«Merito di Vivarelli è di avere mostrato tutta la complessità del quadro, in un'indagine che esige lettori attenti, curiosi, che non si accontentino» Roberto Pertici In questa fondamentale opera in tre volumi che ha accompagnato per più di cinquant'anni il suo itinerario intellettuale e umano, Roberto Vivarelli rilegge la storia dell'Italia postunitaria mostrando come il fascismo sia il frutto, non la causa, delle debolezze dello Stato liberale, incapace di gestire la propria trasformazione in Stato democratico dopo l'avvento del suffragio universale. Orientata da tale ipotesi interpretativa e sorretta da una rigorosa documentazione, questa opera è molto più di una cronaca delle vicende italiane tra il 1918 e il 1922: al di là della guerra, infatti, il problema delle origini del fascismo trova qui la sua definizione nell'intero contesto della storia politica, istituzionale e sociale dell'Italia dopo l'Unità. Questo primo volume copre il periodo fra l'ultimo anno di guerra e l'impresa dannunziana di Fiume nel settembre 1919.
«Merito di Vivarelli è di avere mostrato tutta la complessità del quadro, in un'indagine che esige lettori attenti, curiosi, che non si accontentino» Roberto Pertici In questa fondamentale opera in tre volumi che ha accompagnato per più di cinquant'anni il suo itinerario intellettuale e umano, Roberto Vivarelli rilegge la storia dell'Italia postunitaria mostrando come il fascismo sia il frutto, non la causa, delle debolezze dello Stato liberale, incapace di gestire la propria trasformazione in Stato democratico dopo l'avvento del suffragio universale. Orientata da tale ipotesi interpretativa e sorretta da una rigorosa documentazione, questa opera è molto più di una cronaca delle vicende italiane tra il 1918 e il 1922: al di là della guerra, infatti, il problema delle origini del fascismo trova qui la sua definizione nell'intero contesto della storia politica, istituzionale e sociale dell'Italia dopo l'Unità. Questo secondo volume riprende la narrazione dall'inaugurazione della nuova Camera, il 1º dicembre 1919 per concludersi con la fine, nell'ottobre del 1920, dello sciopero agrario nel Bolognese.
«Merito di Vivarelli è di avere mostrato tutta la complessità del quadro, in un'indagine che esige lettori attenti, curiosi, che non si accontentino» Roberto Pertici In questa fondamentale opera in tre volumi che ha accompagnato per più di cinquant'anni il suo itinerario intellettuale e umano, Roberto Vivarelli rilegge la storia dell'Italia postunitaria mostrando come il fascismo sia il frutto, non la causa, delle debolezze dello Stato liberale, incapace di gestire la propria trasformazione in Stato democratico dopo l'avvento del suffragio universale. Orientata da tale ipotesi interpretativa e sorretta da una rigorosa documentazione, questa opera è molto più di una cronaca delle vicende italiane tra il 1918 e il 1922: al di là della guerra, infatti, il problema delle origini del fascismo trova qui la sua definizione nell'intero contesto della storia politica, istituzionale e sociale dell'Italia dopo l'Unità. Questo terzo e ultimo volume prende le mosse dalla «rinascita dei Fasci», dopo la sconfitta elettorale del novembre 1919 e la successiva crisi organizzativa e ideologica, e si conclude nel novembre del 1922, con Mussolini che presenta il suo governo e il suo programma politico, prima alla camera a poi al senato.
"Sono figlio di un morto ammazzato": questa è la "confessione" che dà avvio al libro in cui Roberto Vivarelli racconta per la prima volta, con partecipazione ma anche con stupefacente lucidità, la sua esperienza di repubblichino adolescente. Il padre di Vivarelli fu ucciso dai partigiani jugoslavi nel 1942. Alla caduta del fascismo e dopo l'8 settembre 1943, rimanere fascisti per i due figli sarà anche una questione di fedeltà all'ombra paterna. Ma dal 1948 egli avvierà una propria "ricostruzione" culturale e politica, che lo condurrà su posizioni assai lontane da quelle di partenza. Ma solo dopo mezzo secolo riuscirà a far combaciare le stagioni della propria vita e a vedere il filo unitario che le lega.
A lungo si è considerato il fascismo come il prodotto della crisi europea successiva alla glande guerra. In questa sua fondamentale opera Vivarelli rilegge invece la storia dell'Italia postunitaria mostrando che il fascismo è il frutto, non la causa, delle debolezze dello Stato liberale, incapace di gestire la propria trasformazione in Stato democratico dopo l'avvento del suffragio universale. Un fallimento le cui ragioni vanno ricercate indietro nel tempo, anche se fu effettivamente la guerra a creare le condizioni perché esso si manifestasse con effetti dirompenti. Orientato da tale ipotesi interpretativa e sorretto da una rigorosa documentazione, questo lavoro è molto più di una cronaca delle vicende italiane tra il 1918 e il 1922: al di là della guerra, infatti, il problema delle origini del fascismo trova qui la sua definizione nell'intero contesto della storia politica, istituzionale e sociale dell'Italia dopo l'Unità.
A lungo si è considerato il fascismo come il prodotto della crisi europea successiva alla grande guerra. In questa sua fondamentale opera Vivarelli rilegge invece la storia dell'Italia postunitaria mostrando che il fascismo è il frutto, non la causa, delle debolezze dello Stato liberale, incapace di gestire la propria trasformazione in Stato democratico dopo l'avvento del suffragio universale. Un fallimento le cui ragioni vanno ricercate indietro nel tempo, anche se fu effettivamente la guerra a creare le condizioni perché esso si manifestasse con effetti dirompenti. Orientato da tale ipotesi interpretativa e sorretto da una rigorosa documentazione, questo lavoro è molto più di una cronaca delle vicende italiane tra il 1918 e il 1922: al di là della guerra, infatti, il problema delle origini del fascismo trova qui la sua definizione nell'intero contesto della storia politica, istituzionale e sociale dell'Italia dopo l'Unità.
A lungo si è considerato il fascismo come il prodotto della crisi europea successiva alla grande guerra. In questa sua fondamentale opera Vivarelli rilegge invece la storia dell'Italia postunitaria mostrando che il fascismo è il frutto, non la causa, delle debolezze dello Stato liberale, incapace di gestire la propria trasformazione in Stato democratico dopo l'avvento del suffragio universale. Un fallimento le cui ragioni vanno ricercate indietro nel tempo, anche se fu effettivamente la guerra a creare le condizioni perché esso si manifestasse con effetti dirompenti. Orientato da tale ipotesi interpretativa e sorretto da una rigorosa documentazione, questo lavoro è molto più di una cronaca delle vicende italiane tra il 1918 e il 1922: al di là della guerra, infatti, il problema delle origini del fascismo trova qui la sua definizione nell'intero contesto della storia politica, istituzionale e sociale dell'Italia dopo l'Unità.
Al fascismo, alle sue origini e alla sua collocazione all'interno della storia nazionale Vivarelli ha dedicato la massima parte della sua opera di storico, mettendo anche in gioco qualche anno fa, in una sofferta testimonianza, le radici autobiografiche del suo impegno scientifico. Questo nuovo volume si concentra su due nodi centrali: la cultura del fascismo, cui è dedicato il saggio principale, e la guerra civile 1943-45 con le relative, accese controversie storiografiche cui Vivarelli prende parte con forte vigore polemico. Il volume è introdotto da un ampio saggio che, fra bilancio storiografico e autobiografia intellettuale, riflette sulle insufficienze dei conti che il nostro paese ha fatto con il suo passato fascista.
"Sono figlio di un morto ammazzato": questa è la "confessione" che dà avvio al libro in cui Roberto Vivarelli racconta per la prima volta, con partecipazione ma anche con stupefacente lucidità, la sua esperienza di repubblichino adolescente. Il padre di Vivarelli fu ucciso dai partigiani jugoslavi nel 1942. Alla caduta del fascismo e dopo l'8 settembre 1943, rimanere fascisti per i due figli sarà anche una questione di fedeltà all'ombra paterna. Ma dal 1948 egli avvierà una propria "ricostruzione" culturale e politica, che lo condurrà su posizioni assai lontane da quelle di partenza. Ma solo dopo mezzo secolo riuscirà a far combaciare le stagioni della propria vita e a vedere il filo unitario che le lega.