Gli angeli sono presenti e in piena attività durante tutta la celebrazione dell'Eucarestia: da San Michele quale angelo dell'Eucarestia all'apparizione dell'angelo ai Pastorelli di Fatima, dalla liturgia alle preghiere...
Questo testo presenta il racconto dell'apparizione di San Michele in Messico all'indio Diego Lazaro scritto nel 1692 dal gesuita Francisco de Florentia a oltre sessant'anni dai fatti. Nel villaggio messicano di Santa Maria della Natività viveva un giovanissimo indio di circa 16 anni, considerato da tutti un giovane buono e virtuoso, il suo nome era Diego Lazaro. A lui, il 25 aprile del 1631, apparve, durante una processione, l'Arcangelo San Michele.
Archistratega, capo supremo delle milizie celesti, principe degli angeli, campione del Bene e simbolo della lotta comtro il Male nella quale si gioca tutta la nostra esistenza, guida delle anime nell'aldilà, entità dotata di poteri taumaturgici, patrono delle acque, abitatore dei luoghi alti e delle caverne: tutto questo è l'arcangelo Michele, il cui nome significa "Chi come Dio?".
Questa ricerca su Santa Francesca Romana e gli angeli avalla la teoria dei sette angeli, che fornisce un’interpretazione del ruolo di San Michele meno contraddittoria rispetto alla tradizione ortodossa dell’angelologia. Moltissimi e autorevoli testi di angelologia, infatti, indicano San Michele come appartenente al coro degli Arcangeli (il secondo coro più basso tra le schiere angeliche), pur affermando che egli ne sia il capo. Appare tuttavia come un’evidente incongruenza che il capo degli angeli possa appartenere a uno dei cori più bassi delle gerarchie angeliche. Le visioni della Santa Romana smentiscono appunto questo assunto e rivelano la perfetta coerenza espositiva con la quale Santa Francesca scrutava il misterioso mondo ultraterreno.