Se, come scrisse A. Rivaroli, “la speranza è un prestito fatto alla felicità”, è pur vero che essa ci avvia, come ha scritto, nella sua celebre ode, Alessandro Manzoni “pei floridi sentieri della speranza ai campi eterni, al premio che i desideri avanza...” (Il 5 maggio).
Il cammino da percorrere e il Premio da conquistare sono stati chiaramente indicati da Benedetto XVI: “Non si darà mai un giorno in cui l’uomo rinuncerà a sperare, in cui smetterà di essere colui che, sperando, aspira a quell’infinitamente grande – cioè Dio stesso – che trascende tutto ciò che è del mondo”.
Fedor Dostoevskij nel suo celebre romanzo, "L'idiota", fa chiedere al protagonista se sia stato lui a proferire la frase: "La bellezza salverà il mondo" ed egli, infine, risponderà che la bellezza è un'enigma. E la Bellezza è tale perché ha la sua origine in Dio che è Mistero: "È un'emanazione della potenza di Dio, un riflesso della Sua Luce perenne, uno specchio senza macchia della Sua attività" (Sap 7,25-26). Egli l'ha diffusa in tutte le sue opere lasciando in esse profusa la Sua immagine e impronta.
Noi custodiamo dentro di noi un grande tesoro, “tesoro racchiuso.
pero, in un vaso di creta’, che manifesta tutta la fragilità della nostra natura. Nella misura in cui, questa abbandona la crisalide della caducità e finitudine, propria della creatura umana e si apre all’azione di Dio, scoprirà ricchezze inesprimibili.
Slanciandosi nell'amplesso del Suo Mistero, essa, rinata a nuova vita, per mezzo dei doni dello Spirito Santo, fruirà, nel centro della propria anima, di incanti inenarrabili di esaltazione: pregustazioni di vita eterna.
Silvia Tripaglia è nata a Imperia nel 1942. Laureata in filosofia, ha esercitato la professione di insegnante per circa venti anni, di cui sette in qualità di insegnante di religione, avendo conseguito il Diploma Accademico Magistero in Scienze Religiose. Con le Edizioni Segno ha già pubblicato “Gesù uomo-Dio nella veste di un laico”, “Giustizia e perdono”, “Il senso della Fede, l'uomo davanti a Dio’, “Il testimone’, “Il vino nuovo”, “Aspettando il futuro, “Affinché siano uno’, “Il sogno” e “La Grazia”.
Non si capisce la vita cristiana di ogni giorno senza memoria. Il cristiano è un uomo di memoria, perché la vita cristiana non incomincia oggi: continua oggi, fare memoria è ricordare tutto; è custodire il ricordo di quanto Dio ha fatto per noi (Papa Francesco). Così dice la Scrittura al riguardo: “I tuoi pensieri sono molti, se li credo finiti, con te sono ancora”. Sta a noi collaborare all’opera di Dio affinché la realtà dell’oggi diventi nel futuro profezia già tutta compiuta nel Suo primordiale disegno.
Silvia Tripaglia è nata a Imperia nel 1942. Laureata in filosofia, ha esercitato la professione di insegnante per circa venti anni, di cui sette in qualità di insegnante di religione, avendo conseguito il Diploma Accademico Magistero in Scienze Religiose. Con le Edizioni Segno ha già pubblicato “Gesù: uomo-Dio nella veste di un ‘laico’”, “Giustizia e perdono”, “Il senso della Fede”, “L’uomo davanti a Dio”, “Il testimone”, “Il vino nuovo”, “Aspettando il futuro” e “Affinché siano uno”.
Molte sono le attività dell’uomo. Esse coinvolgono la sua vita sociale, politica, etica e religiosa. Ma la più preziosa, la più importante, come sostenne Aristotele, è la contemplazione. Essa procura all’uomo serenità e pace, essendo esente da inquietudini e preoccupazioni a differenza delle altre, avendo come oggetto il conseguimento del Sommo Bene.
Il contemplativo è l’uomo per gli uomini, “l’uomo per la gente”. Egli ha accantonato le sue preferenze, le sue aspettative e gratificazioni. E’ l’uomo per l’altro, il cui desiderio è quello di servirlo, non per guadagnarlo a sé, ma a Dio.
La Sapienza ha invitato i suoi commensali a convito. Venite, tutto è pronto, grida, ho preparato “un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati... chi non ha denaro venga ugualmente; comprate e mangiate senza denaro e senza spesa vino e latte. Perché volete spendere il vostro denaro per ciò che non sazia?” (Is 25;55). Ma essi non ne furono degni e andarono ognuno per la loro strada. Dio invita tutti al banchetto della comunione con Lui, il biglietto da visita è “un cuore contrito e umiliato”, che è l’abito di nozze per entrare alla sua Festa, perché “il prostrarsi davanti a Lui eleva, il prostrarsi davanti agli idoli (invece) avvilisce e abbassa” (San Giovanni Crisostomo).
Noi non saremo tutti chiamati a testimoniare con il sacrificio del sangue, ma la nostra missione ci obbliga a donare tutta la nostra vita senza riserve. L’essenziale è che decidiamo veramente di seguire Cristo e di testimoniarlo senza posa di fronte agli uomini, anche se non ci è possibile conoscere in anticipo i sacrifici che questa imitazione di Gesù Cristo esigerà certamente da noi.
Così disse Giovanni Paolo II: “I santi sono i testimoni visibili della santità della Chiesa. Sono i santi che la Chiesa beatifica e canonizza, ma anche tutti i santi nascosti, anonimi: essi salvano la Chiesa dalla mediocrità, la riformano dal di dentro, direi per contagio, e la trascinano vero quel che essa dev’essere”.