Il saggio della Weil sui partiti politici e sulla loro aspirazione totalitaria, che risulta oggi di grave attualità, viene proposto nella traduzione e con il commento del grande sociologo Franco Ferrarotti, che per primo scoprì e propose in Italia questo testo.
«Forse non immagini nemmeno - scriveva Simone Weil all'amica Albertine Thévenon - cosa voglia dire concepire tutta la propria vita davanti a sé e prendere la risoluzione ferma e costante di farne qualcosa, di orientarla da cima a fondo, con la volontà e col lavoro, in un senso determinato». Come testimonia l'ampia scelta di testi proposti in questo volume, la vita di Simone Weil è stata uno sforzo prolungato per dare forma a quel «qualcosa» senza il quale esistere non avrebbe per lei avuto senso. La quantità di problemi sociali, politici, storici, filosofici, religiosi affrontati con estrema lucidità nel vivo dei conflitti, dà la misura del compito che si era prefissa, avendolo precocemente individuato come l'impegno cruciale richiesto dalla crisi epocale dell'Occidente.
Le note diaristiche tracciate da Simone Weil su un quaderno nei mesi della sua esperienza come operaia tra 1934 e 1935 non erano certo destinate alla pubblicazione. Edite postume nel 1951, fecero da premessa a una raccolta di saggi e lettere sulla condizione operaia, rendendo così evidente la connessione fra un'esperienza di vita tanto anomala e la serie cospicua di analisi, riflessioni e proposte operative parimenti fuori schema per rivoluzionari e conservatori. Tale scelta ha tuttavia condizionato la lettura del Diario di fabbrica, riducendolo a pura registrazione del vissuto dell'autrice o a mero documento sull'oppressione subita dagli operai, e ne ha intralciato la percezione come opera narrativa di straordinario valore artistico per forma e contenuti, a condizione che lo si legga a s~ stante. Questo è per l'appunto l'intento con cui lo si ripropone in una nuova traduzione basata sull'edizione critica delle Oeuvres complètes, arricchita da un apparato di note che fa luce sul contesto storico e sulle procedure di lavoro nell'industria dei primi decenni del XX secolo.
«Che cosa ho guadagnato in questa esperienza? [...1 Un contatto diretto con la vita...».
«Se scrivessi un romanzo, farei qualcosa di totalmente nuovo».
Simone Igéil
Gli scritti di Simone Weil sul colonialismo (quasi tutti inediti in italiano), sollevano impetosamente il velo sulla miope gestione politica di un problema la cui soluzione la Weil avvertiva come fondamentale affinchè i paesi che, come la Francia, si ispiravano a principi di libertà ed uguaglianza, potessero affrontare in modo credibile il montante totalitarismo. Le sembrava particolarmente tragico che, proprio negli anni del Fronte popolare e delle sinistre al potere, la politica coloniale della Francia non fosse cambiata, perseverando nell'opprimere popoli di altra storia e cultura in spregio delle loro identità e dignità, così come la Germania nazista aveva iniziato a fare nei confronti degli stessi popoli europei.
A quasi settant’anni dalla morte di Simone Weil e dalla tragedia bellica si è perduto il significato epocale degli eventi e delle scelte che allora si consumarono. Al punto che per le nuove generazioni essi non hanno rilevanza maggiore di fatti ben più remoti, il che rende loro difficilissima ogni comprensione critica del presente. Simone Weil, di cui ricorre nel 2009 il centenario dalla nascita, ha rappresentato uno dei punti più alti della coscienza critica tra le due guerre per il rigore della sua analisi della storia e della cultura occidentale, e per l'acutezza di un pensiero applicato ad investigare le questioni cruciali di un'epoca che è ancora per l'essenziale la nostra. Il saggio di Giancarlo Gaeta, e la scelta dei testi che l’accompagnano ripercorrono le tappe della sua vicenda esitenziale tra militanza politica e l’impegno intellettuale nel ripensare i fondamenti di una rinnovata vita sociale e spirituale sul fondamento di una originale visione religiosa.
Singolare testimonianza di un'insegnante d'eccezione, le lettere di Simone Weil dirette ad alcune ex allieve di liceo offrono i tratti essenziali del suo magistero al di fuori dell'aula scolastica. In un clima di affettuosa sollecitudine e di pacata gravità si toccano temi molteplici: i rischi degli slanci del cuore, il modo di condurre gli studi, il valore autentico dell'istruzione, la valutazione della situazione politica con precisi riferimenti alle vicissitudini personali dell'autrice, dall'esperienza di fabbrica al rischio incombente della persecuzione razziale.