Gli strilli di un bambino infrangono l’atmosfera di un grande magazzino alla vigilia delle feste. E dall’enorme costume rosso di Babbo Natale riemerge Madut, il ragazzo del Sudan, l’uomo nero.
In fuga dalla sua terra in fiamme, figlio di una popolazione di pastori, i dinka, Madut è giunto attraverso strade insolite e rocambolesche fino a Roma, per trovare il suo angolo di quotidianità in una lavanderia a gettone. Nella Città Eterna di Madut sogni e speranze, risate e dolori, desideri e negazioni si mescolano, si incontrano, si scontrano. Storie di immigrati e di prostitute, di poliziotti e di preti, in un balletto di vite che va in scena sul palcoscenico di una metropoli dal volto bonario ma densa di insidie, soprattutto se hai la pelle di un altro colore.
Una voce poetica e forte, appassionata e suggestiva. Una riuscita alchimia di relazioni e personaggi che sa tratteggiare vicende straordinarie e minuscole, esistenze sospese tra passato e presente, tra qui e altrove, che si fondono e si confondono con quelle del nostro Paese. Tutte insieme, nella scatola che custodisce i calzini spaiati che Madut ritrova nei cestelli della sua lavanderia.
Mentre i bagliori dei bombardamenti continuano a punteggiare il cielo di Baghdad, un giovane uomo cammina sui tetti a terrazza della città che sembra avvolta in un tempo dilatato e sospeso. Nessuna voce, nessun rumore se non quello dei tuoni sordi che rimbombano confusi e intermittenti sullo sfondo della scena. L’uomo avanza nel nulla, come un miraggio, poi con la mano afferra un bastone lungo e sottile celato dietro a un muretto. Non appena lo alza, decine di piccioni spuntano dal niente del cielo e iniziano a danzare attorno a quel bastone, al ritmo di una musica che nessun altro può sentire.
Fahim, questo è il nome del giovane uomo, a un tratto si ferma e guarda il cielo. Una piccola piuma bianca scende svolazzando e lui apre la mano per accoglierla. Un gesto semplice, che lo riporta indietro nel tempo, a quando era un bambino. Al giorno in cui suo fratello Ali gli ha regalato una fionda fatta con le sue mani, per sottrarlo ai suoi sogni a occhi aperti. Quello è il giorno in cui tutto è cambiato. Un piccolo dramma in mezzo a quelli grandi della sua terra, un evento che ha trasformato per sempre la sua vita, chiudendogli una strada e aprendogliene altre, inaspettate.
Raccontando la storia di Fahim e della sua famiglia, il suo prezioso mistero, i suoi dolorosi e deliziosi segreti, queste pagine narrano anche quella di un paese millenario, in bilico tra la raffinatezza e la sensibilità delle tradizioni mistiche sufi e il dramma insensato della guerra.