Il nome di Jerzy Grotowski è noto in tutto il mondo, ma a questa fama non corrisponde una vera conoscenza delle sue opere. Una lacuna sostanziale è quella che riguarda il Workcenter da lui fondato in Italia nel 1986 e infine affidato a Thomas Richards. Nel progetto triennale 2003-2006, intitolato Tracing Roads Across, questa ultima "opera" di Grotowski si è fatta conoscere più in profondità in diversi paesi. Il Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards ha voluto così rendere disponibili a studiosi e studenti, operatori teatrali e culturali sia una serie di documenti sull'attuale stato dei lavori, sia alcuni testi di Grotowski che, soprattutto se considerati sullo sfondo delle attività in corso, conservano una bruciante attualità, sia infine una scelta di testimonianze di studiosi e artisti che colgono l'impatto del Workcenter nel quadro della cultura non solo teatrale di questi anni.
Nietzsche ci insegna che la verità è una illusione. È un gesto critico eversivo, estremo, che colpisce le fondamentali figure della filosofia, che smaschera il gioco di finzioni che ne sostiene il discorso e le pretese. Ma nel momento in cui egli vuole sbarazzarsi della figura del soggetto, forse la più emblematica dall'età moderna a oggi, si ritrova catturato dalla trama del linguaggio filosofico, e costretto a condurre contro di esso una irriducibile lotta. In questo libro vengono ricostruite le tappe e le scansioni di questa lotta, dalla seducente ma ingannevole liquidazione del soggetto - che "non è altro che una finzione" - alla necessaria ricomparsa di questa finzione, e proprio sulla scena dello "Zarathustra", libro che si sforza di decretarne il definitivo superamento. Il soggetto è una illusione, ma una illusione necessaria; come se, nonostante le prese di distanza di Nietzsche e le sue messe all'indice, nel luogo illusorio della soggettività il pensiero non potesse non abitare.
"Scritti dal Teatro Tascabile" è un libro non progettato dal suo autore, scomparso due anni fa. Ha questo titolo perché il teatro che Renzo Vescovi ha costruito è stato insieme la sua opera principale e il punto di vista da cui ha guardato il mondo e il teatro. Racchiude scritti su argomenti diversi, dalla cultura teatrale tradizionale indiana, di cui Vescovi era un grande esperto, al teatro di gruppo degli anni Settanta, di cui il suo teatro ha fatto parte; da riflessioni teoriche sull'arte dell'attore a ricordi autobiografici. Eppure, nonostante la diversità dei temi, è un libro che fa riflettere: testimonia la vita teatrale di un mondo ricco e in parte sommerso, il teatro di ricerca degli anni Settanta; ci permette di pensare i rapporti teatrali tra Oriente e Occidente in una prospettiva di ricerca teatrale. È dunque un libro certamente a posteriori, con tutta la discontinuità di un'opera non costruita dal suo autore. Ma è capace di porci domande. Il Teatro Tascabile di Bergamo è stato ri-fondato da Renzo Vescovi nel 1972, sulle fondamenta di un teatro semi-professionista a cui aveva collaborato sia come attore che come regista. È un teatro specializzato in teatro-danza indiano, in teatro di strada, in canto popolare e in altre specialità, dal flamenco all'opera classica cinese, dall'acrobatica alle tecniche dei clown. Ed è un teatro che costruisce rigorosi spettacoli al chiuso, per un gruppo limitato di spettatori...