Si può ancora incontrare Dio nella "società liquida"? La secolarizzazione e la scristianizzazione dell'Occidente sono segno della fine dei tempi o soltanto della fine di un'epoca e dell'inizio di un'altra? La società plurale e relativista è il nemico da combattere innalzando barriere e muri oppure può diventare l'occasione per annunciare il Vangelo in modo nuovo? La fine della civiltà cristiana e la difficoltà a trovare un comune denominatore nei "valori" e nella morale "naturale" segnano l'impossibilità di un dialogo tra credenti e non credenti o richiedono che questo sia proposto in forme nuove? Di fronte a una situazione che per certi versi assomiglia a quella degli inizi del cristianesimo, chi crede in Gesù come è chiamato a vivere? Don Julián Carrón è da dodici anni alla guida del movimento di Comunione e Liberazione. Ha avuto il compito non facile di raccogliere il testimone da don Luigi Giussani, il quale, pur non avendo inteso «fondare niente», diede vita a un movimento che come tutte le realtà nuove ha fatto e fa discutere. In questo suo primo libro-intervista dialoga con il vaticanista Andrea Tornielli, non tanto con l'obiettivo di affrontare i temi più spinosi e interni alla vita di CL e della Chiesa, che pure non mancano in questo libro con domande e risposte scomode, ma anzitutto per raccontare qual è lo sguardo del movimento sul momento storico che stiamo vivendo, per riproporre - senza linguaggi autoreferenziali o per addetti ai lavori già "fidelizzati" - quale sia il nucleo essenziale della fede cristiana. Con particolare attenzione alla dinamica con cui il cristianesimo si è comunicato e si comunica. Il dialogo schietto che il lettore troverà in queste pagine non è una biografia di don Julián Carrón e neppure un saggio sulla realtà ciellina. Rappresenta piuttosto il tentativo di porre e suscitare domande, per scoprire o riscoprire i contenuti del cristianesimo, chiedendosi se e come possano essere interessanti e nuovamente testimoniati in una società non ancora post-cristiana, ma già ben avviata a diventarlo.
"Francesco, ripara la mia casa", così si racconta la chiamata del poverello di Assisi, e così Jorge Mario Bergoglio ha accolto la sua elezione al soglio pontificio con la scelta di un nome che mai nella storia un papa aveva osato imporsi. Il nuovo pontefice, eletto a sorpresa dopo un Conclave di soli cinque scrutini, si è imposto all'attenzione del mondo scardinando i protocolli e infondendo al proprio stile umanità, semplicità e speciale attenzione nei confronti dei non credenti. Attraverso le parole e le idee, le testimonianze e i ricordi personali di papa Francesco, il vaticanista Andrea Tornielli tratteggia la personalità di un uomo di Dio, figlio di immigrati, mite e cordiale, che ha fatto della radicalità evangelica e del messaggio della misericordia i pilastri della sua azione pastorale, in un paese, l'Argentina, da sempre tormentato da squilibri sociali ed economici. Nel racconto di una vita emergono le chiavi per comprendere la novità di un pastore capace di incarnare quelle istanze di rinnovamento da tempo presenti nella Chiesa universale. In una recentissima intervista, rilasciata proprio a Tornielli, il cardinal Bergoglio aveva indicato nell'autoreferenzialità, nella vanità e nel carrierismo i mali più gravi della Chiesa. L'inizio del suo pontificato fa presagire un nuovo cammino, quello di una Chiesa missionaria e vicina alla gente. Un compito che unisce papa, clero e popolo di Dio: insieme.