Quando parliamo di omosessualità, di cosa stiamo parlando? La risposta parrebbe scontata, ma non è così. Spesso non è così nemmeno per colui che, come seminarista o come prete che si interroga sul proprio orientamento sessuale, vive in una condizione che, non di rado, non sa decifrare o ritiene di non riuscire ad affrontare. Confrontarsi, poi, dentro e fuori la Chiesa, è reso oltremodo difficile da un dibattito che oggi, frequentemente, scade nel conflitto e finisce per creare opposti schieramenti. Il fatto di riconoscersi in uno schieramento, apparentemente mette ordine; paradossalmente può condurre a maggiore confusione e disorientamento. Accade così ogniqualvolta si intende rinchiudere l'umanità di una persona - dunque pure la sua ricchezza e il suo carisma - negli spazi angusti delle «etichette». Siano quelle che siano. Il testo intende procedere in un senso interpretativo e non riduttivamente diagnostico. L'orientamento sessuale non può essere esaminato alla stregua di un tratto isolato della personalità, ma va compreso all'interno di un sistema i cui attori sono la persona, ma pure il suo contesto. La sua valutazione in una prospettiva vocazionale, perciò, non può prescindere dalla valutazione del bene evangelico che la persona nel suo contesto è condotta a esprimere. Prefazione di Luca Bressan.
«Il tema del ministero sacerdotale è stato sempre attuale nella Chiesa, ma oggi lo è in modo particolare. Situazioni nuove hanno gettato un'ombra dolorosa sul sacerdozio cattolico, ponendo all'intera comunità ecclesiale una sfida molto impegnativa. In questo contesto è urgente dedicare una rinnovata attenzione alla formazione dei candidati al sacerdozio, non solo dal punto di vista spirituale, ma anche da quello umano. È necessario incoraggiare tutta la comunità cristiana a ritrovare il giusto sguardo di attenzione e di amore per i suoi sacerdoti. Proprio per questo non solo la Scrittura, ma anche i Padri della Chiesa continuano ad essere una fonte di ispirazione» (dalla Presentazione di p. Federico Lombardi S.I.). Nasce così questo libro, offerto alla lettura di sacerdoti e laici, perché tutti conoscano meglio il dono di Dio.
Un confessore di ieri e uno di oggi campeggiano sulla copertina di questo libro. Dall'altro lato della grata ieri c'erano molti penitenti. Oggi, quanti ce ne sono? Le ricerche sociologiche e il senso comune ci dicono che la Confessione - nonostante le esortazioni dei Papi - non gode di buona salute. Ma se si va a verificare sul campo, non mancano le sorprese. Aldo Maria Valli ha sentito la voce di chi amministra il sacramento, o dovrebbe amministrarlo, e di chi lo riceve o vorrebbe riceverlo o non lo riceve più. Alla fine di questa inchiesta - che non ha pretese scientifiche - almeno un dato è evidente: la Confessione, a causa delle sue molte e complesse componenti, non è un sacramento "in crisi" da oggi, ma lo è da sempre, specie se con la parola crisi intendiamo non uno stato patologico, ma la ricerca di forme più efficaci di celebrazione.
Interventi autorevoli su temi scottanti, per il Sinodo sulla famiglia e l'inizio del Giubileo.
Strumento pratico di consultazione e approfondimento per i confessori. Nuova edizione con aggiornamenti normativi, magisteriali, pastorali.
«Il sacramento della Penitenza è in crisi». È il ritornello più frequente che si sente nelle facoltà teologiche, ma anche nelle parrocchie. L’osservatore superficiale registra il calo della frequenza unicamente come sintomo della crescente disaffezione da parte dei fedeli, ma il disagio va letto anche come segnale di una crisi di identità teologica della confessione post-tridentina. Da questo punto di partenza muove l’articolato e denso dossier di saggi raccolti nel volume, che rilegge con occhi nuovi la dottrina e la prassi della Penitenza: un «dramma» festoso, in cui si muovono «agenti-attori» divino-umani, che si lasciano, si incrociano, si intrecciano, si abbracciano. Un invito a rimettersi «alla scuola del sacramento» anche rinnovandone le forme celebrative, non tanto per tornare ad avere i confessionali pieni, quanto soprattutto per una maggiore fedeltà al «vangelo della riconciliazione».