Crocevia fra Oriente e Occidente, Israele è uno Stato giovane con una storia millenaria alle spalle e un compito universale per il futuro: la costruzione della pace. Democrazia priva di una costituzione, affascinante mix di antico e moderno, le sue istituzioni si reggono sul patto su cui sin dai tempi biblici si fonda la convivenza della collettività ebraica. Due i piani su cui si pongono i contraenti: quello fra gli uomini e quello fra l'Onnipotente e gli uomini. La tensione fra terra e cielo, immutata da secoli mentre il mondo vive un'attesa gravida di incognite, fa di Israele il teatro delle contraddizioni irrisolte del nostro tempo e lo investe di una speciale responsabilità . La pace non deve in ogni caso apparire utopistica: essa è patrimonio intrinseco di un'etica millenaria trasmessa agli ebrei, della quale essi devono essere continuatori, poiché alla loro storia è da sempre strettamente legato il compimento dei disegni di Dio sul mondo. (pp.176)
Un libro che fa ridere, pieno di barzellette e di battute spiritose. Ma l'argomento è serio: figure, luoghi e modi di un popolo - quello ebreo della diaspora - il cui genocidio è stato anche un genocidio culturale: ha significato la morte di un intero mondo, un grave impoverimento collettivo. E' la tesi brillantemente argomentata nel volume attraverso le fonti originali (pp. 240).