Sono raccolti in questo libro, sotto l'epigrafe degli accidents passagers per la cura di Eleonora Pinzuti, gli interventi che hanno costellato le giornate fiorentine dedicate a Marguerite Yourcenar. Quel che ne è scaturito, grazie ai traguardi raggiunti da esperimenti critici e metodologici diversi e al contributo di scuole e letture significative, è un tracciato ricco e variegato di stimoli e di riflessioni. Dalle analisi sul giovanile Alexis, fino alla trilogia incompiuta de Le labyrinthe du monde, si ripercorrono in questi lavori i sentieri intricati della vita e della scrittura, la cernita delle fonti e i nascondimenti dell'autrice, gli ipotesti e gli intertesti di una scrittura dal timbro classico e dal contenuto modernissimo, in un volume che ha il pregio della complessità del varius multiplox multiformis inciso sulle monete. Ad emergerne è allora il ritratto a mosaico della stessa Yourcenar, che, attraverso analisi riattualizzanti, torna a interrogarci sulle questioni che le erano care: il senso dell'umano e della storia, il continuo dialogo con gli autori, la profonda convinzione nella letteratura come forma d'eternità propria all'umano poiché, come scrive in una lirica ne Les Charitcs d'Alcippe, "Tout ce qui dure est passager".
La collana "Chi siamo" - fondata e diretta per ventisette anni da Dario Sabbatucci -, lasciando alle scienze naturali l'"uomo naturale", ha voluto fare dell'"uomo culturale" l'oggetto delle proprie indagini. Indagini che privilegeranno quel metodo storico-comparato già originalmente perseguito da Raffaele Pettazzoni, Ernesto De Martino e Angelo Brelich. Venuto a mancare l'ideatore e promotore della collana nel 2002, la nuova serie si impegna a portare avanti gli intendimenti euristici di Dario Sabbatucci e dei Maestri sopra ricordati. Saranno pertanto ospitati nella collana quanti - autori affermati o giovani studiosi - intendano contribuire originalmente ad una lettura storico-comparata dei vari orizzonti culturali.
La funzione di questo testo risiede nell'analisi comparativa che sviluppa fra i diversi trainings proposti. I tre paesi analizzati (Stati Uniti, Inghilterra e Italia) esprimono visioni del futuro attore alquanto dissimili. Al giovane che intenda accostarsi a questa professione spetta il compito di comprendere fin dall'inizio del suo viaggio verso il palcoscenico (o il set) quale sia la linea espressiva che sente maggiormente in sintonia con la propria identità. Pur rimanendo Stanislavskij il perno di qualunque scuola di teatro (anche di quelle che si muovono in antitesi al pensiero del maestro russo) nel secondo Novecento sono nate forme di training che hanno acquisito nella propria struttura la consapevolezza dell'avvenuta mutazione di questa antica professione.