Sardoni e frattaglie. Tutte le sere al tramonto, puntuale come un orologio, o come il sole, un gabbiano bianco cala ai piedi di un pino, dentro un giardino, vicino a una casa, dove un uomo - e il suo cane - lo aspettano. Lui si chiama Gali Gali, anzi, saranno gli altri a chiamarlo così; l'uomo - e il suo cane, Zivil - passano la serata con lui, gli offrono buon cibo, e lui qualche volta si ferma a dormire col cane, dentro la sua cuccia. È così semplice l'amicizia, a volte. Gali Gali è un gabbiano reale, leggero come una piuma e rapido come una freccia. Volare è la sua passione e il suo gioco. È altero e sprezzante, anche, e considera con distacco i volgari gabbiani grigi che invece di divertirsi a volare alto frugano nei rifiuti alla perenne ricerca di cibo. Se si è diversi non bisogna mescolarsi mai; così dicono del resto anche gli uomini. Ma poi un giorno Gali Gali, trascinato in un altrove ignoto dalla furia di una tempesta, incontra una gabbiana grigia. Finalmente la guarda, e la vede. E scopre che non è poi così diversa da lui. O forse è solo una storia, e dunque non è sicuro che sia vera. Come succede con tutte le storie, del resto. Se Jonathan Livingston è il gabbiano puro e idealista, se la buffa gabbianella di Sepulveda è figlia naturale di un branco di gatti, ecco qui un pennuto diverso, umano, si direbbe, nelle sue contraddizioni: desideroso di legami e insieme remoto, innamorato del volo ma pronto ad amare sulla terra. Isole, acque, cieli del Quarnaro prendono vita nel primo racconto illustrato di Claudio Magris, affidato agli appunti in acquerello di Alessandro Sanna.
Nel 1841 Schopenhauer riunisce sotto il titolo «I due problemi fondamentali dell'etica» due trattati: «Sulla libertà del volere umano» e «Sul fondamento della morale». Nel primo l'autore nega il libero arbitrio. Ogni vivente ha una sua natura, che è attiva; può fare quello che vuole, e perciò si ritiene libero, ma non può volere se non quello che la combinazione dei motivi e delle circostanze gli suggerisce. Nel secondo trattato individua come fondamento dell'etica la rottura del 'principium individuationis' che relega l'uomo nell'egoismo; l'unico antidoto all'egoismo è la compassione, che neutralizza l'istinto a servirsi degli altri come mezzo per il raggiungimento dei propri fini e che fa rispecchiare negli altri ("Tat twam asi" = questo sei tu).
Il libro raccoglie in un solo volume con testo a fronte le opere fondamentali di Denis Diderot, articolando insieme gli scritti filosofici e le grandi opere letterarie. La prima parte contiene le Opere filosofiche; la seconda i Romanzi e i racconti. Il criterio di ordinamento dei testi è cronologico all'interno di ciascuna parte: nella prima si spazia dalle prime opere filosofiche degli anni quaranta del XVIII secolo, contemporanee dell'Encyclopédie (1751), fino agli scritti della maturità e ai lavori postumi. Nella seconda parte troviamo le prime prove letterarie e libertine giovanili, come I Gioielli indiscreti (1747), fino ai grandi romanzi «critici» e «distruttori» degli anni 1770-1780 (La Religiosa, Il Nipote di Rameau, Jacques il fatalista e il suo padrone).
Gianni Canova tocca uno dei nervi scoperti del dibattito culturale in Italia, senza sconti per nessuno dei soggetti coinvolti: L'Italia del XXI secolo è diventato un paese culturalmente anoressico: dopo il neorealismo dell'immediato dopo-guerra mancano riferimenti culturali riconosciuti a livello internazionale e un paesaggio di consumo culturale degno di un paese sviluppato. Mentre l'intellettuale progressista-elitarista si gongola tra i suoi idoli (denaro, mostre e popolarità), l'unica vera rivoluzione culturale del XX secolo sembra rimasta quella del cinema. La domanda di fondo del saggio rimane: è possibile rianimare o costruire una nuova democrazia culturale nel Belpaese?
Una madre e la figlia smarrite misteriosamente su un'isola; una donna che torna in Polonia dopo decenni per aiutare il suo primo amore a morire; la sorella di Chopin che porta il suo cuore da Parigi a Varsavia per seppellirlo a casa; un anatomista olandese che scopre il tendine di Achille dissezionando la propria gamba amputata; la storia di Soliman, rapito bambino dalla Nigeria e portato alla corte d'Austria come mascotte, infine, alla morte, impagliato e messo in mostra; un popolo di nomadi slavi che conducono una vita itinerante, contando sulla gentilezza altrui, come i dervisci, gli yogi e i monaci buddisti. Storie apparentemente sconnesse, legate tra loro da un uso naturale della lingua e dal senso di sradicamento che ci accomuna in quanto esseri umani. «La fluidità, la mobilità, l'illusione: sono queste le qualità che ci rendono civilizzati. I barbari non viaggiano. Vanno semplicemente a destinazione o fanno razzie». In un tempo in cui i grandi spostamenti di popoli diventano tratte crudeli, oggetto di furibondi scontri politici, il richiamo al nomadismo naturale dell'essere umano si trasforma in un messaggio di profonda attualità.
Con una voce insieme tenera e piena di rabbia, "Il testamento di Maria" racconta la storia della Vergine, la storia di un evento sconvolgente che ha portato a un grande dolore. Per Maria, Gesù è un figlio perduto. E ora che, anziana, vive in esilio e nella paura, cerca di mettere insieme i ricordi dei fatti che hanno portato alla sua fine. Per lei Gesù era una persona vulnerabile, da proteggere, circondato da uomini che non le ispiravano alcuna fiducia. Da lontano ha assistito al suo "successo", fino al capovolgimento degli eventi: i giorni del processo e della passione. Quando la sua vita comincia ad acquisire la risonanza del mito, Maria decide di rompere il silenzio che circonda l'accaduto. Nel suo sforzo di dire la verità in tutta la sua complessità, emerge la sua statura morale, insieme a tutta la sua umanità di madre.
Una panne di motore - un aviatore scende dal cielo in pieno deserto: sabbia, solitudine, e, sopra il suo capo, le stelle... Ma, a un tratto, una voce : «Mi disegni, per favore, una pecora?». Di dove viene? Chi parla? Cosa significa quella strana domanda? È un minuscolo ragazzo, il Piccolo Principe, che vaga per gli spazi; è il più meraviglioso, impensato e umano compagno; la più deliziosa creatura che spirito di poeta abbia inventato. E chi narra la sua storia è il pilota poeta, il cantore delle nuove gesta dell'uomo nel cielo, che, con inimitabile grazia di poesia, ha, tra una guerra e l'altra, dato nei suoi libri alla Francia una serie di opere indimenticabili. "Il Piccolo Principe" è un capolavoro della letteratura infantile, che, come i suoi grandi predecessori, da Peter Pan a Pinocchio, dai Racconti delle Fate di Perrault, dalle Fiabe di Andersen ai Racconti Popolari dei fratelli Grimm e ad Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll, si rivolge a piccoli e a grandi, e sa trovare un linguaggio immortale. Età di lettura: da 8 anni.
Si narra che la Sibilla, adirata contro le fate che ballavano con i pastori, avrebbe scagliato loro le pietre che divennero poi il paese di Arquata: pietre destinate a rotolare drammaticamente di nuovo, durante il terremoto. Le sorelle Nadia e Olga si sentono a casa proprio qui, in questa terra che si muove, e che scendendo dai Sibillini verso il mare si fa campagna. Qui il loro papà ha trascorso la vita lavorando la terra, per questo ancora oggi la famiglia viene trattata con rispetto. Ma adesso tutto è cambiato. L'amore e il lavoro le hanno portate lontano, i figli sono cittadini del mondo. La gente vuole fragole e susine anche a gennaio. È una nuova stagione. E, per loro, è tempo di separarsi dalla terra. Inizia per le sorelle un viaggio a ritroso, nella memoria, e uno reale, attraverso gli incredibili colloqui con i possibili acquirenti del terreno, ex mezzadri arricchiti o emissari di multinazionali della frutta; tutti maschi, tutti ambigui, tutti apparentemente incapaci di capire quanto male facciano le radici, quando bisogna tagliarle.
Ultima settimana del novembre 1327. Il novizio Adso da Melk accompagna in un'abbazia dell'alta Italia frate Guglielmo da Baskerville, incaricato di una sottile e imprecisa missione diplomatica. Ex inquisitore, amico di Guglielmo di Occam e di Marsilio da Padova, frate Guglielmo si trova a dover dipanare una serie di misteriosi delitti (sette in sette giorni, perpetrati nel chiuso della cinta abbaziale) che insanguinano una biblioteca labirintica e inaccessibile. Per risolvere il caso, Guglielmo dovrà decifrare indizi di ogni genere, dal comportamento dei santi a quello degli eretici, dalle scritture negromantiche al linguaggio delle erbe, da manoscritti in lingue ignote alle mosse diplomatiche degli uomini di potere. La soluzione arriverà, forse troppo tardi, in termini di giorni, forse troppo presto, in termini di secoli.
"Per me non è tanto importante che tu scriva quello che ti ho raccontato, ma che andando via ti volti a guardare la mia casetta, e non una ma due volte". Così si è rivolta a Svetlana Aleksievic, congedandosi da lei, una contadina bielorussa. La speranza di avere affidato il racconto della propria vita a qualcuno capace di vero ascolto non poteva essere meglio riposta. Far raccontare a donne e uomini, protagonisti, vittime e carnefici, il dramma corale delle "piccole persone" coinvolte dalla Grande Utopia comunista è il cuore del lavoro letterario dell'autrice e questo libro, sullo sfondo della grande tragedia collettiva legata al crollo dell'Unione Sovietica e della tormentosa e problematica nascita di una nuova Russia, costituisce il coronamento ideale di un lavoro di trent'anni. Qui sono decine i protagonisti-narratori che raccontano cos'è stata l'epocale svolta tuttora in atto: contadini, operai, studenti, intellettuali, nonché misconosciuti eroi sovietici i quali non sanno rassegnarsi al tramonto degli ideali e a un'esistenza che esclude i deboli e gli ultimi. È uno spaccato della tramontata civiltà sovietica, quasi un'enciclopedia dei sogni dell'uomo rosso, fecondata dal dono che ha l'autrice di saper penetrare l'anima di coloro che hanno vissuto quell'epoca anche esaltante e stentano oggi ad adattarsi a un "tempo di seconda mano".
L'autrice mette a nudo e indaga i momenti cruciali della sua esperienza di poeta e di donna in una sorta di diario che visita gli affetti familiari e gli amori, la follia e la reclusione maniacale, la propria vocazione poetica. Completano il volume quattro conversazioni con la poetessa, ulteriori confessioni-rivelazioni sul suo dettato poetico.
In un mondo alluvionato da informazioni irrilevanti, la lucidità è potere. La censura non opera bloccando il flusso di informazioni, ma inondando le persone di disinformazione e distrazioni. "21 lezioni per il XXI secolo" si fa largo in queste acque torbide e affronta alcune delle questioni più urgenti dell'agenda globale contemporanea. Perché la democrazia liberale è in crisi? Dio è tornato? Sta per scoppiare una nuova guerra mondiale? Che cosa significa l'ascesa di Donald Trump? Che cosa si può fare per contrastare l'epidemia di notizie false? Quali civiltà domineranno il pianeta: l'Occidente, la Cina, l'islam? L'Europa deve tenere le porte aperte ai migranti? Il nazionalismo può risolvere i problemi causati dalla disuguaglianza e dai cambiamenti climatici? In che modo potremo difenderci dal terrorismo? Che cosa dobbiamo insegnare ai nostri figli? Miliardi di noi possono a stento permettersi il lusso di approfondire queste domande, perché siamo pressati da ben altre urgenze: lavorare, prenderci cura dei figli o dare assistenza ai genitori anziani. Purtroppo la storia non fa sconti. Se il futuro dell'umanità viene deciso in vostra assenza, poiché siete troppo occupati a dar da mangiare e a vestire i vostri figli, voi e loro ne subirete comunque le conseguenze. Certo è parecchio ingiusto; ma chi ha mai detto che la storia è giusta? Un libro non può dare alla gente né cibo né vestiti, ma può fare e offrire un po' di chiarezza, contribuendo ad appianare le differenze nel gioco globale. Se questo libro servirà ad aggiungere al dibattito sul futuro della nostra specie anche solo un ristretto gruppo di persone, allora avrà raggiunto il suo scopo.