Che bisogno c'è mai che il mondo esista, si chiedeva Guido Gozzano. Partendo da esperienze vissute, che da un lato comprendono sessantacinque anni di felice vita coniugale, e dall'altro il diabolico dramma di un figlio ormai gravemente malato, l'autore propone una sua spiegazione originale: se Dio è tutto in tutti, come diceva San Paolo, che cos'è l'individuo che, per sua natura, si distingue da tutto il resto? Chi si trova a vivere in prima persona drammatiche esperienze che ricordano Giobbe, non fatica a credere che l'inferno si trovi su questa terra, come dicevano Schopenhauer o Italo Calvino. L'unico modo per non farsi travolgere è imparare a intrecciare insieme felicità e angoscia, è riuscire a sorridere anche con la morte nel cuore. Contrario non significa contrapposto: il vero contrario del bene non è il male (che da solo non esiste) ma bene e male mischiati assieme. "Per questo io che sono buono e cattivo a un tempo capisco di essere il contrario di Dio" dice l'autore. Le deduzioni sono paradossali: "da quando l'ho scoperto, la speranza non mi ha più lasciato" aggiunge "perché ho capito che la mia vita serve a dimostrare quel che Dio non è".
Questo libro nasce e si sviluppa attraverso un dialogo per e-mail con un giovane interlocutore riguardo che cosa si può credere al giorno d’oggi, sebbene ci sia una gran differenza tra credere e aver fede: il credere riguarda immagini e descrizioni legate al razionale, mentre aver fede è un’attrattiva che si avverte nell’intimo.
Partendo dal fatto che le abbondantissime violenze che infestano il pianeta dipendono in gran parte dal persistere di tante, troppe immagini divine violente, che dividono anziché pacificare, il testo approfondisce il senso del valore d’insieme (richiamandosi anche alle tesi di Teilhard de Chardin e di Panikkar) per scoprirne via via i riscontri pratici nella vita quotidiana.
Ne scaturisce un quadro organico e originale che scopre molti punti comuni tra panteismo e Dio personale, e anche tra temi di attualità come evoluzionismo e creazione. Il risultato è sorprendente: tutta la realtà assume nuovi significati, che secondo l’autore sono perfettamente compatibili con Vangeli e Tradizione, recuperando i simboli essenziali della fede e consentendo una piena adesione a Cristo.
Sintesi di una vita dedicata alla ricerca di senso, l’argomentazione si sviluppa in forma semplice, anche se affronta e tenta di descrivere una realtà assai complessa.
Punti forti
Un tempo apocalittico come il nostro, con un futuro denso di minacce, anziché spaventare potrebbe anche essere un’opportunità straordinaria per liberarsi da ammuffiti luoghi comuni, e per rinnovare i significati autentici della fede. Oggi non si può più credere a certe immagini teologiche obsolete; e tuttavia l’ateismo non appare meno assurdo.
Destinatari
Quanti avvertono il richiamo della fede, o s’interrogano sull’esistenza, ma non possono più credere a immagini contraddittorie o stereotipate, e neppure a un semplicistico nichilismo.
Autore
Antonio Thellung, nato nel 1931, felicemente sposato, padre, nonno e pluribisnonno, vive a Roma. Ha svolto diversi lavori: fondatore di comunità, ricercatore, pilota d’auto, pittore, scrittore, per molti anni si è dedicato all’assistenza di malati terminali. Per saperne di più: www.antoniothellung.it. Principali volumi pubblicati: Il vangelo secondo mio nonno (Gabrielli, 1997), Accanto al malato... sino alla fine (Ancora, 1998), La morale coniugale scompaginata (Cittadella, 1999), Un po’ meno della verità (Borla, 2001), Il sapore dell’amore compiuto (Gribaudi, 2002), Con la Chiesa oltre la Chiesa (Cittadella, 2002), Quel che resta del Mattino (Paoline, 2003), La conversione dei buoni (con Alberto Maggi, Cittadella, 2004), Nel nome di un Cristo clonato (Gribaudi, 2005), Elogio del dissenso (La Meridiana, 2007). Nella stessa collana L’inquieta felicità di un cristiano (Paoline, 2009).
La sindrome dei buoni sta nel sentirsi dalla parte giusta. Secondo i luoghi comuni, i cattivi dovrebbero convertirsi per diventare buoni. In realtà, tutti dobbiamo convertirci, per diventare figli. Ma i cattivi, paradossalmente, seguono vie più facili. Quale spazio avrà il cristianesimo nel futuro? Esso sarà finalmente maturo, quando i cristiani sapranno mostrare concretamente il volto di Gesù, senza neppure nominarlo.ro di sé il messaggio dell'opera.