Jean-Pierre Vernant e altri studiosi come Marcel Detienne e Pierre Vidal-Naquet, oltre a delineare una panoramica delle istituzioni militari e a elaborare il ritratto psicologico del combattente, definiscono qui il ruolo, lo statuto sociale e il significato stesso della guerra nella civiltà greca.
Il mondo miceneo, il sistema classico e l’epoca ellenistica costituiscono i tre momenti in cui si articola il nuovo volto della guerra. Nel mondo miceneo, essa sembra costituire una funzione specializzata. Con la polis classica, la guerra diventa “politica” e l’attività guerriera si confonde con la vita in comune del gruppo. In epoca ellenistica, la guerra si separa dalla politica, per assumere la forma di un’attività professionale al servizio dei sovrani.
Per un greco dell'antichità, cosa significa essere se stesso di fronte agli altri? Perché negli occhi dell'essere amato è la propria immagine che l'amante vede riflessa in uno specchio? Come è possibile scoprire la propria identità senza perdersi nel desiderio dell'altro? E come mai si ritrova lo stesso corpo a corpo nella guerra come nel sesso? Vernant conduce il lettore tra i duelli sotto le mura di Troia, con Ulisse sedotto da Calipso, tra i giovani spartiati educati a frustrate e fra perplessi ateniesi che cominciano a gustare il gusto proibito della filosofia. Sospeso tra le Parche e la gloria dell'eroe, tra Eros e annientamento, l'uomo greco scopre le premesse dell'individualismo moderno.
Dalla libertà degli antichi a quella dei moderni, dall'uomo religioso arcaico a quello politico: è un viaggio di due millenni che Vernant propone in questo volume, in cui analizza le trasformazioni epocali della politica e dell'immaginario.