letteratura biblica offre un raccordo con il metodo storico-critico, impostazione che ha segnato l'esegesi biblica in maniera notevole. Nel capitolo finale si riflette sulla dimensione storiografica della Bibbia ebraica e si mostra come l'arte di raccontare molte storie sia legata alla sua pretesa di raccontare la Storia.
Quaranta brevi prose poetiche per entrare a Gerusalemme: percorrere le sue mura, contare le sue torri, attraversare le sue porte. E per scoprire la verità del versetto: «Ma di Sion si può dire: in lei è nato ogni uomo» (Salmo 87, 5).
Libro da portare con sé e bussola di chi la porta, la Bibbia ha qualcosa di "portabile". Se il suo polo di attrazione è il luogo santo, Gerusalemme, la Bibbia fa anche del camminare lo "spazio" - anch'esso santo - dell'esperienza di Dio. Lo testimoniano le figure di Abramo, di Mosè e di Elia e, per ultima, quella di Gesù, l'"uomo che cammina" e mette in cammino. Tuttavia, tra le strade della Bibbia e quelle dei suoi lettori, le prime da percorrere sono le parole della Scrittura: il primo pellegrinaggio è la lettura.
Ogni scrittura è ispirata si propone di avviare una discussione rinnovata tra biblisti e teologi a proposito dell’ispirazione della Scrittura. I primi interrogano il dato dell’ispirazione a partire dalla loro pratica esegetica e lo mettono al vaglio delle metodologie esegetiche, comprese le più recenti. I secondi evidenziano come la teologia abbia bisogno dello studio della Scrittura per conoscere il mistero del Dio che rivela se stesso e la sua volontà salvifica. Entrambi dibattono con libertà e reciproco ascolto per convergere infine sul fatto che solo una Scrittura ispirata si rivela anche ispirante, nell’ambito di letture credenti. La comunicazione della vita ai lettori è l’ispirazione riuscita, portata a compimento.
Peter Dubovsky s.j. è professore di esegesi dell’Antico Testamento al Pontificio Istituto Biblico, dopo avere studiato presso il medesimo Istituto e presso la Harvard Divinity School. Membro dell’International Association for Assyriology, ha partecipato a diverse campagne di scavo nel Vicino Oriente. Esperto di storia dell’Israele antico, ha pubblicato Hezekiah and the Assyrian Spies: Reconstruction of the Neo-Assyrian Intelligence Services and Its Significance for 2 Kings 18-
19 (2006), oltre a numerosi articoli apparsi su riviste internazionali.
Jean-Pierre Sonnet è professore di esegesi dell’Antico Testamento alla Pontificia Università Gregoriana ed editor della collana «Le livre et le rouleau» (Lessius, Bruxelles); è specializzato in teoria letteraria. Accanto a raccolte di poesie (Il canto del viaggio, Qiqajon 2009), le sue pubblicazioni includono The Book within the Book: Writing in Deuteronomy (Brill 1997) e il capitolo sull’esegesi narrativa nel Manuale d’esegesi dell’Antico Testamento (Dehoniane 2010).
Una prosa poetica che, riflettendo sulla devozione dei credenti per il Corpo di Cristo, si mette in ascolto della voce di Dio nel corpo dell'uomo.
A differenza della letteratura del Vicino Oriente antico, che per i suoi racconti fondanti utilizza l’epica in versi, la Bibbia fa ricorso a un altro espediente letterario: la prosa narrativa. Perché? Probabilmente perché solo la prosa narrativa, con la sua dinamica complessa e aperta, consente la rappresentazione del sottile rapporto tra la libertà divina e quella umana che si confrontano nella storia. Sulla scena del racconto, nella semplicità e nella complessità dell’intreccio, nello spazio e nel tempo della interazione tra i personaggi, assistiamo anche a ciò che sfugge alla rappresentazione del discorso in versi dell’epopea e al discorso speculativo, all’incontro tra il progetto di Dio e la libertà degli esseri umani.
Un nuovo approccio alla Scrittura, che può trovare consensi anche in un lettore a-religioso, ma sensibile al fattore letterario.
Destinatari
Studiosi biblici.
Autore
Jean-Pierre Sonnet è professore di esegesi dell’Antico Testamento alla Pontificia Università Gregoriana ed editor della collana «Le livre et le rouleau» (Lessius, Bruxelles); è specializzato in teoria letteraria. Accanto a raccolte di poesie (Il canto del viaggio, Qiqajon 2009), le sue pubblicazioni includono The Book within the Book: Writing in Deuteronomy (Brill 1997) e il capitolo sull’esegesi narrativa nel Manuale d’esegesi dell’Antico Testamento (Dehoniane 2010).
Rut nella Nuova versione della Bibbia dai testi antichi, con testo a fronte e un ricco apparato di introduzione, note e commento. Curata da noti biblisti italiani, la collana riprende ex-novo e amplia il coraggioso progetto della Nuovissima versione della Bibbia dai testi originali. I singoli libri biblici vengono riproposti in una nuova versione che, oltre ad avere i testi antichi a fronte, è accompagnata da un accurato apparato testuale-filologico e da un ampio commento esegetico-teologico. La serie è diretta da Massimo Grilli, Giacomo Perego e Filippo Serafini.
Jean-Pierre Sonnet è professore di esegesi dell’Antico Testamento alla Pontificia Università Gregoriana, nonché editor delle collane «Le livre et le rouleau» (Lessius, Bruxelles) e «Lectio» (GBPress - San Paolo); è specializzato in teoria letteraria.