"Puffo ha deciso di mettere per iscritto le sue esperienze ed emozioni. Sa benissimo di non essere il primo gatto "autore" di una biografia. Ma questo non gli interessa affatto. Ciò che gli preme è dare ordine ai suoi pensieri, alle sue faccende quotidiane, ai piccoli e grandi problemi che assillano un gatto confinato essenzialmente dentro le quattro mura di casa. A tratti lirico, per molti versi spassoso, la giornata tipo di Puffo si snoda tra "appuntamenti fissi" - mangiare, ronfare, farsi le unghie nei posti più impensati - e momenti in cui si concentra nel suo passatempo preferito: studiare i bipedi."
La devianza, il disagio e il bullismo attualmente hanno assunto le caratteristiche di una vera emergenza sociale. Com'è stato possibile tutto questo? Come si può spiegare il fatto che, a uno sviluppo tecnologico e comunicativo come quello che stiamo vivendo, non ha fatto seguito un progresso sociale altrettanto importante? Partendo dall'analisi delle diverse esperienze sul campo, gli autori del volume delineano non solo una "storiografia" del bullismo, ma interpretano il fenomeno in chiave moderna, cercando di dare una risposta esaustiva al problema. Il libro propone dieci storie concrete e dieci possibili interventi per la promozione del benessere scolastico attraverso metodologie didattiche di gestione e conduzione dei gruppi. Il saggio, di agile lettura, adatto per gli insegnanti, le scuole, gli operatori sociali (educatori, psicologi e formatori), i genitori e gli stessi ragazzi, si completa con una serie di racconti che illustrano il "bullo" da vicino e diverse illustrazioni - di Emanuele Musiu - che rendono più giovanile la fruizione del testo.
Per anni i sardi sono stati privati dei capolavori del loro cinema. Elementi costitutivi dell'identità culturale e artistica, specchio fedele dei cambiamenti sociali e politici della Sardegna, come le opere di Costantin Costa-Marras e Michael Zimino, le interpretazioni indimenticabili di Leonardo di Cabras, Russell Crobu e Alain Delogu, erano da tempo immemore introvabili. Ora sono nuovamente disponibili: dal romantico e stucchevole "Lollove story" alle garrule commedie "Capretti woman" e "Straziami ma di orbaci saziami", dal filone d'impegno civile "La classe operaia va in Costa Paradiso" al western "Lo chiamavano Trinità d'Agultu". Una spassosa scorribanda tra titoli, attori e altro ancora.
Le grandi sciagure a volte hanno enormi meriti storici. È il caso di Pompei, che dalla immane eruzione del Vesuvio fu trasformata in una miniera di informazioni e testimonianze inestimabili. E così è stato anche per l'abolizione dei contributi regionali all'editoria: un enorme catalogo di romanzi e saggi sardeschi, destinato a essere pubblicato alla spicciolata per finire poi dimenticato nei magazzini dell'assessorato o in tristissimi pacchi dono natalizi, fu congelato un istante prima della stampa. Quei libri li abbiamo ritrovati così, tutti insieme, dimenticati: un corpus unico, omogeneo, che nell'arco di 100 titoli descrive la parabola della nouvelle-nouvelle vague della narrativa isolana. Ci restano i titoli e le sinossi, indizi sufficienti per intravedere almeno il bagliore di opere come Pirri Calzelunghe e Il libro della giunta, e per rimpiangere il lascito di autori come Italo Calvisi e Thomas Mannu.
"Antichi mestieri e saperi di Sardegna" è una summa di testi e immagini in cui sono trattati i temi del mondo pastorale, i mestieri della terra, quelli connessi al mare, alla ceramica, alla lavorazione della pietra, del legno, dei metalli e gioielli, della tessitura, alle tematiche del mondo della cultura, del cibo, della medicina popolare, dei piccoli mestieri scomparsi. Un percorso esaustivo, ricco di curiosità e spunti, che illustra il mondo del sapere dei sardi, in gran parte perduto, e quello che faticosamente si cerca di preservare. Con un ricco apparato iconografico il volume ripercorre la storia di quelle arti, di quei mestieri e di quei lasciati culturali che ancora oggi fondano la società sarda.
In un periodo travagliato come quello della Controriforma in Europa si apre anche per la Sardegna una nuova epoca in cui la Chiesa, le gerarchie, il basso clero, nonché i funzionari del Regno, si trovano impegnati in una sfida che porterà grandi cambiamenti nei costumi e nella società isolana. All'indomani del "tornado" luterano, la Sardegna si trova in un grave stato di abbandono, nonostante la politica dello splendore di Carlo V e di Filippo II: carestie, assalti barbareschi, pestilenze, un quadro fosco e privo di prospettive. In questo quadro di degrado anche la Chiesa subisce ampi contraccolpi che la portano a reinventare una sorta di "evangelizzazione" di quei territori che gradualmente si stavano allontanando dall'obbedienza romana. In base ai dati disponibili e agli studi su documenti coevi, l'autrice delinea in modo divulgativo e affascinante una vicenda per lo più sconosciuta, componendo un quadro dell'epoca per molti versi ignoto e ancora da approfondire.
Ávila 1492. Il medico ebreo Yacob, uomo facoltoso e potente, piuttosto che rinnegare la sua fede e i propri antenati, decide di seguire la sorte di tutti i giudei e, in base al decreto d'espulsione del re di Castiglia, imbarca la sua famiglia per un destino incerto. Venezia, 1501. Sono passati diversi anni, e di quello che un tempo era un personaggio riverito e temuto rimane ben poco: Yacob Davila si arrangia con mille mestieri, in questo aiutato dalla moglie Ester e dal figlio Jucef. Ma la sorte - che già li ha privati della patria, facendoli approdare laddove, nonostante la parvenza di tolleranza, l.odio verso gli ebrei è forte - rimane in agguato. Sarà Jucef, oramai adulto, a dover sostenere il peso della famiglia, divenendo protagonista di mille avventure che lo porteranno a combattere contro i turchi e, soprattutto, contro i pregiudizi dei veneziani. Più di tutto però potrà il sentimento, impossibile e difficile, che legherà il giovane giudeo e la nobile Anna Paola Gradenigo. Un amore esaltante, capace di andare oltre le paure e i preconcetti, unendo due destini in un intreccio narrativo ricco di colpi di scena.
Anni Cinquanta del Novecento. I Cormons sono giunti in Sicilia dal settentrione italiano. Il capofamiglia, professor Adamo, comunista e bisbetico, la moglie Adriana, casalinga con l.incarico del bilancio domestico, zia Concetta, nubile e dispotica, nonno Crocellà-Sagone, di antica e blasonata discendenza, ma privo di sostanze. Infine Paolo, l'amato e diligente figlio del professore, istruito ed educato, che incarna la speranza di riscatto di tutta la famiglia. Sarà proprio lui, sullo sfondo della Catania del dopoguerra e in parte ancora ferita dai bombardamenti degli Alleati, a divenire protagonista di una storia dove i personaggi, gli avvenimenti, le emozioni si intrecciano in modo delicato e indissolubile, aprendo uno squarcio sulla società dell'epoca, sui sogni dei giovani, sulle malinconie degli anziani, su un mondo che ora non c'è più. Un romanzo in cui il passato ingombrante e a volte beffardo ritorna sempre a chiedere il conto, e dove una suggestione d'infanzia, in forma di una prima vera amicizia, condizionerà la vita del protagonista.
La storia della narrazione è la storia dell'uomo, perché l'uomo non può fare a meno delle storie. Esse nutrono il suo immaginario, gli permettono di rappresentare e analizzare i rapporti con gli altri e di risolvere i propri conflitti interiori. Attraverso le storie possiamo conoscere meglio noi stessi e gli altri, trasmettere informazioni, ricordare insegnamenti fondamentali. "La storia delle storie" non è solo un saggio sulla narrazione, ma in qualche misura un vero manuale di scrittura creativa, poiché tratta della "chimica delle storie". Ma soprattutto è il racconto appassionato e divertito di come nasce e si sviluppa l'arte del narrare, in ogni sua forma. Tratta di narrazione scritta e orale, soffermandosi non solo sulla letteratura ma anche sul cinema, sul teatro, il fumetto e i videogames. Il lettore percorre così un itinerario ricco di curiosità e sorprese, attraverso millenni di storie di ogni genere, perché il modo migliore, per parlare delle storie, è raccontarle. Scritto con un stile volutamente colloquiale, con brani e citazioni dalle opere di riferimento, con attento corredo di note e indicazioni bibliografiche, questo saggio si rivolge a un pubblico trasversale e può fungere da efficace sussidio anche in laboratori e seminari di scrittura.
1943, provincia di Siracusa. In un cortile che sa di miseria e semplicità un fatto drammatico determina per sempre i destini di Jano e Caterina. Il loro sogno d'amore, nato all'indomani dello sbarco degli alleati in Sicilia, reso difficile e irto d'ostacoli dai disastri causati dalla guerra, cresce e matura nonostante gli eventi storici che li vedono protagonisti. Trascinati prima nel vortice delle vicende belliche, perseguitati da un dolore antico che si perpetua nei loro animi, Jano e Caterina affronteranno gli anni delle rivolte contadine, dell'avvento del comunismo, delle battaglie per le libertà individuali, degli scontri con la mafia. Attraverseranno momenti difficili, altri in cui la speranza di un vero cambiamento sarà a portata di mano. L'arrivo di due figli, Stefano e Vittoria, il boom economico, il periodo della contestazione, porteranno la famiglia di fronte a una serie di scelte e dilemmi a volte laceranti.
Il nuovo studio di Placido Cherchi si insinua in un terreno molto dibattuto dai sardi, quello della sindrome identitaria, dell'analisi dei fattori etnici che connotano un popolo e il suo sviluppo culturale. Da sempre appassionato e grande ricercatore della tematica, l'autore incanala la sua diagnosi analitica su diversi fronti, in particolare sulla lingua, come veicolo di rivendicazione di una diversità rispetto all'italianità imposta. Ma il metodo di analisi giunge a intersecare altri aspetti, dal punto di vista sociale, antropologico, storico, che permettono una visuale a più ampio raggio e determina una scelta di percorso a volte infido, ma sicuramente proteso a una meta che sfati alcuni dogmi del relativismo contemporaneo e imperante. Placido Cherchi, riconosciuto come uno dei più fini intellettuali contemporanei, attraversa così le varie stagioni dell'identità nazionale sarda passando dalla questione della lingua alla questione della forma mentis, dalla "vergogna di sé" lungamente patita all'"autocoscienza del valore" finalmente ritrovata, in un lucido excursus che getta nuove prospettive sul tema.
Tre giorni prima delle none di settembre del 96 d.C., il princeps peregrinorum Trebonio Macrino, a capo di un ufficio per il controspionaggio creato dall'imperatore Domiziano, è inviato nella cittadina campana di Liternum in compagnia del suo fidato liberto Labieno. Da qualche tempo un misterioso assassino si accanisce contro le prostitute del più famoso lupanare della colonia, lasciando dietro di sé una scia di sangue e orrore. Nel contempo a Roma, negli ambienti senatoriali, affaristici e militari, si trama alle spalle del principe. Tra riunioni segrete e depistaggi, incontri apparentemente fortuiti e intuizioni, Macrino e Labieno cercano disperatamente di venire a capo del problema, immergendosi in una realtà fatta di intrighi, bugie, mistificazioni. Riuscirà Macrino a sbrogliare l'intricata matassa? Quali connessioni esistono tra la vicenda di Liternum e quanto in procinto di accadere a Roma?