Il disegno e la pittura dei bambini possono rappresentare, di volta in volta o allo stesso tempo, un'espressione della vita emotiva e della personalità, uno strumento per lo sviluppo della creatività e della maturazione e un indice del loro andamento, un mezzo di indagine e di scambio con l'ambiente sociale e per il genitore, l'insegnante e lo psicologo - uno strumento per la comprensione delle, relazioni che si creano o che mancano tra adulto e bambino. In questo libro, diventato subito il testo di riferimento in materia e ora riproposto in una nuova edizione, Anna Oliverio Ferraris analizza disegni e pitture di bambini normali o con ritardo mentale disadattamento, dai primi scarabocchi alle raffigurazioni più complesse in cui compaiono ritratti, prospettive spaziali, sequenze narrative, un uso immaginifico del colore. Ci guida così nell'esplorazione dell'universo infantile, aiutandoci a decifrare, attraverso il segno grafico, gli atteggiamenti che nascono dal rapporto con i genitori, i fratelli, i coetanei, maestri, e poi i timori di fronte alla disgregazione di forme di vita familiari, le carenze e i disagi di chi deve fare i conti con un contesto socioculturale deprivato e con la malattia, o al contrario, il tasso di creatività di chi gode di stimoli e di un ricco mondo interiore.
Che cos'è mai l'abbondanza frugale, oltre a un ossimoro che lega provocatoriamente due opposti, a un'ennesima parola d'ordine suggestiva e impraticabile? Se qualcuno replicasse così alla prospettiva di una convivenza capace di sobrietà non punitiva, verrebbe preso sul serio da Serge Latouche, e contraddetto con ottime ragioni. Agli argomenti di chi dissente da lui e dagli altri, sempre più numerosi, "obiettori'di crescita", il maggior teorico della decrescita dedica questo libro, ormai necessario dopo anni di malintesi, resistenze, travisamenti strumentali, accese controversie. Gli sviluppisti incrollabili, o gli scettici poco inclini a dar credito alle logiche antieconomiche, troveranno qui il repertorio delle loro tesi e delle loro perplessità, smontate una a una. Sarà difficile continuare a sostenere con qualche fondatezza che la decrescita è retrograda, utopica, tecnofoba, patriarcale, pauperista. La crisi devastante che stiamo vivendo la indica invece come l'uscita laterale dalla falsa alternativa tra austerità e rilancio scriteriato dei consumi. Un'abbondanza virtuosa, ci avverte Latouche, è forse l'unica compatibile con una società davvero solidale.
"Da anni" ha dichiarato Julie Otsuka, "volevo raccontare la storia delle migliaia di giovani donne giapponesi - le cosiddette "spose in fotografia" che giunsero in America all'inizio del Novecento. Mi ero imbattuta in tantissime storie interessanti durante la mia ricerca e volevo raccontarle tutte. Capii che non mi occorreva una protagonista. Avrei raccontato la storia dal punto di vita di un "noi" corale, di un intero gruppo di giovani spose". Una voce forte, corale e ipnotica racconta dunque la vita straordinaria di queste donne, partite dal Giappone per andare in sposa agli immigrati giapponesi in America, a cominciare da quel primo, arduo viaggio collettivo attraverso l'oceano. È su quella nave affollata che le giovani, ignare e piene di speranza, si scambiano le fotografie dei mariti sconosciuti, immaginano insieme il futuro incerto in una terra straniera. A quei giorni pieni di trepidazione, seguirà l'arrivo a San Francisco, la prima notte di nozze, il lavoro sfibrante, la lotta per imparare una nuova lingua e capire una nuova cultura, l'esperienza del parto e della maternità, il devastante arrivo della guerra, con l'attacco di Pearl Harbour e la decisione di Franklin D. Roosevelt di considerare i cittadini americani di origine giapponese come potenziali nemici. Fin dalle prime righe, la voce collettiva inventata dall'autrice attira il lettore dentro un vortice di storie fatte di speranza, rimpianto, nostalgia, paura, dolore, fatica, orrore, incertezza, senza mai dargli tregua.
Pubblicato nel 1922, questo libro è il frutto di una ricerca sul terreno condotta nelle isole Trobriand (Papua-Nuova Guinea), presso società di orticoltori che praticavano anche la pesca e l'allevamento di maiali a fini cerimoniali. Centrale nello studio di Malinowski è il sistema di scambi detto Kula ring che si svolgeva - e si svolge ancora - tra una trentina di isole, stabilendo rapporti di partenariato tra individui appartenenti a società diverse. Oggetto dello scambio sono collane e braccialetti privi di utilità pratica, ma carichi di valore simbolico. Il richiamo agli Argonauti dell'Antichità classica nel titolo si riferisce ai viaggi compiuti su canoe decorate che stabiliscono i contatti tra donatori e donatari. Introduzione di Giancarlo M. G. Scoditti.
"La storia del pensiero biologico" di Ernst Mayr è uno di quei libri che da trent'anni gli studiosi di biologia, di storia e di filosofia della scienza tengono nello scaffale più comodo, a portata di mano. Scritto nel momento in cui la cosiddetta "sintesi moderna" dell'evoluzionismo si era definitivamente affermata in campo scientifico, questo lavoro è stato il primo a raccontare la storia della biologia a partire da questa prospettiva. Fu proprio grazie allo zoologo Mayr, con un lavoro pubblicato nel 1942, che la selezione naturale darwiniana potè finalmente liberarsi dai residui essenzialisti e finalisti, e diventare la teoria scientificamente solida e universalmente accettata che oggi conosciamo. La rilettura dei lavori di Darwin operata da Mayr e da altri studiosi in chiave moderna e sperimentale si rivelò la chiave vincente, che permise di venire a capo del "problema dei problemi", ovvero la nascita e la moltiplicazione delle specie viventi e il loro adattamento all'ambiente. Questo percorso non è stato privo di ricadute culturali di ampio respiro, ben oltre i confini della biologia. Mayr più di ogni altro ha messo in luce il valore rivoluzionario della sintesi darwiniana moderna per la cultura novecentesca.
In un momento di crisi verticale, in cui l'intero edificio dell'economia di mercato barcolla, aprendo faglie anche nel relativo modello di scambio sociale, si ripropone con un'impellenza sconosciuta ai teorici del Novecento la questione di ripensare e praticare un'etica diversa da quella mercantile. È la logica del dono, che tradizionalmente si colloca sul versante opposto rispetto all'utile e al profitto. Quale rilievo assoluto avesse nelle società arcaiche lo abbiamo appreso dai classici dell'antropologia. Ma come si configura qui e ora un agire libero, gratuito, disinteressato, rischioso, accogliente, perfino scandaloso nella sua radicalità? L'unico modo per non cadere nella trappola idealizzante di un'antitesi tra egoismo e altruismo, spesso appiattita sulle figure più stereotipate del sacrificio di sé, è riflettere sulle ambivalenze dell'idea di dono, sui paradossi del soggetto donante, e immaginare quale nuova grammatica relazionale possa nascere "oltre la società degli individui". È un compito che affrontano insieme filosofi morali, teoretici e sociali, economisti, teologi e bioeticisti, in un libro corale, punto di approdo delle più avanzate prospettive antiutilitaristiche.
Pubblicato in inglese alla vigilia della Seconda guerra mondiale e subito proposto in traduzione, "L'evoluzione della fisica" dovette aspettare la fine del conflitto per vedere la sua pubblicazione in Italia. Da allora (1948) questo testo non ha più smesso di rappresentare un punto di riferimento obbligato per il concetto stesso di divulgazione scientifica e per la fisica in particolare. Scritto dai protagonisti assoluti della rivoluzione della fisica relativistica e quantistica, ma destinato a un pubblico di non specialisti, il libro è il testo fondativo della moderna divulgazione delle idee, la pietra di paragone di ogni altro libro di fisica, che permette di intuire la straordinaria importanza e il valore rivoluzionario della svolta della fisica del Novecento.
Imperfetta, esigente, fragile. Eppure irrinunciabile, perché non ha rivali se si tratta di garantire la ricerca della felicità individuale, nel rispetto e nella considerazione degli altri. È la democrazia. La respiriamo ogni giorno, fa così parte del nostro paesaggio mentale e del nostro vocabolario di base che avremmo difficoltà a delinearne i connotati, come accade quando qualcosa ci sembra troppo familiare. Probabilmente non andremmo oltre la definizione scolastica, "governo del popolo", senza sospettare che niente è ovvio in quei due concetti, governo e popolo, e che coniugarli comporta premesse e conseguenze di estremo rilievo. Di più: implica che ciascuno di noi assuma un ruolo consapevole e attivo, non si accontenti di delegare chi lo rappresenta.. Per governare una società complessa occorre infatti stabilire principi, regole, finalità, limiti, ma anche educare alla cittadinanza. "Democrazia" significa tutto ciò. Lo spiega benissimo Gherardo Colombo, con la semplice cordialità di chi compie un gesto civile. Maneggiate da lui, le parole dense di una elaborazione secolare - libertà, diritti, doveri,uguaglianza, giustizia - rivelano stretta pertinenza con i modi del vivere insieme, qui e ora, e riservano qualche sorpresa. Alla fine è ancora più chiaro che la democrazia, la si chiami forma di governo o modello organizzativo della società, parla di noi, della nostra sofferta perfettibilità.
Il paranoico spesso è convincente, addirittura carismatico. In lui il delirio non è direttamente riconoscibile. Incapace di sguardo interiore, parte dalla certezza granitica che ogni male vada attribuito agli altri. La sua logica nascosta procede invertendo le cause, senza smarrire però l'apparenza della ragione. Questa follia "lucida" - così la definivano i vecchi manuali di psichiatria - è uno stile di pensiero privo di dimensione morale, ma con una preoccupante contagiosità sociale. Raggiunge infatti un'intensità esplosiva quando fuoriesce dalla patologia individuale e infetta la massa. Al punto da imprimere il proprio marchio sulla storia, dall'olocausto dei nativi americani alla Grande Guerra ai pogrom, dai mostruosi totalitarismi del Novecento alle recenti guerre preventive delle democrazie mature. Finora mancava uno studio d'insieme sulla paranoia collettiva, rimasta terra di nessuno tra le discipline psichiatriche e quelle storiche. Per primo lo psicoanalista Luigi Zoja ricostruisce la dinamica, la perversità e insieme il fascino, l'assurdità ma anche la potenza del contagio psichico pandemico, in un saggio innovativo che attinge a vastissime competenze pluridisciplinari. Improvvisamente, vediamo con occhi diversi eventi che credevamo di conoscere, e comprendiamo quanto i paranoici di successo, Hitler o Stalin, fossero tali per la loro capacità di risvegliare la paranoia dormiente nell'uomo comune...
Totem e tabù - Psicologia delle masse e analisi dell'Io - Dopo i saggi generali sulla psicoanalisi il secondo grande indirizzo di pensiro di Sigmund Freud è stato rivolto alle ricerche antropologiche e sociologiche, la cui prima fioritura sono proprio gli studi poi confluiti nell'importante affresco di "Totem e tabù" (1912-13), fino alle successive analisi dell'"anima della massa" (1921). In questi scritti Freud dimostra in modo definitivo la fecondità della teoria psicoanalitica applicata anche a sfere effettivamente lontanissime dal suo terreno d'origine. Dal concetto di sacro {totem) a quello di proibito (tabù) fino alle motivazioni profonde che inducono gli individui a comportarsi nella massa in modo diverso da come si comporterebbero isolatamente. In questo volume sono raccolti i due testi principi di questo importante filone di opere.
L'evoluzione della mente - Lo studio della mente umana, del suo sviluppo e della sua origine, ha portato alla formulazione di un gran numero di teorie. Da dove provengono le facoltà superiori del nostro pensiero se ci siamo evoluti da progenitori condivisi con le grandi scimmie? Com'è avvenuto il salto? Due grandi scuole si contendono il campo: le teorie unitarie, che considerano la mente come una struttura architettonicamente coerente che si sarebbe evoluta nel tempo e gradualmente; e le teorie modulari, che cercano nella mente strutture articolate, adattate ciascuna a esigenze specifiche, tra loro relativamente indipendenti. Merlin Donald propone una via di mezzo, a partire dagli scritti di Darwin, per finire con i più recenti dati delle scienze cognitive. Una via "sociale", per comprendere chi siamo davvero.
Rielaborato e meditato per quasi vent'anni nella quiete della campagna inglese, alla sua pubblicazione, nel 1859, questo capolavoro della letteratura moderna ha cambiato per sempre il nostro modo di vedere il mondo, segnando da allora un "prima" e un "dopo". La teoria della selezione naturale, proposta in queste pagine, è alla base della moderna biologia evoluzionistica, ma da molti decenni ormai è entrata a far parte del nostro bagaglio culturale più ampio, ben al di là del suo merito scientifico. E, come per tutti i classici, la sua attualità non tramonta e continua a stupire. Prefazione di Luca e Francesco Cavalli Sforza. Introduzione di Giuseppe Montalenti.