Dopo una prima parte dedicata alla ricostruzione delle culture native delle Americhe prima del 1492, Stannard fornisce tutti gli elementi di fatto necessari per capire la dimensione umana della distruzione prodotta su scala continentale dalla violenza e dalla introduzione di malattie mortali. Descrive poi il contesto ideologico e sociale di quelle che furono eufemisticamente chiamate le 'guerre indiane' negli Stati Uniti per interrogarsi infine sul razzismo e sul genocidio come componenti fondamentali e non ancora superate della civiltà euro-americana. All'approfondita ricostruzione storica si accompagna così un'appassionata riflessione che mette nella sua giusta prospettiva più recenti olocausti.
La storia documentata di un falso che rappresenta l'episodio culminante di una lunga storia di rielaborazioni prodotte nella seconda metà dell'Ottocento dalla subcultura dell'antisemitismo russo. Oltre al testo dei Protocolli, il volume presenta una raccolta completa di documenti dell'epoca molti dei quali inediti in italiano che permettono di ricollocare i Protocolli nel variegato mondo dell'antisemitismo russo, forse l'unico ancora oggi realmente vitale.
Il volume si propone di documentare aspetti finora trascurati della storia della repubblica sociale italiana. L'uso critico della fotografia, trattata con lo stesso scrupolo filologico delle altre fonti storiche, introduce a dimensioni taciute e occultate della realtà di quella drammatica fase della storia nazionale. Il 'corpus' fotografica dell'opera, corredato da brevi introduzioni e didascalie, è organizzato in cinque parti a partire dalle condizioni di identificazione delle immagini, ovvero dal punto di vista che esprimono. Si passa dall'immagine ufficiale che volle dare di sé la Repubblica sociale alla documentazione tedesca per finire con le tracce della Rsi che rimasero dopo la sconfitta.
Mafia è uno dei pochissimi lemmi italiani che troverebbe spazio in un ipotetico dizionario della lingua (parlata) universale. Associato ancora adesso a manifestazioni tipiche del nostro Mezzogiorno, esso definisce tuttavia un fenomeno che ha origine in contesti sociali apparentemente molto diversi tra loro - anche Cina, Giappone, Russia - e che travalica i limiti, già per altro assai vasti, della criminalità. La mafia è un vero e proprio sistema di potere che si sviluppa al confine tra lecito e illecito, mescolando elementi propri dell'agire politico-sociale e dell'agire economico.
Mauthausen, Theresienstadt sono nomi che riportano alla memoria gli eccidi nazisti del secondo conflitto mondiale: ma questi luoghi furono anche i centri di raccolta dei 600.000 prigionieri italiani catturati nella guerra del 1915-18, che in quei campi, e in molti altri, vissero e morirono: di essi più di 100.000 non fecero ritorno alle loro case. Il volume fa luce su questo drammatico evento, illustrando la colpevole volontà dello Stato italiano di non evitare quelle morti.
Il libro, in cui non mancano notizie inedite che alcuni leggeranno come rivelazioni sensazionali, è basato sull'analisi dei fondi versati all'Archivio centrale dello Stato dal Ministero dell'interno, opportunamente verificati con quante più fonti possibili. Circostanze avverse, cedimento dinanzi ai ricatti, esaurimento delle spinte ideali, convinzione dell'irrimediabile sconfitta dell'antifascismo, profferte d'impunità: le storie personali danno corpo a una complessa umanità insieme strumento e vittima di un governo poliziesco.
Il libro ricostruisce analiticamente la creazione del mito di Hitler dal 1920 al 1940. Nella seconda parte del libro ricostruisce il crollo del mito dopo il culmine della popolarità raggiunto nel 1940-41, crollo comprensibilmente legato alle vicende della guerra fino alla sconfitta e al disastro finale.
Dalla ricostruzione della cosiddetta "conferenza di Wannsee" del 20 gennaio 1942, dove viene sistematizzata la "soluzione finale", alla descrizione analitica della macchina genocida organizzata dal Terzo Reich con metodi prettamente "scientifici" e industriali che conclude il libro, le vicende del passaggio dall'antisemitismo come ideologia alla pratica dello sterminio vengono ricostruite in modo esauriente ed accessibile.
Il libro tenta di spiegare storicamente come, quando e perché la cultura della scienza occidentale si sviluppò con la strana esclusione di metà del genere umano. Per la maggior parte della sua evoluzione la cultura della scienza non ha solo escluso le donne, ma è stata definita contro di esse e in loro assenza. Non sempre è stato così: per il primo millennio dell'era cristiana le donne godettero di ampia libertà intellettuale. Dunque, secondo Noble, il mondo senza donne fu costruito a partire da questa realtà, attraverso lo sviluppo storico di una cultura clericale che affonda le sue radici nel monachesimo maschile del IV secolo e che divenne nel Medioevo cultura di tutto il clero.