Il Pervigilium Veneris, un componimento adespoto e non datato in 93 settenari trocaici, descrive la veglia di una festa religiosa, che si terrà in Sicilia, a Ibla, in onore di Venere, la dea che promuove l'amore concorde e della quale si tessono gli elogi. Il carme si apre con l'esaltazione della primavera e dell'amore e il poeta, con soave abbandono, canta le gioie della primavera congiunte con le gioie dell'amore: il verso che proclama l'imminenza e l'universalità dell'amore, cras amet qui numquam amauit quique amauit cras amet, apre e sigilla il carme, scandendo anche le dieci strofe che segnano i tempi del rito e del mito; ma nella chiusa il poeta, con malinconica sensibilità, oppone alle immagini di amore totalizzante la propria condizione di persona esclusa, negata alle feste dell'amore e del canto, che non sa farsi rondine e recuperare la gioia del canto. Con sottile malinconia, che lo rende incredibilmente attuale, si chiede quando verrà per lui 'primavera', quando potrà anche lui porre fine al suo silenzio. Il carme, in cui si mescolano temi popolari ed erudizione letteraria, elementi linguistici del sermo vulgaris e preziosismi lessicali, è stato attribuito agli autori più diversi, da Catullo (I sec. a. C.) a Lussorio (VI sec. d. C.): forse nessuna opera, alla ricerca del suo autore, ha mai oscillato per sette secoli. Del Pervigilium Veneris si fornisce qui l'edizione critica con introduzione, traduzione e commento.
"Poesia e nient'altro" è la prima antologia in italiano interamente dedicata alla produzione lirica del poeta portoghese Rui Knopfli, nato in Mozambico nel 1932 e morto a Lisbona nel 1997. Una scelta paradigmatica di composizioni, da "O país dos outros" (1959) a "O monhé das Cobras" (1997), che traccia il suo originale percorso lirico, teso tra modelli europei e orizzonti africani, difficilmente inquadrabile entro i parametri delle correnti letterarie canoniche. L'antologia propone i grandi temi affrontati nell'intera produzione del poeta, in toni sempre controllati, densi, spesso sarcastici, e in uno stile sobrio e formalmente curato: la memoria, il tempo, i luoghi, i personaggi e i miti; la riflessione sul soggetto individuale e il soggetto collettivo, nonché sul fare poetico stesso.