I Salmi messi in ritmo, per poter meglio essere utilizzati all'interno del percorso liturgico comunitario: questo il senso di un salterio moderno, fedele allo spirito del testo. Un classico dell'orazione contemporanea che pesca nella tradizione più feconda. Un testo dedicato "a tutti gli uomini che amano la poesia, che riflettono sul mistero dell'esistere e del morire, che sperano e si indignano, insomma, che vivono da uomini... si sono volute offrire centocinquanta chiavi per l'ingresso nelle stanze del Salterio. Ora tocca al lettore di entrare e sostare".
Un percorso profondamente meditato attraverso l’anno liturgico, riletto come dovrebbe essere, un tutt’uno che compenetra la vita personale e quella ecclesiale; un percorso esistenziale prima ancora che rituale, in cui avvento, quaresima, tempo di Pasqua e giorni “ordinari” scandiscono il ritmo della vita umana e credente. Un Turoldo assorto e dedicato completamente al commento della parola di Dio, intesa però sempre come freccia che giunge precisa a colpire i nostri giorni, il nostro tempo. A distanza di quarant’anni da quando furono pronunciate, queste omelie svelano ancora oggi tutta la loro attualità, che è la medesima dell’annuncio evangelico. Poiché, come si chiede padre David stesso, in apertura del libro: «In quale anno, mese, giorno? Nessuno può fissare una data, sia pure approssimativa, nessuno può segnare un confine di tempo e di spazio all’azione divina... Il calendario di Dio non combacia con quello dell’uomo. Tu puoi attardarti dietro a mille programmi, distribuire secondo gli anni le tue speranze... Ma un giorno egli verrà. Verrà. Questa la promessa certa, definita, anche se è incerta l’ora, il minuto».
Dialogo tra cielo e terra raccoglie i testi omiletici che padre David ha scritto negli ultimi anni della sua vita. L'antologia di brani arriva fino al 1992, anno che lo vide mancare all'affetto dei fratelli e dei fedeli che continuavano a frequentare la sua predicazione. Le meditazioni attraversano l'anno liturgico e sono un continuo incrociarsi dei temi cari a Turoldo e della proposta cristiana. Quello che emerge da queste pagine è un padre David più pacificato con il mondo e in lotta con l'esperienza della malattia.
Il filo conduttore di questo volume che raccoglie interviste, riflessioni e poesie, è la fede, il credere. La fede è un cammino, insegna Turoldo, difficile e con continui andirivieni: è una lotta interiore, che però ha come meta la perfetta realizzazione umana. È una battaglia che vale la pena combattere. In occasione del centenario della nascita, "Biblioteca Turoldo" ripropone in una nuova edizione i testi di padre Turoldo insieme a pagine rare, da tempo fuori commercio, offrendo così un percorso tra le sue varie sfaccettature: credente, autore, poeta e predicatore.
Il Fuoco di Elia profeta ci introduce al Turoldo omileta, con testi scritti a cavallo tra il 1986 e il 1990. Questo volume raccoglie 19 omelie e momenti di scambio con i fedeli, oltre a un testamento spirituale di cui si ripropone anche l'originale olografo. Si tratta di una testimonianza dal grande valore spirituale e un'ottima occasione di incontro con il pensiero del sacerdote-poeta.
Il diavolo sul pinnacolo è una lunga meditazione sulle tentazioni di Gesù nel deserto e sul tema della presenza del male nel mondo. Padre David passa in rassegna, una per una, le tentazioni di Matteo per condurre a una riflessione attualissima sulla scelta radicale del cristiano che non può negare l'evidenza del male né può accettarne la presenza senza prendere posizione. Uno dei testi più appassionati del Turoldo saggista cristiano. In occasione del centenario della nascita, "Biblioteca Turoldo" ripropone in una nuova edizione i testi di padre Turoldo insieme a pagine rare, da tempo fuori commercio, offrendo così un percorso tra le sue varie sfaccettature: credente, autore, poeta e predicatore.
«Il giorno in cui ebbi in mano il copione de La terra non sarà distrutta e lo ebbi letto, fui colto dapprima da sgomento per la potenza della tematica affrontata e, quindi, da smarrimento di fronte ad un testo ove diversi tipi di linguaggio si intersecavano (da quello squisitamente teatrale, a quello cinematografico e infine a quello solenne e disteso della poesia religiosa); ma insieme, quasi a contrappunto e a sfida, fui solleticato dalla lusinga di realizzare uno spettacolo tutto da inventare.»
(testimonianza del regista della prima rappresentazione nel 1962, Gianni Gregoricchio)
«Ricordo una immediata felicità interpretativa – cosa che a teatro capita molto raramente – che faceva sì che io mi sentissi... protetto dal ruolo, perché percepivo dentro quelle parole una sorta di palpito indefinibile ma rassicurante. Chiaro, La passione di san Lorenzo racconta di conflitti, sofferenze, difficoltà, angosce, ma è percorsa da una grande serenità, ed è proprio questo che io sentivo, come se mentre dicevo e recitavo quelle battute ci fosse dietro di me una specie di grande mano protettrice. Un testo poetico, insomma, con una grande anima, pro­fondamente sentito, motivato...»
(testimonianza di Egisto Marcucci, attore)
Meditazioni antoniane di David Maria Turoldo proclamate nel lontano 1965, nella Basilica del Santo, a Padova, in occasione della tradizionale Tredicina, cioè i giorni precedenti la festa del 13 giugno. Una parola, la sua, integra e tagliente: riascoltata ora, a cinquant'anni di distanza, non ha perso forza e verità. Pensieri sempre nuovi capaci di viaggiare nel tempo con estrema vitalità, poesia e audacia.
La povertà di cui Turoldo celebra il mistero e la cui profezia invoca che si realizzi, la povertà rivendicata come un valore, come portatrice non di morte ma di vita, è quella che invece di abbattimento, può essere beatitudine, invece che spossessamento può essere acquisto, invece che espressione della "nera esistenza del male", può essere il segno del "bianco mistero della grazia e dell'amore divino".
«Io sono ritornato a Giobbe, perché non posso vivere senza di lui, perché sento che il mio tempo, come ogni tempo, è quello di Giobbe; e che, se ciò non si avverte, è solo per incoscienza o illusione. Io sono ritornato a lui, perché da lui ho ricevuto l'unica soluzione possibile della mia vita.»
La parabola di Giobbe, per dire che l'uomo deve trovare liberamente e consapevolmente il suo modo di stare o sostare nella vita, storia e luogo dove si svolge l'esistenza, in relazione necessaria con le presenze e le assenze, con il senso e il non-senso, con il disfacimento e la costruttività, con le speranze e le disperazioni, con l'accoglienza e la ribellione; sapendo così, l'uomo, di far emergere un filone di speranza che scorre sotterraneo, nel cuore
segreto delle cose, che gli appartiene ed è sempre altro, viene da altrove e tende altrove, è presente e vivo nelle sue viscere come un gemito generativo e inenarrabile, ma non è lui stesso. Parabola di Giobbe, per ridirci il modo ammirevole, grande e paziente con cui padre David è stato sulla terra, credendo umilmente e tenacemente sperando
Le riflessioni pressoché inedite di padre David svolte negli anni '90 in diverse occasioni, con una particolare attenzione al periodo quaresimale e pasquale. Pensieri per i laici, pensieri di pace e pensieri a voce alta rivolti ai giovani, il libro è il frutto del lavoro di alcuni amici di Turoldo, persone vicine a Città Aperta, associazione socio culturale in Cittadella di Padova, che hanno recuperato i testi dei suoi interventi pronunciati dal vivo.