I tre fratelli Gambi, proprietari di una bottega antiquaria di libri e oggetti, hanno abdicato ai loro impegni e alla loro responsabilità lasciandosi andare a un placido autodistruttivismo edonistico e regressivo. Vivono alla giornata, continuamente minacciati dalla bancarotta, fino a quando il fallimento economico li travolge senza alcuno sconto. Il capolavoro di Tozzi, ispirato da una storia vera, si dipana sullo sfondo di una città aspra di inizio Novecento, Siena, ed è caratterizzato da uno stile aderente alla realtà e da una lingua schietta e regionale, che emerge con forza in dialoghi mirabilmente espressivi.
Il romanzo, scritto nel 1913 e pubblicato nel 1919, è la storia di un amore tormentato e di chiara ispirazione autobiografica: il protagonista, Pietro Rosi, è un giovane sognatore e riflette le passioni dello stesso scrittore; il padre di Pietro, Domenico, non è altro che la trasfigurazione letteraria del vero padre di Tozzi; Anna, affetta da turbepsichiche, donna fragile e morta in giovane età, si ispira alla madre; e infine Ghìsola prende vita da Isola, una ragazza amata dallo scrittore. Pietro affronta con totale dedizione questo amore, "con gli occhi chiusi" appunto, ma si scontrerà presto con l'amara realtà: con il disincanto finirà la sua gioventù. "Il personaggio femminile è la grande riuscita del romanzo. Ghìsola è un autentico polo di attrazione sessuale" (Carlo Cassola).
Il romanzo si svolge nel cuore di Siena, nella libreria ereditata da Giulio, Niccolò ed Enrico Gambi. I tre fratelli, che vivono di espedienti, scivolano verso la rovina economica e l'autodistruzione falsificando la firma di un amico sulle cambiali a garanzia dei debiti contratti. Ma non possono sfuggire al tragico epilogo che li travolgerà. Scritto sul finire del 1918 in pochi giorni, Tre croci uscirà nel 1920, poche settimane prima della morte dello scrittore. Nel romanzo Tozzi tocca il vertice della propria arte, fatta di profonda capacità di analisi psicologica, di potenza descrittiva e di schietto realismo. "Il capolavoro di Tozzi" (Giuseppe Antonio Borgese). "L'ultimo capitolo è il più bello del romanzo, e un capolavoro in senso assoluto" (Carlo Cassola).