Con la matematica si può (o forse si deve) giocare. Così è stato fine dai tempi antichi, e lo dimostrano reperti dell’antico Egitto, ma anche testimonianze che ci sono pervenute dalla Grecia arcaica e dal mondo indiano. Guido Trombetti, Rettore dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, è una figura insolita per il mondo matematico. A differenza di molti colleghi, ha scelto di divulgare la matematica in modo semplice e chiaro, ma soprattutto divertente, e propone qui un’avvincente serie di giochi suddivisa in tre parti: una prima serie di 54 giochi veri e propri, risolti in un’appendice finale, è collocata all’interno di tredici brevi racconti; una seconda sezione del libro è costituita da sei articoli che includono 14 problemi incentrati sul tema matematico che lo stesso enigma introduce; infine, la terza parte è dedicata alla matematica dei giochi, ovvero a quegli strumenti combinatori e probabilistici che sono alla base di giochi diffusi come il lotto, il superenalotto e il poker.
La matematica, forse più di qualsiasi altra attività, si presta ai giochi che richiedono strategia, astuzia, immaginazione. Una punta di malizia, un tocco di logica e una manciata di perseveranza costituiscono la migliore ricetta per affrontare un gioco matematico. Non si richiede la conoscenza di linguaggi e teorie matematiche particolarmente impegnative. L'enunciato è intrigante, sorprende e pone una sfida a colui che lo legge, suscitando la curiosità e la voglia di saperne di più. La stessa soluzione diverte e persino, a volte, stupisce per la sua semplicità.
Il proposito del volume è duplice. Da un lato si riconosce che non è più possibile guardare alla scienza partendo da un punto di vista privilegiato. Dall'altro si è cercato di delineare una proposta di sintesi che, nel pieno riconoscimento delle differenze afferenti a ciascuna disciplina, offra un mosaico delle varie identità. Per realizzare questo duplice obiettivo si è pensato di affrontare la storia della scienza cambiando decisamente la disposizione tradizionale. Invece di stabilire una cronaca universale delle principali scoperte, teorie ed autori, si è deciso di isolare alcuni fattori materiali e ideologici che hanno profondamente segnato la scienza, consentendole di assurgere oggi a sapere dominante della cultura occidentale.
Konrad Lorenz è stato il fondatore dell'etologia. Scienziato eminente, insieme al suo amico e collaboratore Niko Timergen, ha avuto il merito di formulare una definizione rigorosa, anche se oggi un po' superata, dell'istinto, e si è trasformato, nel corso del tempo, in un ecologista che ammoniva gli uomini a rendersi conto dei propri peccati capitali di lesa natura, al fine di superare quell'emergenza ambientale che minaccia non solo gli animali, ma la nostra stessa specie. Ha inoltre contribuito ad accrescere la sensibilità verso i nostri piccoli e grandi compagni di viaggio sul pianeta, divulgando tutte le loro straordinarie abitudini di vita.
E' possibile ridurre una teoria scientifica a un'altra teoria scientifica o, più in generale, una scienza a un'altra scienza, per esempio la biologia alla chimica, o la chimica alla fisica? E' possibile spiegare compiutamente la stratificazione del reale in più livelli - particelle, atomi, molecole, cellule, organismi viventi pluricellulari, sistemi sociali - deducendo le leggi dei livelli più complessi da quelli dei livelli più semplici? Quanto problematiche siano le risposte a queste domande lo attestano le categorie interpretative, come quelle di "riduzione","sopravvivenza", "emergenza" e "olismo", discusse da scienziati e filosofi nel corso del Novecento con il fine di analizzare significato e limiti del riduzionismo.
Questo libro è un'analisi del modo in cui noi veniamo a conoscenza del mondo e lo descriviamo. Nelle sue pagine vengono esaminati un'abitudine, un pregiudizio e una constatazione. Ecco l'abitudine: gli esseri umani tendono a descrivere il proprio ambiente dicendo che esso è formato da cose corporee. D'altra parte, le descrizioni di questo tipo sono possibili solo in quanto possiamo usare un linguaggio fatto di fonemi, parole, gesti ecc. E qui si innesta il pregiudizio. Esso consiste nel credere che il linguaggio sia un veicolo grazie al quale si catturano idee e significati. La constatazione è, infine, la sensazione che abbiamo nell'esplorare l'ambiente e le descrizioni di quest'ultimo.