«È più facile che un cammello passi per la cruna d'un ago, che un ricco entri nel regno di Dio»: questo passo del Vangelo di Marco è senza dubbio uno di quelli su cui tutti i cristiani si sono prima o dopo interrogati. Proprio a partire da esso, Adriana Zarri sviluppa la sua riflessione sul tema della povertà, chiamando in causa dall'Antico e dal Nuovo Testamento episodi e personaggi salienti - Abramo e Isacco, Zaccheo, Lazzaro, Marta e Maria, il figliol prodigo, la giovane adultera... - per far giustizia di sovrastrutture, semplicismi e interpretazioni non aderenti ai valori essenziali della tradizione cristiana. Attraverso la «narrazione teologica» che è stata la cifra distintiva della sua originalissima opera, in questo testo la Zarri riepiloga così i temi cardine della sua spiritualità, dando vita a una densa meditazione scritturistico-sapienziale sull'insegnamento di Cristo ritenuto più importante: imparare a essere poveri, intendendo la povertà come accettazione del limite umano e capacità di rendersi vuoti per la chiamata dello Spirito. «Liberaci dall'indigenza che è un vuoto vuoto - scrive l'autrice - e dacci la povertà che è un vuoto pieno, un vuoto ricco, un deserto fiorito, un cammello che passa dalla porta; dacci quella povertà che è ricchezza colma di te e di ogni bene della terra. [...] Dacci, quindi, Signore, la tua povertà ricca; liberaci dalla segregazione e dacci la solitudine e il silenzio, densi di Amore e di Parola, ricchi di Spirito e di Verbo. Perché il solitario non è un misantropo, ma uno che alberga l'amicizia; il silenzioso non è un muto, ma uno che alberga la parola; e il povero non è un indigente, ma uno che semina ricchezza; e il ricco non è chi molto possiede, ma chi tutto ha perduto e ritrovato».
"La preghiera è il centro di ogni religione, l'anima di ogni pietà, il respiro di ogni fede. Credere e pregare sono, in fondo, la stessa cosa. La fede è preghiera che ascolta; la preghiera è fede che parla. Pregare non significa anzitutto parlare, ma ascoltare. Da questa preghiera come ascolto nasce la fede, che a sua volta diventa preghiera come parola. Adriana Zarri, in questo volume che reca come sottotitolo 'Raccolta di preghiere da tutte le fedi', ha accettato la sfida del monoteismo (se così vogliamo chiamarla) e ha messo insieme tante voci diverse rivolte all'unico Dio, provenienti dai più disparati orizzonti religiosi. Dal profondo Pozzo di Giacobbe l'Autrice attinge preghiere cristiane (sono la maggioranza), ebraiche, musulmane (una di Maometto stesso), indù, dei Maya, degli Akon africani, del Bhagavadgìtà, nonché di tribù animiste. Sincretismo? In nessun modo. Contaminazioni? Neppure. Sono tutte preghiere rivolte al 'Tu' divino, all'Ineffabile dai molti nomi. Provengono da molte religioni, ma la fede, come atteggiamento di fondo davanti a Dio, è simile in tutte le religioni, per quanto diverse queste possano essere tra loro. Del resto, anche all'interno di ogni singola religione, c'è una pluralità straordinaria di voci, dettate da altrettante esperienze di preghiera, nate in tempi e contesti diversissimi, spesso anche da ispirazioni diverse, ma che si integrano perfettamente come le voci di un unico coro." (Paolo ricca)