Pubblicato in forma anonima nel 1764, "Dei delitti e delle pene" di Cesare Beccaria rappresenta una tappa essenziale nell'evoluzione del diritto sostanziale e processuale penale, tanto da far considerare il suo autore uno dei fondatori della scienza della legislazione. Seguita in questa edizione dal famoso Commento di Voltaire, l'opera viene presentata da Roberto Rampioni, noto avvocato penalista italiano. Il merito di Beccaria consiste nell'aver condensato in modo organico e completo in questo piccolo rivoluzionario opuscolo tutte le critiche maturate nell'alveo del pensiero illuminista contro gli eccessi e gli orrori del pensiero inquisitorio del tempo, in particolare la tortura e la pena di morte. Le cronache giudiziarie dei nostri giorni ci rendono consapevoli della straordinaria attualità dell'insegnamento autenticamente "liberale" di Beccaria.
Nei romanzi filosofici di Voltaire sembra essersi cristallizzato lo spirito di un intero secolo: l'arguzia, l'eleganza, il culto delle buone maniere e dell'intelligenza che caratterizzano il Settecento trovano in essi la loro espressione più compiuta e perfetta, ma contemporaneamente si armano di vis polemica, di satira accusatoria, di amara ironia per combattere, come afferma Giovanni Macchia, la battaglia "in difesa della ragione, della civiltà, della cultura" che un regime sempre più antico, dissoluto e cieco ferocemente avversava per salvaguardare l'eternità dei propri privilegi. Dopo aver scritto "Zadig", il suo primo romanzo, Voltaire non abbandonerà mai più questo genere letterario che gli assicurò l'immortalità. Attraverso romanzi e racconti come "Micromegas", "Candido" o "La principessa di Babilonia" egli contribuì in maniera decisiva alla diffusione dei Lumi, la cui filosofia, unendosi alle rivolte popolari, portò a quello sconvolgimento epocale che fu la Rivoluzione francese. La sua penna caustica smascherò impietosamente gli idoli dell'oscurantismo: dietro lo schermo delle allegorie orientaleggianti o delle maschere burlesche, l'intento critico delle sue opere narrative è così evidente che risulta impossibile separarle dagli scritti più apertamente militanti come il "Dizionario filosofico", il cui stile è altrettanto vivace e ricco di invenzioni argute. Con una introduzione di Valentino Parlato e un saggio di G. B. Angioletti.