"Secondo la testimonianza di Filone Alessandrino, gli antichi monaci erano in effetti dei terapeuti. Il loro ruolo, prima di condurre all'illuminazione, era di guarire la natura, di metterla nelle migliori condizioni per poter ricevere la grazia, poiché la grazia non contraddice la natura, ma la reintegra e la completa. È quello che appunto fa Evagrio, indagando con estrema meticolosità i meccanismi che sottendono ai processi mentali e le cause remote dei nostri pensieri, emozioni e atteggiamenti di vita. A partire dalla loro rigorosa indagine, suggerisce i rimedi opportuni, così da pervenire a quella libertà interiore che è presupposto alla pace del cuore e all'intima comunione con Dio" (Dalla Prefazione di Andrea Schnöller).
John Main (1926-1982) è entrato a far parte dell'Ordine dei Benedettini dopo aver prestato la sua opera in Estremo oriente con il British Colonial Service ed essere stato lettore di Diritto Internazionale presso il Trinity College di Dublino. Ha fondato il Priorato Benedettino di Montreal ed ha dato vita ad una comunità spirituale diffusa in tutto il mondo e legata dalla comune pratica quotidiana della meditazione silenziosa. Questo libro tratta della Preghiera pura. Preghiera pura significa il trascendimento di tutti i pensieri e le immagini. Non guardare verso Dio, ma dentro Dio. Significa vedere Dio con la visione priva d'immagini della fede, cioè il potere (e il dono) che realizza la nostra unione con Cristo che prega in noi.
Un'insolita leggerezza caratterizza questi racconti terapeutici: quella del linguaggio quotidiano e della conversazione amichevole. Il parlare come tutti, senza obblighi o condizionamenti tecnici, toccando solo i punti fondamentali della sfera emotiva porta con sé un'aria di libertà, ed è forse questo a mettere a suo agio i pazienti che si raccontano attraverso una breve fiaba, costruita mettendo in rapporto fra loro tre parole. Una procedura che implica un cambio di strategia nell'approccio psicologico: questo, come scrive l'autrice nelle pagine introduttive, consiste nel non andare più in cerca delle cause della malattia o del disagio esistenziale, ma nel vedere piuttosto come questo possa evolversi.
"La Bhagavad Gita, o il canto di Dio, è un classico della spiritualità che, pur provenendo dalla tradizione indù, non appartiene solo agli indù, ma a tutto il mondo. Fa parte del patrimonio spirituale dell'umanità. [...] Ci sono moltissime persone oggi in Occidente, cristiane e non, che sono attratte dalla Gita e da altri classici della spiritualità orientale, ma che non sanno nulla del retroterra di questi testi e che hanno bisogno di una guida che le aiuti a comprendere l'importanza che essi potrebbero avere per le loro vite. Questo commento è stato scritto per persone come queste, che non vogliono uno studio accademico della Gita, ma desiderano utilizzarla come una guida pratica per la loro vita spirituale. Oggi stiamo comprendendo che nessuna religione può sussistere da sola. Facciamo tutti parte di una stessa umanità ed abbiamo bisogno di condividere le scoperte delle diverse tradizioni religiose del mondo."
La Vita di Teresa di Gesù, qui stampata nella sua prima traduzione italiana, va letta in un'ottica speciale: un fedele e grande amico della Santa scrive di lei, da autentico cronista, tramandando così un parallelo preciso al "Libro delle Fondazioni" scritto da Teresa stessa, arricchendolo di aneddoti e di particolari che incuriosiscono e ne rendono sapida la lettura. I registri di Giuliano sono essenzialmente due: lo spirituale: egli, coglie già da allora, quelli che saranno considerati i capisaldi della dottrina di Teresa, la ritiene già Santa, intravede quella che, nei secoli, si rivelerà la grande mistica, capace di decifrare il nodo della relazione Dio-io; peraltro lo sentiva affermare dalla stessa consapevolezza della Fundadora; l'umoristico: da fine osservatore quale Julián è, coglie aspetti, sfumature che trasferisce nella sua prosa fedele e aderente ai fatti, ma sempre mossa e divertente negli aneddoti. Sempre con il sorriso divertito sulle labbra.