Raymond Carver è un grande scrittore. Le ragioni del suo successo vivono nello spazio di tensione di una vita, fatta di «caldo sangue e nervi», come scriveva Cechov, autore tra i più amati dallo scrittore americano. Con Carver la realtà quotidiana non è solo la scena, il luogo dove si svolgono le vicende, ma è il protagonista autentico delle storie. Il profilo di Carver preparato da Antonio Spadaro è uno strumento ideale per comprendere l'inquietudine metafisica dello scrittore statunitense, il senso profondo del suo minimalismo e la forza, per molti versi ancora inesplorata, della sua poesia.
Un'indagine sull'indagatore più famoso di tutti i tempi: questo libro informatissimo ci mette sulle tracce di Sherlock Holmes con garbo e con dovizia di particolari (di «indizi», per dirla con parole sue). È un viaggio nel mondo creato da Arthur Conan Doyle alla scoperta di un personaggio più vivo che mai, continuamente rivisitato dal cinema e dalla letteratura, il più grande investigatore di tutti i tempi che da 130 anni continua a risolvere nuovi casi; ma è anche la biografia di un uomo che avrebbe voluto ottenere la fama e la gloria per mezzo dei romanzi storici, e che invece finì involontariamente per reinventare e rendere opera d'arte il romanzo giallo. Scopriremo i legami con il metodo diagnostico dei medici, il fatto che Conan Doyle un po' ce l'aveva con Holmes, la profondità di ragioni e di idee, ma anche di turbamenti, che si nascondono sotto l'apparente levità di quelle storie avvincenti. E alla fine si capisce che in gioco c'è niente di meno del problema del male e di come affrontarlo, e che i gialli, almeno «questi» gialli, sono una metafora della condizione umana.
"I classici sono libri senza tempo, raccontano la gioia e il dolore, sono l'immagine di noi stessi: sono il frumento, il nostro pane quotidiano... Il mistero della letteratura è il mistero della vita". La necessità dei classici per comprendere il nostro tempo. La felicità della lettura. La riscoperta di un Canone diverso: sono solo alcuni dei temi toccati da questa intensa conversazione (da Omero a Dante, da Pasternak a Fenoglio) tra Giampiero Neri, decano e "maestro in ombra" della poesia italiana, e un discepolo più giovane che da lui ha appreso l'Abc della scrittura.
Alla riscoperta di Pirandello al di là degli schemi, delle forzature, dei pregiudizi di tanta critica letteraria, Fighera demolisce lo stereotipo a cui vennero ridotti il suo pensiero e la sua opera e contro cui si scagliò lo stesso Pirandello nell’articolo «Abbasso al pirandellismo!», andando incontro al drammaturgo proprio a partire dalla sua vita privata, dalle numerose lettere (alla famiglia, alla moglie Antonietta Portulano, all’attrice Marta Abba, ai figli, in particolare a Lietta) e dalle ultime testimonianze del nipote Pierluigi. Risponde poi a diverse domande e curiosità: tra le altre, che fine hanno fatto davvero le sue ceneri dopo il funerale? Ma anche: perché gli è stato attribuito il Premio Nobel? Quale discorso pronunciò alla cerimonia? Che rapporto aveva con il più celebrato scrittore della sua epoca, ovvero D’Annunzio? Sotto esame è l’intera produzione di Pirandello, il cui leit motiv è la ricerca dell’autenticità dell’io e della verità: che cosa può davvero riaccendere l’uomo, far sì che l’io viva pienamente e non semplicemente esista «come i molluschi, le farfalle, i ragni»? Esistono delle verità nell’àmbito religioso, politico e artistico? In queste pagine alcune risposte che compaiono nella vastissima produzione pirandelliana.
Qual è la cantica più bella? Come inoltrarsi nel nuovo linguaggio del Paradiso dantesco senza perdere la sfida di continuare il viaggio esistenziale intrapreso nelle cantiche precedenti? Davvero la Commedia è superata dal punto di vista teologico? Come ha potuto Dante conoscere il Big bang? Qual è la biblioteca da cui attinge il Sommo poeta per la composizione del Paradiso? Esistono simbologie nascoste e richiami simbolici non da subito avvertibili? Ovvero è possibile rintracciare un disegno particolare in questi trentatré canti? Da queste e da altre domande parte il percorso di Fighera che conclude la trilogia sulla Commedia. In un testo agevole e sciolto l'autore non si sofferma solo sui personaggi e sui canti più famosi del Paradiso (come accade per lo più nei saggi sulla terza cantica), ma intende raccontare l'intero viaggio, dall'Eden fino alla salita attraverso i nove Cieli dove Dante incontra i santi che gli si fanno incontro scendendo dall'Empireo: nella vita quotidiana, un'avventura che introduce una speranza nuova e insegnamenti sempre vivi.
Davvero il Purgatorio è un'invenzione medievale, come sosteneva Le Goff? Quali testi letterari prima di Dante descrissero il viaggio nel Purgatorio? Il secondo volume della trilogia di Giovanni Fighera dedicata alla Commedia dantesca risponde a queste e ad altre do-man-de per inoltrarsi poi in questa cantica bellissima, pur-troppo non sempre apprezzata quanto l'Inferno. Ri-tornano la luce, il cielo stellato, la notte a testimoniare che l'ansia di redenzione che si è manifestata nelle anime purganti anche solo per un istante in terra trova risposta nell'infinita misericordia divina. Dominano gli affetti, le amicizie, il senso della coralità e della comunità. Dante viator incontra i grandi amici già defunti, i poeti che gli sono stati maestri nell'arte della scrittura, attraversa le sette balze dei vizi capitali dovendo, infine, dire addio al maestro Virgilio e ritrovare Beatrice nel Paradiso terrestre. Nell'Eden perduto, però, le sorprese non sono finite. Il viaggio di Dante è la nostra stessa avventura della lotta quotidiana nel cammino verso la piena felicità.
Quando concepì Dante la stesura della Commedia? Davvero gli ultimi tredici canti del Paradiso erano andati perduti? Qual era la reale visione politica dell'autore? Chi era Beatrice? Perché il sommo poeta si sentiva investito di una missione? L'indagine di Fighera risponde a tante domande e curiosità. Soprattutto, però, una domanda attraversa il libro: perché dovremmo leggere la Commedia a settecento anni dalla sua composizione? Tradotta in tutte le lingue del mondo, essa è apprezzata ovunque. Eppure i dati sullo studio del capolavoro dantesco nelle scuole superiori e nelle università in Italia denunciano già un grave abbandono, a fronte di un interesse da parte del pubblico che non è mai scemato in questi anni. Per questo c'è la necessità di un testo come "Tre giorni all'Inferno" che permetta di affrontare l'intero percorso di Dante (dalla selva oscura alla visione delle stelle dell'emisfero australe) con un'attenzione ai versi del capolavoro, ma, nel contempo, con uno sguardo vivo al significato esistenziale del viaggio che l'autore ci suggerisce di affrontare, oggi, con lui.
"Questo libro di Giovanni Fighera entra nel vivo della crisi della modernità, e analizza i fondamenti che l'hanno prodotta e che tuttora ne producono gli sviluppi in modo veramente impressionante": la libertà sciolta dai valori e dalla verità, la parcellizzazione del sapere, il relativismo, l'ideologia scientistico-tecnicistica. "Fighera si fonda soprattutto su testi di poeti e di letterati, che dimostra di conoscere molto bene, citando in modo puntuale molti loro passi particolarmente significativi". Così si esprime Giovanni Reale nella Prefazione, mentre Gianfranco Lauretano nell'Invito alla lettura soggiunge che attraverso un documentato percorso storico (dall'antichità alla contemporaneità) si delinea la "questione che l'autore ritiene fondamentale: senza il Mistero, il mondo è più piccolo e assurdo, soprattutto la parte più interessante del mondo, cioè l'io, la persona". L'uomo, come dimostra la sua storia, soprattutto in questa età post-moderna, non è autosufficiente, non è in grado di salvarsi da solo. Bisogna fondare un nuovo umanesimo, che per Fighera deve riscoprire Dio e riappropriarsi della legge morale universale guardando di nuovo alla ragione umana non più intesa in modo riduttivo. "Questo Tu che ha creato il mondo apre le porte all'amore, vero fulcro della conoscenza, e all'appartenenza a esso, per cui la solitudine che contraddistingue i contemporanei è sconfitta con l'adesione e l'appartenenza alla Verità."